Ci siamo addentrati nella Atkinson Mansion, il “circo degli orrori” messo in piedi dai ragazzi di Rym Games in The Conjuring House, ma non tutti gli incubi ci son venuti per le giuste ragioni!
Sulla falsariga di Resident Evil 7 (e in verità di tantissimi altri titoli horror), The Conjuring House vuole offrire, nelle intenzioni, attimi di puro terrore, rigorosamente in prima persona. Un titolo horror ambientato interamente nella Atkinson Mansion, un’enorme villa abbandonata e infestata da demoni e spettri di varia natura.
Nemmeno il tempo di cliccare su “Nuova Partita” che ci si ritrova inseguiti da quella che sembra essere una setta, tutti vestiti di nero e coperti da terrificanti maschere, che fa tanto horror, ma anche tanto “già visto”. Nessuna “paura”, è solo l’intro (nonché il prologo dell’avventura). Bene, comunque, prendiamo coraggio e percorriamo i primi passi nella villa: l’impatto grafico di The Conjuring House non fa certo gridare al miracolo, ma farà gridare di paura i meno coraggiosi tra voi grazie a locations decisamente azzeccate, dove si avverte costantemente la (presunta) presenza di esseri pronti a strapparvi l’anima. La Atkinson Mansion è colma di particolari in ogni angolo: sedie semi-distrutte, quadri che ritraggono misteriosi individui e scenari evocativi, pareti che marciscono lentamente, tra umidità e chissà che altro. Dalle finestre la luce abbagliante dei lampi filtra attraverso nuvole di ragnatele, illuminando ad arte gli ambienti di gioco.
LOGICA “DA PAURA”
In The Conjuring House il giocatore è chiamato a ritrovare i membri del proprio gruppo (ma non vi diremo altro per non rovinarvi la sorpresa). Per avere successo non sarà necessario intraprendere furiose fasi di sparatorie o combattimenti di varia natura, perché nel titolo Rym Games è l’esplorazione e la risoluzione di enigmi ad avere la meglio. Qui sorgono i primi problemi, perché anche volendo tralasciare qualche bug e qualche glitch grafico di troppo (gli sviluppatori stanno lavorando ad una patch, per fortuna), troviamo che il ritmo di gioco sia “mostruosamente” lento. La bellezza degli ambienti e gli effetti audio ben studiati (ma il doppiaggio in inglese è un qualcosa di agghiacciante…) vengono in parte “corrosi” da una snervante e continua ricerca di un oggetto X (nella stragrande maggioranza dei casi, una dannata chiave) per aprire una porta e poter procedere alla stanza successiva, dove il meccanismo, immediatamente, si ripete.
La cosa che ci ha convinti di meno è che alcuni eventi, assolutamente non connessi tra loro, permettono ad altri di verificarsi. Un esempio banale: in una stanza vi sono tre porte. Una di esse si sbloccherà soltanto quando avrete verificato che le altre due sono bloccate. Quindi, potreste passarci la vita cercando di risolvere “enigmi” del genere, perché in casi come questo appena descritto, non vi è alcun nesso logico. Ne risulta che la longevità del titolo viene artificialmente diluita attraverso queste noiose fasi di puzzle-gaming, spezzando troppo il ritmo di un horror che, in fin dei conti, sa anche spaventare, di tanto in tanto.
Tra i diversi enigmi e le fasi di esplorazione la storia è narrata anche attraverso i classici appunti, sparsi un po’ ovunque, che pian piano vi aiuteranno a farvi un’idea di cosa diavolo vi stia succedendo. Proseguendo, scoprirete che gran parte di The Conjuring House si può riassumere nella ricerca di potenti artefatti, da utilizzare (non vi diremo come) contro le più terrificanti presenze all’interno della villa.
AL BUIO (CON LE PILE SCARICHE)
Come i nastri delle macchine da scrivere del primo storico Resident Evil, qui la torcia gioco un ruolo fondamentale per proseguire nel corso dell’avventura, e purtroppo gli sviluppatori avrebbero dovuto prestare maggiore attenzione alla faccenda. La torcia non ha energia infinita perché, come accade nella realtà, la sua “vita” dipende dalle batterie. In ogni area di gioco ci sono soltanto un preciso numero di esse e, esaurite quelle che si posseggono, ci si ritrova praticamente costretti a riavviare la partita al checkpont più vicino. In pratica, spesso il primo giro di perlustrazione si conclude con un buio assoluto, un’oscurità contro la quale non si può nulla, se la gestione delle batterie è stata sbagliata (magari qualche fiammifero o un accendino, ogni tanto, no?!).
Abbiamo accennato alla presenza di diversi bug e glitch all’interno di The Conjuring House e vogliamo sottolinearlo, a scanso di equivoci: in determinate situazioni di gioco siamo stati costretti a ripartire da un salvataggio precedente a causa di fantasmi che si “incastravano” nello scenario e per oggetti che avrebbero dovuto essere interattivi ma che, in quel momento, non volevano saperne di “attivarsi”, lasciandoci di fatto bloccati all’interno dell’immensa villa, senza poter fare nulla. A tutto ciò si unisce un frame-rate ballerino: la gestione di luci e ombre è sicuramente riuscita, e crea un effetto visivo notevole, ma il motore grafico fatica a stare al passo; soprattutto quando si sarà costretti a scappare via da determinate creature maligne, l’incubo sarà prima di tutto quello di riuscire a capire cosa accade a schermo, prima di cercare di salvarsi la vita. Verrebbe da dire: più “horror” di così…
Durante lo sviluppo di The Conjuring House i ragazzi di Rym Games hanno messo sicuramente tanta passione. Da sola, purtroppo, non può bastare. Lo stile grafico è riuscito e le atmosfere horror si respirano ad ogni passo. Ma l’esperienza complessiva è rovinata da un ritmo di gioco mostruosamente lento, da una quantità eccessiva di enigmi sempre uguali (trova la chiave, apri la porta) e una preoccupante presenza di bug e glitch di varia natura. Questo titolo è un incubo, senza dubbio, ma non sempre per i giusti motivi. Lo consigliamo soltanto agli appassionati del genere.