Dark: guida completa ai simboli e significati della serie Netflix

Dark, definita da molti la serie Originale Netflix più bella di sempre, è caratterizzata da una simbologia incredibile e da numerosi riferimenti.

Ivana Murianni
Di Ivana Murianni Analisi Lettura da 24 minuti

Dark, la tanto criptica quanto appassionante serie Netflix, si è conclusa la scorsa settimana, lasciandoci colmi di curiosità e interrogativi. La terza e ultima stagione ha risposto a tutte le domande lasciate in sospeso nelle precedenti due, ma non prima di aggiungere nuovi personaggi, colpi di scena e aggiunte di collegamenti all’enorme e intricatissimo albero genealogico. Alzi la mano chi si è sentito confuso durante la visione di Dark: non preoccupartevi, è normale.

Siamo di fronte a una serie di una complessità senza precedenti, supportata da una sceneggiatura solida e pressoché inattaccabile e da uno stratificato sistema di immagini, ovvero (in gergo cinematografico) l’insieme di tutti i simboli ai quali gli autori hanno dato un significato più profondo, più o meno conforme a quello universalmente noto. Il regista ci ha mostrato di frequente una moltitudine di simboli: la triquetra, la medaglietta di San Cristoforo, l’uroboro, i fili rossi… Ma cosa significano davvero?

Prendete questo articolo come una guida completa allo storytelling nascosto nelle immagini, nei colori e nei nomi che abbiamo visto e sentito durante la serie. Ora mettetevi comodi e preparatevi a un viaggio ricco di sorprese: niente è quello che sembra.

ATTENZIONE: l’intero articolo contiene spoiler sulla serie, quindi vi consigliamo di addentrarvi nella lettura solamente in caso aveste già terminato la visione.

La triquetra: il tre è il numero perfetto

triquetra darkLo abbiamo visto ovunque, persino nel logo della serie: il nodo della Trinità, o triquetra, è il simbolo portante dell’intera narrazione di Dark. La triquetra (dal latino triquetrus, dai tre angoli) si presenta come un nodo triangolare in cui gli ovali si sovrappongono, rendendo impossibile determinare quale sia il suo punto di inizio e di fine, e ha significati che variano da cultura in cultura. Nella tradizione alchemica, la triquetra appare nella Tavola di smeraldo, il testo attribuito a Ermete Trimegisto che Noah ha tatuato sulla schiena come simbolo di devozione alla associazione segreta fondata da Adam Sic mundus creatus est. Quest’ultima frase, inoltre, è proprio tratta dalla Tavola e dà il nome alla società dell’anziano Jonas.

Nella sua interpretazione cristiana, la triquetra indica la Santa Trinità (padre, figlio e Spirito Santo), ma le sue antichissime origini sono da attribuirsi ai popoli celtici e germanici. Presso queste culture, il nodo della Trinità indica le triadi presenti in natura come quella elementale (aria, terra e acqua), oppure è utilizzato come una metafora delle tre fasi della vita: nascita, morte e rinascita.

Quest’ultima è l’interpretazione più vicina all’utilizzo della triquetra in Dark, in cui i temi della vita e della morte si rincorrono all’infinito, dando una rilevanza particolare al numero 3 e ai suoi multipli. Sono 3 i principali piani temporali; 33 gli anni di differenza da un piano temporale all’altro; 3 le morti di un individuo, come ricorda Martha a Jonas (perdita dell’ingenuità, perdita dell’innocenza e morte vera e propria)… Ma cosa significa il numero 3?

Secondo Pitagora, il 3 è il numero perfetto, poiché contentente sia il pari (2) che il dispari (1) e dotato di proprietà mistiche. Per la numerologia, infatti, il 3 è l’unione della trinità, capace di sintetizzare i due opposti in uno (come teorizzato e ampliato dal filosofo Hegel), nonché il numero che simboleggia la vitalità, la creatività, ma anche la dispersione, il cinismo e, ultimo di questa lista non esaustiva ma non per importanza, il destino.

