Rob McElhenney parla di Mythic Quest, la serie TV dedicata ai videogiochi

Il creatore di "C'è sempre il sole a Philadelphia" ha parlato della serie Mythic Quest di Apple TV+, a detta sua fortemente voluta da Ubisoft.

Paolo Saccuzzo
Di Paolo Saccuzzo - Staff Writer News Lettura da 3 minuti

Rob McElhenney, creatore della celebre sitcom C’è sempre il sole a Philadelphia, ha rivelato ai microfoni di IGN USA le origini di Mythic Quest: Raven’s Banquet, nuova serie Apple TV+ che debutterà il 7 febbraio e immergerà lo spettatore nel mondo dello sviluppo dei videogiochi. La suddetta serie (che vedrà McElhenney nel ruolo di attore, produttore e sceneggiatore), è stata fortemente voluta da Ubisoft, la quale produrrà lo show insieme a Lionsgate e 3 Arts Entertainment:

Inizialmente non ero convinto, non riuscivo a focalizzare la cosa. Perciò mi hanno invitato a Montreal, per visitare i loro studi [di Ubisoft, n.d.R.]. Mentre ero lì e gironzolavo per gli uffici, ho incontrato così tante persone, dalle personalità così diverse tra loro, tutte lì per la stessa ragione: perché amano i videogiochi e vogliono crearne di nuovi. Sembrava l’unica cosa che avevano in comune. Mi sono detto ‘wow, uno studio di grande successo funziona così’. Tutte queste persone legate dall’amore per quello che fanno, per i giochi su cui stanno lavorando. Persone che spesso non vanno d’accordo con chi sta loro accanto, ma che per quell’amore lì sono costrette a convivere. Mi sono detto che c’era qualcosa di molto interessante in tutto questo.

Ubisoft, inoltre, si è occupata della grafica del gioco immaginario al centro della vicenda, ovvero il Mythic Quest che dà il titolo alla suddetta serie. Mythic Quest sarà infatti incentrata su un team di sviluppatori alle prese con il più grande MMORPG mai creato. McElhenney a tal proposito ha affermato:

Non abbiamo intenzione di girare degli spot per Ubisoft. O per i videogiochi in generale. Quello che vogliamo è esplorare un luogo di lavoro molto specifico, con tutti i suoi pro e i suoi contro, i suoi successi e le debolezze delle persone che lo popolano. E nel farlo si esplorano alcuni aspetti che sono difficili da trattare anche per Ubisoft, visto che alla base dell’intera industria ci sono diverse problematiche. Abbiamo detto loro, sin dall’inizio, che volevamo creare qualcosa che sembrasse vero. Se non ci avessero permesso di farlo, il pubblico se ne sarebbe accorto. Va dato merito a Ubisoft di non aver mai pensato il contrario, perché sapeva che avrebbe provocato solo un contraccolpo d’immagine non indifferente. Rispettano la loro community e il loro pubblico, perciò non vogliono mettere né noi né i giocatori al cospetto di qualcosa che suoni ipocrita. È una commedia e noi sappiamo come si gira una serie comedy, ma quello che è davvero difficile è catturare l’essenza di un mercato, di una comunità, di una cultura che a guardarla dall’esterno è divertente, certo, ma che poi devi riuscire a comprendere, anche se lavori in quel contesto ogni giorno.

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Staff Writer
Laureato in Lettere Moderne e in Comunicazione della e Cultura dello Spettacolo, da sempre appassionato di tutto ciò che concerne l'intrattenimento in tutte le sue forme, dal cinema alle serie TV, dai fumetti alla musica, fino ad arrivare ai videogiochi. Amante del mondo Sony, è però cresciuto con i classici Nintendo, nello specifico Super Mario 64 e The Legend of Zelda: Ocarina of Time.