Loro 1 – Recensione della prima parte del nuovo film di Sorrentino

Pierfranco Allegri
Di Pierfranco Allegri Recensioni Lettura da 3 minuti

Arriva nei cinema la prima parte  di Loro (la seconda la vedremo al cinema il 12 maggio), il film fra i più attesi della stagione è un racconto che si muove fra invenzioni inverosimili e penose verità sull’Italia del post-berlusconismo, diretto dal Premio Oscar Paolo Sorrentino. Il regista italiano, accompagnato dai soliti fidati collaboratori (Contarello co-autore della sceneggiatura, Bigazzi alla direzione della fotografia e Servillo ormai attore feticcio del regista campano) si spinge a narrare con immagini di grandioso squallore e grande bellezza gli italiani di Silvio Berlusconi (a cui dà il volto il camaleontico Toni Servillo), quelli di ieri e di oggi, divisi tra ambizioni e mediocrità, sogni e squallore, attraverso il filtro rivoluzionario (almeno per un periodo tanto decadente e meschino) della tenerezza. In quello che pare il punto d’arrivo più completo della filmografia di Sorrentino, la prima parte di Loro unisce la cupa critica morale de Il Divo (senza scadere però in facili ricostruzioni biografiche) alle immagini ispirate e surreali de La Grande Bellezza, in un equilibrio precario ma delicato tra volgarità, violenza e supreme bellezze.

Loro è sicuramente il film più ambizioso di Sorrentino, un baccanale profano sull’Italia del post 2000, che esaurisce tutti i codici e le contraddizioni del popolo di allora, affascinanti perché prevedibili ma indecifrabili, cittadini che volgono lo sguardo a un sogno in carne e ossa, un paradiso grottesco col nome di Silvio Berlusconi, nel film semplicemente citato come LUI, sempre più lontano dalla politica ma comunque aggrappato agli intrecci del potere, che si dispiega nel film attraverso il risultato dei suoi sentimenti, tra i regali alla moglie Veronica, le battutine volgari e le (palesi e patetiche) bugie raccontate agli altri e a se stesso.

Dove Buñuel (di cui Sorrentino è probabilmente il più sentito erede) ci rappresentava una borghesia incastrata nei suoi codici e nella sua volontà di inazione, nelle sue fobie e nelle sue psicosi, l’Italia di Silvio (così come la nostra) gozzoviglia frenetica in un castello di plastica, dove ruffiani e filistei intendono trasformare in realtà un sogno edonista ed estremo, che assomiglia in tutto e per tutto alla corte di un califfo, con il suo harem di donne splendide e terribili, e i fumi d’incenso degli uomini mediocri per cui il valore diviene possesso e i sentimenti una merce da contrattare.

Cosa fare di questa Italia? Compatirla o distruggerla? Amarla incondizionatamente o disprezzarla con fervore?

La risposta di Sorrentino bisognerà attenderla a Maggio.

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Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it