Il titolo di cui vi parliamo in recensione oggi è molto particolare, e per alcuni giocatori potrebbe essere passato in sordina. Keeper è un gioco d’avventura psichedelico e ricco di puzzle sviluppato da Double Fine Productions. Un titolo di breve durata ispirato dal periodo della pandemia: i temi che tratta sono l’amicizia, la scoperta e la metamorfosi. Il tutto è rappresentato da un’ambientazione surrealista all’interno di un mondo dove l’umanità ha ceduto il passo a nuove forme di vita.
La storia di Keeper ha inizio con un faro solitario posto ai margini di un’isola: questo, dopo l’atterraggio di fortuna sulla sua cima da parte di un volatile nominato Rametto, viene risvegliato da un lungo sonno durato eoni. Al risveglio il faro avvolge con il suo fascio di luce la forza malevola che ha causato la caduta di Rametto, costringendo quest’ultima a ritirarsi. Tale presenza, simile ad un morbo, infesta l’isola corrompendo e facendo avvizzire tutto ciò che ghermisce. Scongiurata la minaccia, il faro acquisisce coscienza di sé e si separa dalla sua base sviluppando quattro zampe di solida roccia. Ormai libero dalle sue costrizioni, quello che una volta era un semplice faro inizia un viaggio insieme a Rametto alla volta della cima della montagna posta al centro dell’isola.
Il faro viaggiatore
In Keeper i giocatori assumono il controllo del faro e partono alla scoperta dei biomi dell’isola. L’avventura è scandita da un ritmo tranquillo e privo di parole, dove l’unica narrazione è ciò che il giocatore vede e vive sotto forma di faro. Questo viene accentuato anche dalla completa assenza di menu, mappe, indicatori, e voci di missione. Le ambientazioni rivelano biomi e creature surreali, mutando ed evolvendo costantemente non solo il protagonista, ma anche le meccaniche del gioco stesso.
Durante l’esplorazione dovremo risolvere numerosi enigmi muniti soltanto degli strumenti relativi alla nostra forma, come il fascio di luce del faro, capace di rivelare elementi nascosti ed eliminare la corruzione, o il fedele Rametto per interagire con leve ed oggetti di missione. All’interno dei biomi sono introdotte gradualmente nuove meccaniche, le quali aggiungono complessità al livello di sfida, interagendo su elementi come il tempo e la forma dei protagonisti. Per fare un esempio, dopo aver raggiunto il bioma in fiore, il faro sarà avvolto da spore che offriranno temporaneamente la capacità di saltare e planare.

Il limite della forma
Keeper è suddiviso in quattro atti, questi rappresentano gli aspetti che il faro assume durante l’avventura. Ogni nuova forma altera radicalmente le abilità del protagonista influenzando il movimento ed il mezzo navigato. Dall’inizio del secondo atto passeremo dal visitare il panorama montano a quello costiero dell’isola: lì affronteremo il viaggio non più come faro, ma nella forma di una barca, con movenze, limitazioni e comportamenti simili a quelli di un pesce.
In forma di barca potremo interagire con i biomi acquatici immergendoci nelle profondità del mare oppure traghettando grandi oggetti e creature all’interno dell’arcipelago costiero, mentre a partire dal terzo atto otterremo la forma di ruota: questa stravolgerà completamente la percezione del movimento a cui siamo stati abituati negli altri atti, proponendo sfide dinamiche ad alta velocità nel cuore della montagna, un complesso di gallerie richiamante la struttura interna di una rete fungina. Nell’ultimo atto raggiungeremo infine il culmine delle forme, tuttavia in quanto finale dell’avventura non ne parleremo riservando questa sorpresa ai giocatori.

La fine del viaggio
Keeper di Double Fine Productions è un’eccellente avventura puzzle, che stupisce i giocatori con la gioia della scoperta dopo ogni passo. La grafica del gioco ricalca perfettamente le opere surrealiste a cui è ispirato, grazie ad ambientazioni piene di dettagli ed elementi alieni caratteristici di questo movimento artistico. L’ottima colonna sonora incarna pienamente il senso di epicità della scoperta vissuto durante l’esplorazione in terza persona dei biomi.
I puzzle offrono meccaniche in continua evoluzione capaci di garantire un buon livello di sfida crescente, sfruttando sapientemente elementi quali la verticalità, il tempo, il peso e la forma stessa dei protagonisti. Sfortunatamente la scelta di non inserire voci ed indicatori di missione può risultare frustrante per i giocatori, specialmente considerato che la gestione della telecamera in alcune delle ambientazioni rende estremamente difficile identificare elementi utili nella progressione.

Abbiamo provato il gioco su PC, con scheda video Nvidia RTX 3070 e un processore Ryzen 7 3700X, e ad alte prestazioni è risultato un esperienza incredibilmente positiva, dove l’unico problema è stato il calo di frame rate all’ingresso di alcune zone. Complessivamente Keeper è un prodotto eccellente che sfortunatamente risulta limitato ad una durata massima di circa cinque ore.
L’esplorazione è il punto di forza del gioco, coinvolge i giocatori con la continua implementazione di nuove meccaniche e biomi alieni pieni di dettagli, per non parlare del protagonista un faro mutaforma che, anche se privo di parola, mostra un’incredibile espressività nelle sue interazioni con Rametto, il tutto all’interno di una narrazione grafica ricca di carattere. Keeper è un gioco puzzle d’avventura consigliato agli amanti della scoperta e delle opere surrealiste, che non disdegnano una buona sfida di logica.