Data la sua natura, molteplici religioni si sono avvalse del 3 e dei suoi significati, ma in questo articolo tratteremo solo la tradizione giudaico-cristiana, che ci torna più utili ai fini dell’analisi di Dark, in cui il 3 è ricorre frequentemente:

  • Nel Nuovo Testamento, Il 3 è il simbolo della Trinità, composta da Padre (Dio), Figlio (Cristo) e Spirito Santo;
  • Gesù resuscita dopo 3 giorni e dopo essere stato rinnegato per 3 volte da Pietro;
  • Gesù assolve la triplice funzione di profeta, prete e re;
  • 33 è l’età di Gesù nel momento della crocifissione;
  • Nella Bibbia, sono 3 i figli di Adamo ed Eva: Caino, Abele e Seth;
  • Sono 3 i figli di Noè: Cam, Sem e Iafet;
  • Sono 3 i patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe;
  • Sono 3 i tre peccati capitali per cui un ebreo deve morire: idolatria, omicidio e immoralità sessuale.

San Cristoforo e le monete

darkI personaggi di Dark ricordano a più riprese che San Cristoforo è il protettore dei viaggiatori, pressoché ogni volta che compare l’iconico ciondolo originariamente regalato da Egon Tiedemann ad Hannah Kahnwald nel 1954. D’altra parta, nel corso delle stagioni abbiamo visto di frequente un altro tipo di pendente, ovvero quello ricavato da un pfennig del 1986.

Il pfennig e la medaglietta non sono lo stesso ciondolo, ma è curioso notare come, nonostante un pfennig raffigurante San Cristoforo non sia mai davvero esistito, il santo è in ogni caso molto presente nella numismatica tedesca. Ma chi è San Cristoforo? E perché è proprio il protettore dei viaggiatori?

Attorno a San Cristoforo esistono numerose leggende: in alcune, il santo è un soldato, in altre un gigante, oppure un uomo dall’aspetto animalesco o ancora un traghettatore su un fiume. In quest’ultima versione, la storia narra che l’uomo abbia traghettato un esile ragazzino da una sponda all’altra del suddetto fiume, sentendosi sempre più pesante dopo ogni passo. Al termine del passaggio la rivelazione: il fanciullo era Gesù Bambino, che gli avrebbe posto sulle spalle non solo il suo peso, ma anche quello di tutto il mondo.

In Oriente, presso numerose chiese ortodosse, San Cristoforo è rappresentato come un Cinocefalo, ovvero un essere mitico col corpo di un uomo e la testa da canide. Questa raffigurazione farebbe riferimento alla versione della leggenda che vedrebbe Cristoforo come un seguace di Anubi, il dio egizio della morte nonché il tramite tra il regno dei vivi e il regno dei morti, successivamente convertitosi al cristianesimo.

 

moneta darkQuasi in accordo con quest’ultima versione della leggenda, il pendente con il pfennig del 1986, invece, potrebbe fare riferimento alla figura mitologica di Caronte, il traghettatore delle anime nell’oltretomba. Il prezzo per i suoi servigi sarebbe stato di due monete, da qui la tradizione dei Greci e dei Romani di porre le monete sugli occhi o sotto la lingua del defunto.

In Dark, il pendente col pfennig è il simbolo delle cavie di Noah che hanno viaggiato nel tempo incontrando talvolta la morte, come nel caso di Mads Nielsen, Yasin Friese ed Erik Obendorf, mentre la medaglietta di San Cristoforo risulta essere il simbolo che lega i viaggiatori nel tempo, una costante che li accompagna lungo il loro cammino spazio-temporale.

I riferimenti alla Bibbia e alla cristianità in Dark

darkCome menzionato in precedenza, Dark è ricca di riferimenti alla tradizione giudaico-cristiana, tanto nei simboli quanto nei nomi che sono stati scelti per i protagonisti della serie:

Jonas: il nome del protagonista di Dark fa riferimento al profeta Giona che, dopo aver disobbedito a Dio, fu inghiottito da una balena. Dopo 3 giorni e 3 notti di preghiere nel ventre del cetaceo, Dio concede a Giona la salvezza e la balena vomita il profeta su una spiaggia. Questo potrebbe sottolineare come Jonas non abbia sempre chiaro il suo cammino e che tenti di deviare da esso, avvicinandosi tuttavia sempre più al se stesso più anziano, Adam;

