Il progresso scientifico ci ha insegnato nel corso degli anni quanto il futuro tecnologico possa essere imprevedibile. Si è passati nel giro di poco tempo dal primo telefono inventato a miliardi di smartphone prodotti, o se pensiamo al mondo dei videogiochi da Pong al quasi estremo fotorealismo. Nell’ultimo periodo l’evoluzione del settore ha preso però un’interessante e inaspettata piega, legata agli abbonamenti online. Dopo aver parlato dell’origine di questi ultimi in un nostro specifico articolo, a cui potete accedere attraverso il seguente link, ci soffermeremo oggi su come questi potrebbero presentarsi nel corso della sempre più vicina next-gen. L’inarrestabile ondata del progresso legata ai servizi di questo settore si è ormai stratificata e moltissime opportunità ben distinte per accedere ai videogiochi sono state portate nelle nostre case. La semplice console e il classico gioco fisico sono diventati dei concetti quasi obsoleti: come si evolverà la situazione nell’era di PlayStation 5 e Xbox Series X?
Abbonamenti online nella nona generazione
Come ben sappiamo, le ultime due generazioni sono state combattute anche sotto il profilo degli abbonamenti online videoludici, che hanno caratterizzato le offerte delle piattaforme di riferimento. I prossimi scontri avranno gli stessi protagonisti, all’infuori delle esclusive che rimarranno indubbiamente importantissime. La certezza è che le offerte delle varie case tenderanno sicuramente a evolversi, con interessanti novità a riguardo. Purtroppo, però, tra le belle notizie ce ne potrebbero essere di estremamente spiacevoli. Se da un lato il potenziamento della qualità riguardante PlayStation Now sembra sia in grado di risultare interessante, dall’altra Xbox Game Pass potrebbe far storcere presto il naso a una marea di utenti. Parliamo di un servizio che ha un costo letteralmente ridicolo rispetto a quanto offre, che garantisce centinaia di giochi per soli 10€ al mese, e per qualcosa di più si trasforma in Xbox Game Pass Ultimate, offrendo anche molti DLC e il servizio Xbox Live, con i Games with Gold annessi per chi possiede una Xbox One. Per quanto Xbox si sia creata una folta schiera di abbonati per la prossima generazione, purtroppo dei prezzi così bassi non potranno durare per sempre, e prima o poi il servizio potrebbe ricevere una tremenda impennata delle tariffe mensili per l’utenza. Se si considera inoltre che tutte le produzioni degli studi posseduti dalla casa di Redmond sono incluse a partire dal day one, i costi di sviluppo potrebbero non riuscire a essere sostenuti con entrate così esigue dagli utenti, e la situazione rischia di prendere una brutta piega nella prossima generazione.
Tuttavia, si tratterebbe in qualunque caso di un ottimo servizio, se Xbox continuasse con le sue attuali politiche di gestione, cosa che purtroppo PlayStation Now al giorno d’oggi non riesce ancora ad essere. Non si parla solamente della qualità di streaming, ma di una gamma di titoli offerti estremamente insufficiente se si confrontano i due pacchetti, e ogniqualvolta un gioco più recente viene aggiunto nel catalogo questo sparisce inesorabilmente nel giro di pochi mesi dallo stesso. Tuttavia, Sony può sfruttare un forte vantaggio per garantirsi una bella fetta dell’utenza. L’Xbox Live continuerà sicuramente a essere richiesto per poter giocare online su Xbox Series X, d’altronde in casa Xbox è sempre stato così, ma per PlayStation questo potrebbe essere un vantaggio da sfruttare, e non da ignorare come ha fatto nell’attuale generazione. Se il suo PlayStation Plus ritornasse ai fasti di un tempo e fosse rivolto solamente a una ristretta fascia d’utenza, presentando offerte davvero entusiasmanti ma facoltative, il grande pubblico finirebbe per atterrare in territorio PS5. Esatto, parliamo di infrastrutture online gratuite per tutti gli utenti, che non riguardano solo i free-to-play com’è al giorno d’oggi, ma anche tutti gli altri videogiochi con componenti online. Manovre come questa agevolano i giocatori, ma rischiano di essere troppo costose per le software house, e toccherà quindi alle major del settore regolare la propria offerta per renderla vantaggiosa e allo stesso tempo sostenibile nel lungo periodo.
