La simpatica e a quanto pare più che gradita idea di Yoko Taro di creare dei videogiochi interamente formati da carte, continua il suo corso e la sua evoluzione. Oggi parliamo in sede di recensione del secondo gioco della serie Voice of Cards, ovvero The Forsaken Maiden, che ci vedrà affrontare un nuovo viaggio in un mondo immaginario creato dal director giapponese e da Square Enix.
Se avete avuto modo di giocare Voice of Cards: The Isle Dragon Roars, o di leggere la nostra recensione a riguardo, saprete già su che tipo di approccio va a parare anche The Forsaken Maiden, dato che i tioli sono praticamente identici nelle meccaniche e nello stile artistico, ma che vanno a differire sia per trama, sia per molte delle carte, sia chiaramente per alcune piccole feature create ad hoc per questo episodio.
Un mare di possibilità
Partiamo col dire che come il suo predecessore, anche The Forsaken Maiden è un titolo dove dovrete ascoltare e leggere la storia, e per la seconda volta vi rassicuriamo che nonostante il narratore parli in lingua inglese, l’intera esperienza sul piano dei menù e dei testi è localizzata in italiano. Non sottovalutate questo fattore, perché trattandosi di un gioco dove luoghi, personaggi, oggetti e così via sono rappresentati esclusivamente da carte, leggere e comprendere sarà la base dell’esperienza.
La trama ci vedrà impersonare un nuovo eroe, che dopo aver incontrato una ragazza che apparentemente non può parlare, ripara una vecchia nave preparandola ad un viaggio per raggiungere “un certo scopo”, come viene definito dal narratore stesso. Tuttavia, le motivazioni che lo spingono a salpare andranno a legarsi indissolubilmente con la ragazza. Essa si rivela infatti una sacerdotessa, della quale alcune parti della memoria e dell’anima sembrano essere in un certo senso corrotte. Per aiutarla, in compagnia anche di uno spiritello, l’eroe dovrà recuperare i ricettacoli di altre sacerdotesse (sparse per l’arcipelago) per “curare” queste parti corrotte. Ma qual è il vero scopo di una sacerdotessa? In cosa consiste il rito per proteggere l’isola di appartenenza? Scoprirete tutto questo man mano che giocherete.
Come potete immaginare dall’incipit narrativo, uno dei focus principali sarà ancora una volta il viaggio, che stavolta tuttavia ci vedrà esplorare una gigantesca mappa – sempre fatta di carte – con un grande mare e diverse isole, anche se non tutte raggiungibili da subito. Viaggiando potremo scoprire relitti, eventi e così via, spostandoci anche in modo rapido nelle zone già scoperte. Lo stile della narrazione, così come anche il setting e gli oggetti, richiama ancora una volta il medieval fantasy, e ancora una volta – come in ogni buon RPG – dovremo combattere i mostri per salire di livello, ottenere oro per comprare equipaggiamenti migliori, vivere eventi casuali e così via.
La trama scorre piacevolmente, e man mano ci addentriamo in essa, ancora una volta impareremo a conoscere meglio i personaggi che abbiamo di fronte, trovandoci di fronte a delle storie principali e secondarie piuttosto emozionanti, con i soliti risvolti dolceamari in pieno stile Taro. Molti degli asset del primo gioco sono stati puntualmente riproposti, come i modelli di molti personaggi del popolo, di alcuni mostri, dei negozianti, o dei luoghi, ma questo non li rende meno affascinanti o poco azzeccati. Artisticamente infatti The Forsaken Maiden, si afferma ottimo, corredato da una colonna sonora come sempre ispirata e che strizza l’occhio alle altre esperienze offerteci da Yoko Taro e Keiichi Okabe.
In due è meglio
Le novità più grandi tuttavia, le troveremo nelle fasi di combattimento, dei guizzi piuttosto interessanti che hanno fatto guadagnare un paio di decimi a Voice of Cards: The Forsaken Maiden nella valutazione finale di recensione. Chiaramente tali novità sono inserite in modo perfetto all’interno dell’economia di gioco, ma soprattutto sono coerenti al millesimo sia con la trama, sia con lo svolgersi delle fasi di gioco.
Partiamo col dire che in determinati momenti di gioco, quando collaboreremo con le altre sacerdotesse e i loro vassalli, il massimo dei personaggi che comanderemo in battaglia è 4 (al contrario dei soli tre del predecessore). Non solo, le sacerdotesse e i loro vassalli avranno a disposizione delle abilità speciali da utilizzare in combo tra loro (solo se sono entrambi ancora in vita), che richiederanno un numero abbastanza importante di gemme, ma che sono devastanti sul campo di battaglia. Durante l’esplorazione base invece, saremo solamente noi, la nostra sacerdotessa, e lo spiritello (che finisce automaticamente in panchina ogni volta che collaboreremo con gli altri).
In fine, ma non per importanza, vi informiamo che ancora una volta è presente il Parlor, il gioco di carte (“NEL” gioco di carte) con il quale potremo passare del piacevole tempo, e ottenere anche premi come un nuovo set di dadi, un tavolo, e un dorso delle carte. Le regole sono sempre le stesse, ma alcune delle carte sono cambiate, e alcuni degli effetti sono totalmente nuovi.