Martha: nel Nuovo Testamento, Marta è la sorella di Lazzaro, che fu resuscitato dai morti da Gesù, e di Maria Maddalena. Un punto di contatto tra la Marta del Vangelo e quella della serie Netflix si può trovare in Giovanni 11, 1:46:

«Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo»

Questo potrebbe indicare la volontà di Martha in Dark di proteggere la vita di suo figlio, che deve venire alla luce per preservare il Nodo e permettere alla vita di continuare a esistere;

Adam ed Eva: secondo la Genesi, Adamo ed Eva sono i primi uomini a essere stati creati da Dio e dai quali discenderebbe tutta la popolazione successiva. Similmente, in Dark, Adam ed Eva sono coloro che generano il Nodo tra i loro due diversi mondi, generando la vita nonché una moltitudine di nascite derivanti da viaggi nel tempo;

Noah: nella Bibbia, Noè è il patriarca incaricato da Dio di mettere in salvo due specie di ogni animale nell’Arca per poter salvare il creato dal Diluvio Universale. In Dark, a essere due sono le versioni del sé, una per ogni mondo. In più, Eva affida a Noah il compito di portare l’amore da una parte all’altra della triquetra, in analogia al Noè biblico, destinato da Dio a creare un’umanità senza corruzione;

Michael: è un probabile riferimento all’Arcangelo Michele, l’angelo che combatte in prima linea contro le forze demoniache e definito anche l’angelo della morte. Questa scelta potrebbe sottolineare l’incidente scatenante della serie, ovvero la duplice scomparsa di Mikkel e Michael, che inizia il ciclo di sofferenza e di inquietanti scoperte;

Elisabeth: nella Bibbia, Elisabetta è la cugina della Vergine Maria nonché madre di Giovanni Battista e sposa di Zaccaria, sacerdote ebraico. Quest’ultimo è stato privato dell’uso della parola come punizione per la sua infedeltà dall’Arcangelo Gabriele, per poi riaverlo dopo la nascita di Giovanni Battista. Il nome quindi ricorda tanto il suo consorte Noah, che è spesso mostrato in abito talare, quanto il mutismo che la affligge nel mondo di Adam.

La tela rossa di Arianna

darkAnche il mito di Arianna risulta essere onnipresente in Dark, sin dalla prima puntata. A interpretare la principessa greca è proprio Martha, in occasione di uno spettacolo teatrale a scuola. Il libro dell’opera teatrale, inoltre, si vede spesso nel corso della terza stagione, dal banco di Martha nel mondo di Eva alla carrozza di Gustav Tannhaus, che lo definisce il libro preferito di sua madre.

Stando alla mitologia greca, Arianna è la figlia della regina Pasifae e del re Minosse che si innamorò di Teseo, il giovane figlio del re ateniese Egeo arrivato a Cnosso per uccidere il Minotauro, la mostruosa creatura dalla testa taurina rinchiusa nel labirinto dell’isola. Una volta ucciso il Minotauro, Arianna e Teseo riescono a fuggire dal dedalo grazie al filo di un gomitolo di lana che la principessa aveva legato all’entrata.

In Dark, i riferimenti al filo d’Arianna si tingono di rosso, tanto nel costume di scena di Martha quanto nel cordino presente nelle caverne di Winden: questo potrebbe essere un riferimento al filo rosso del destino, la leggenda giapponese che racconta che ogni essere umano è legato da tale filo rosso alla propria anima gemella.

Come ci viene ripetuto più volte nel corso della serie, tutto è collegato: parlando di fili e di destino, di guide e smarrimento è impossibile non pensare alle bacheche segnaletiche che troviamo qui e lì in Dark, dove le fotografie dei personaggi sono unite da uno spago, a formare una tela in cui sono tutti irrimediabilmente invischiati.

L’uroboro: la fine è l’inizio e l’inizio è la fine

uroboro winden dark

In Dark lo abbiamo visto nelle caverne di Winden, legato al filo rosso di cui abbiamo parlato nella sezione precedente, ma anche sotto forma di bracciale, prima posseduto da Agnes Nielsen, poi da suo figlio Tronte e da sua moglie Jana. L’uroboro è rappresentato come un serpente che inghiotte la sua stessa coda. Come nel caso della triquetra, anche l’uroboro è un simbolo antichissimo e presente in culture differenti.

