Il mondo degli MMO survival è senza dubbio affascinante, e mette in mostra alcune delle particolari emozioni che le esperienze videoludiche possono portare al di là dello schermo. Parliamo di ambienti ostili, dov’è necessario sopravvivere e applicare le nozioni di ogni specifico contesto per avere la meglio, collaborando con altri giocatori o dando inizio a scontri all’ultimo sangue. Si tratta di un sistema ludico non facilmente implementabile, che per essere divertente e duraturo ha bisogno di una particolare maestria in fase di sviluppo. Fra le nuove leve di questo genere, ultimamente in declino con l’avvicinarsi della prossima generazione videoludica, spicca il recente Population Zero.
Nel calderone troviamo una grafica alquanto colorata e simile a No Man’s Sky senza dubbio affascinante, proprio come l’intero mondo di gioco in cui gli utenti si trovano a sopravvivere. Rispondono all’appello anche una marea di contenuti atti ad animare le sessioni di gioco, che sembra possano davvero dire la loro rispetto ai capisaldi del genere. Abbiamo potuto mettere mano su Population Zero prima e dopo il rilascio della sua versione Early Access: vediamo come si è comportato il titolo, con il suo pianeta tutto da esplorare.
In arrivo su un nuovo pianeta
Nel bel mezzo di una giornata tranquilla, un’astronave aliena si schianta sul terreno del New Mexico, portando alla luce un’energia incredibile e facilmente impiegabile da parte della razza umana. A ragion di ciò, degli scienziati avviano il progetto Artemis per raccogliere ulteriore materiale in giro per l’universo, ma il volo non va a buona fine. L’astronave infatti finisce per schiantarsi, ma prima che ciò avvenga alcuni esploratori galattici riescono a utilizzare le scialuppe di salvataggio per atterrare su Keplero. Ecco il destino del protagonista, interpretato ovviamente dal giocatore.
Una volta entrati in-game, subito dopo aver regolato le poche impostazioni grafiche presenti, l’opera lancia immediatamente l’utente nell’azione. Si può scegliere fra vari tipi di sessioni, che cambiano radicalmente il corso dell’esperienza, ed è possibile ad esempio decidere se abilitare il PVP (anche se nelle prime fasi di gioco non è necessario badare particolarmente agli altri giocatori). Le varie sessioni si sbloccano infatti macinando ore su ore, e all’inizio si avrà accesso solamente alla partita basilare.
Sono necessari pochi secondi per immergersi all’interno della caverna dove la navicella è atterrata, prima di iniziare un breve tutorial non particolarmente utile e chiaro. Dopo aver raccolto qualche risorsa, prendendo un po’ di confidenza con il sistema di movimento e quello di combattimento, l’angusta grotta ci condurrà all’enorme mappa di gioco, che vede la sua prima tappa nel lontanissimo campo base. Già a questo punto è facile notare come i conti non tornino particolarmente, in quanto i problemi principali dell’esperienza arrivano a fare capolino già nei primissimi minuti di gioco.
Fra scelte poco consone e bug di ogni genere, il gioco pone una sfida anche a causa delle sue lacune (assieme al suo sistema di sopravvivenza alquanto basilare, ma pienamente funzionante e adatto). Saltare, ad esempio, causa inspiegabilmente un grande ammontare di danni alla salute del giocatore, la quale può essere ripristinata solo dopo aver portato al massimo i valori di fame e sete (in continua decrescita). Il movimento è alquanto legnoso, specie a causa delle schivate poco precise, e il sistema di combattimento corpo a corpo in terza persona fa acqua da tute le parti. Fra hitbox indubbiamente inconsistenti, e una varietà d’approccio inesistente, l’intero comparto ludico necessita una rivisitazione dalle fondamenta.
Population Zero sopravvivrà?
Con una difficoltà di gioco smisurata e per nulla bilanciata, allo stato attuale l’esperienza non si rende particolarmente invitante. I bug sono presenti inoltre presti a partire dal menù, estremamente intricato e pieno di contenuti non tutti ben localizzati, come anche nel mondo di gioco. Per avere a che fare con le varie bestie fameliche non si utilizzano i pochissimi strumenti a disposizione, ma diventa essenziale arrampicarsi in modo da non morire con una manciata di colpi e dover ricominciare dall’inizio, un esempio di come il gameplay sia attualmente bocciato nonostante le ottime premesse.
Trattandosi di una fase in Early Access possiamo per fortuna sperare in una risoluzione di tutti i moltissimi problemi presenti, citando inoltre il comparto grafico in alcuni punti accurato e in altri terribilmente spoglio. Population Zero presenta una marea di contenuti e missioni, proposti attraverso una formula intrigante, che vede la maggior parte dei progressi di ogni giocatore resettarsi assieme alla rotazione del pianeta, la quale dura una settimana. Speriamo quindi che lo sviluppatore lavori duramente per rendere l’esperienza facilmente fruibile, attraverso dei dovuti bilanciamenti e con la risoluzione di tutti i problemi.