Game in streaming
Una grande novità che ha in parte coinvolto l’attuale generazione è il Cloud Gaming. Parliamo della possibilità di utilizzare la propria connessione per videogiocare, senza avere a che fare con la potenza di calcolo del proprio hardware. Attraverso quest’opportunità, alcune esclusive PlayStation sono arrivate su PC e vari videogiochi hanno iniziato a funzionare agevolmente anche su smartphone, grazie al recente Geforce NOW. Tuttavia, questa tecnologia è al giorno d’oggi ancora piuttosto acerba e non facilmente accessibile da tutti, per i diversi problemi che presenta e per le connessioni di rete non ancora sufficientemente performanti.
Tuttavia, i primi abbonamenti online come il premium di Geforce NOW e Google Stadia hanno iniziato a fare capolino e sembra che presto potremmo vederne delle belle. Anche Xbox sta infatti per lanciarsi sul mercato con il suo Project XCloud, che risulterà praticamente gratuito per gli utenti. È già stato confermato che questo sarà infatti incluso nell’Xbox Game Pass, e chiunque possiederà il suddetto abbonamento online potrà far girare tutti i giochi contenuti al suo interno in streaming: siamo forse pronti per parlare di…
Netflix dei videogiochi?
Recentemente il CEO di Xbox, Phil Spencer, ha dichiarato che non ama l’appellativo dato al suo servizio di punta, perché ritiene quest’ultimo ben diverso da Netflix. Su quest’ultima piattaforma si può infatti solamente sottoscrivere un abbonamento per aver accesso a tutto il catalogo altrimenti non acquistabile singolarmente. Xbox Game Pass è invece attualmente visto come una seconda via per chi non vuole comprare il singolo videogioco e desidera avere un grande bundle con un costo mensile, che non lascia all’utente le licenze nel caso in cui l’abbonamento abbia fine. Sembra però che la strada intrapresa sia proprio quella già percorsa e resa famosa da Netflix. Nonostante i costi di sviluppo continuino a crescere, gli utenti sono sempre disposti a pagare di meno per giocare, specialmente per quel che riguarda la grande fetta dei videogiocatori. Servizi come l’Xbox Game Pass iniziano a diventare più necessari che utili, e la futura frontiera del videogioco potrebbe quindi essere questa via, su cui la casa di Redmond ha attualmente un buon vantaggio. Se Google Stadia non ha avuto successo è proprio per questo motivo, perché sono davvero pochi coloro che sono pronti ad acquistare un titolo a prezzo pieno sullo store di Google, specialmente se si tratta di una produzione uscita da diversi anni. Con le politiche pensate per Project XCloud quest’ideologia è già stata superata, e Google è arrivata fin troppo tardi con il proprio servizio, il quale richiederà ora di essere rielaborato dalle fondamenta per diventare competitivo.
Ci viene quindi facile credere che il futuro dei videogiochi sarà alimentato principalmente dai vari abbonamenti online, e che piano piano i singoli acquisti tenderanno a sparire. Anche se Sony e Nintendo presentano attualmente una potenza mediatica tale da dettare legge, e riescono a far pagare notevoli somme a chi vuole godere delle proprie esclusive, prima o poi concetti come questo potrebbero non venire più accettati dall’utenza, che li costringerà di conseguenza ad adattarsi agli standard già intrapresi da Xbox. Un discorso simile riguarda il retail, attualmente molto meno calcolato rispetto agli scorsi anni. Nonostante alcune catene lo abbiano reso conveniente e competitivo – grazie anche al mercato dei giochi usati – questo viene spesso accantonano in favore dei più comodi store online. Le edizioni speciali sono infatti state anch’esse digitalizzate, seppur molta utenza non riuscirà mai a staccarsi dalla magnifica edizione fisica. Purtroppo questo mercato continua giorno dopo giorno a venire accantonato da sempre più giocatori: la sua fine è già stata scritta? Se le major del settore possono implementare nuove offerte e iniziative per la vendita di software, lo stesso saranno costretti a fare i venditori retail, per adeguarsi all’evoluzione e non lasciare sprovvista una fetta di pubblico ancora notevole.