Comparso per la prima volta in Egitto, l’uroboro simboleggia l’eterno ritorno, l’infinito e il tempo come dimensione ciclica. Il serpente si inghiotte da solo per rappresentare la ciclicità della natura, che rinasce dopo aver raggiunto la propria fine. Vi ricorda qualcosa?

Così come la triquetra, anche l’uroboro è un simbolo presente nella tradizione alchemica come metafora del ciclo che perfeziona i composti alchemici attraverso raffreddamento, riscaldamento, condensazione ed evaporazione. Inoltre, è anche utilizzato per rappresentare la pietra filosofale che genera l’elisir dell’immortalità e l’unione del tutto (l’Uno è tutto e il tutto è uno).

Dark: i riferimenti alla letteratura e alla filosofia

Abbiamo già citato i riferimenti mitologici e biblici che troviamo in Dark, ma nella serie si possono rintracciare riferimenti a diverse opere letterarie, tra cui le tragedie di Shakespeare e gli scritti filosofici di Nicola Cusano, Hegel e Nietzsche.

Tra i tributi a Shakespeare possiamo trovare:

  • I poster nella camera di Martha, raffiguranti le locandine di Macbeth e di Romeo e Giulietta;
  • La leggenda della donna nel lago: sebbene Katharina sia stata trascinata già morta nel lago (dopo una lotta che richiama incredibilmente quella di Caino contro Abele), la sua morte ricorda la sfortunata fine di Ofelia, l’innamorata di Amleto nell’omonima tragedia, che annega in un fiume;
  • Il riferimento alla celeberrima frase «Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita.», tratta dal dramma La tempesta, nelle parole di Jonas e Martha nell’ultimo episodio:

Martha: Credi che qualcosa di noi rimarrà? Oppure siamo solo questo? Un sogno? Non siamo mai esistiti?

Jonas: Io non lo so. Siamo fatti per stare insieme, non credere mai che non sia così.

Per quel che riguarda la filosofia, meritano un approfondimento la concezione triadica del mondo di Hegel, l’eterno ritorno di Nietzsche e la coincidenza degli opposti di Nicola Cusano:

  • Secondo Hegel, la triade è una progressione concettuale che include la tesi, ovvero un’idea, l’antitesi (il contrario dell’idea) e la sintesi (la soluzione tra tesi e antitesi). L’antitesi è considerata un elemento necessario per giungere alla sintesi, altrimenti impossibile da raggiungere: esattamente quello che avviene a Jonas e Martha, che devono provare la perdita del partner per diventare rispettivamente Adam ed Eva;
  • L’eterno ritorno, spesso rappresentato dall’uroboro, è una teoria di Nietzsche che stabilisce che il tempo sia ciclico e che l’universo si rigeneri seguendo cicli temporali fissi:

    Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere! (La gaia scienza, 1882)

  • Per Nicola Cusano, Dio è la coincidentia oppositorum, l’unione degli opposti. Così Dio può essere al contempo buio e luce, nero e bianco, uomo e donna, vero e falso, sopraelevandosi sulle coppie di opposti, sintetizzandoli:

    È evidente che il minimo coincide con il massimo. E ciò ti sarà piú chiaro se ricondurrai il massimo ed il minimo nell’ambito della quantità. La massima quantità è infatti massimamente grande; la quantità minima è massimamente piccola. Libera dunque dalla quantità massimo e minimo, sottraendo intellettualmente l’esser grande e l’esser piccolo, e chiaramente vedrai che massimo e minimo coincidono. […] Le opposizioni dunque convengono a quelle cose che ammettono termini che superano e termini superati, ed a queste cose convengono diverse opposizioni, ma in nessun modo ne convengono al massimo assoluto, poiché esso è al di sopra di ogni opposizione. (De docta ignorantia, I, cap. IV)

Il caleidoscopio e la sigla di Dark

Veniamo a conoscenza del mondo di Eva solo nell’ultima puntata della seconda stagione, per poi esplorarlo nella terza. La presenza di questa dimensione alternativa, tuttavia, ci viene mostrata nei nostri primissimi istanti di visione di Dark grazie all’espediente registico del caleidoscopio utilizzato nelle sigle.

Il caleidoscopio è uno strumento ottico che genera una molteplicità di figure simmetriche grazie agli specchi e ai materiali colorati al suo interno. La sua particolarità è che le immagini da esso create non si ripetono mai e sono sempre diverse: questo ricorda la natura stessa del mondo di Adam e quello di Eva, dove tutto è simile, ma nulla è esattamente uguale.

Il rifrangersi delle immagini caleidoscopiche o la scelta di utilizzare uno split-screen simmetrico sono degli elementi registici frequenti anche nel corso della terza stagione, in cui evidenziare le analogie e le differenze tra i due mondi diventa un elemento narrativo portante.

Winden: un paesino in bilico tra realtà e finzione

winden darkWinden è la cittadina che fa da scenario a tutte e tre le stagioni di Dark, tra un piano temporale e l’altro, ma la domanda sorge spontanea: Winden esiste davvero?

Come chiarifica il Goethe-Institut, una Winden esiste davvero: nel Land di Baden-Württemberg troviamo infatti Winden im Elztal, un paesino minuscolo da meno di 3000 abitanti situato nel cuore della Foresta Nera, la stessa che si narra abbia ispirato le storie popolari dei Fratelli Grimm.

Tuttavia, la Winden del mondo reale non è quella raffigurata in Dark. La cittadina della serie non è riconducibile a nessuna città tedesca né vi è somigliante, con l’obiettivo di creare una città che possa esistere in qualsiasi luogo e, al contempo, in nessuno.

È interessante però riflettere sul significato della parola Winden: in tedesco, il verbo winden significa torcere, attorcigliare, o contorcersi dal dolore, il che è strettamente riconducibile da una parte al senso di sofferenza provato dai personaggi della serie, e dall’altra alle diverse dimensioni intrecciate nel Nodo dell’Origine. Data la vocazione internazionale di Dark, si potrebbe ipotizzare una voluta assonanza con la parola inglese wind (vento) che ricordi le folate delle caverne durante i viaggi nel tempo o con il verbo inglese to rewind (tornare indietro, riavvolgere) a simboleggiare la ciclicità del tempo.

Il nome della serie: perché Dark?

hannah dark finaleSe siete arrivati fino a questo punto, è probabile che siate dei fan molto attenti e curiosi della serie e che vi siate già posti questa domanda: perché la serie si chiama proprio Dark? Perché il nome non allude ai viaggi nel tempo, come ci si aspetterebbe?

A oggi non abbiamo una spiegazione ufficiale del titolo, ma il finale della serie lo lascerebbe intuire grazie alle parole di Hannah:

La luce è saltata, c’è stato un forte tuono e all’improvviso è calata l’oscurità e io sapevo che il mondo era finito. […] Era buio e la luce non sarebbe tornata. Avevo questa strana sensazione, come se fosse un bene, che fosse tutto finito. Come se all’improvviso fossi libera. Né volontà, né doveri, un’oscurità sconfinata. Nessun ieri, nessun oggi, nessun domani. Niente.

Attraverso il racconto del sogno di Hannah, ascoltiamo le intenzioni di Adam, votato a trovare e distruggere il Nodo e a terminare per sempre il ciclo e, con esso, il loro mondo. Ecco quindi il buio, il niente, che si contrappone alla luce rappresentata da Eva, votata a permettere al ciclo di ripetersi per consentire al figlio di vivere. 

Si ringraziano Benedetta Saccoccio e Claudio Baldacci per il reperimento delle immagini e gli spunti.

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Classe '95, laureata in Mass Media e Politica e studentessa del master in International Screenwriting and Production. Retrogamer nostalgica, amante dei giochi indie (specie se in pixel art!), sceneggiatrice esordiente (Fr33d0m - Upper Comics, Shingan - Shockdom, BLossom - Kyoudai Manga) e bassista dall'animo rock, potrebbe essere avvistata mentre corre in giro per il mondo, persa nei suoi pensieri.