Gli anni passano e tutti noi stiamo crescendo: ognuno ha avuto la propria infanzia, le proprie esperienze di vita, ma c’è sempre qualcosa che ci accomuna tutti, la passione per i videogiochi.
E’ bello vedere come alla fine, nonostante i vari generi videoludici, in tutti noi ci siano dei punti fermi e delle icone che mai nessuno potrà farci dimenticare e che con tutto il cuore vorremmo non morissero mai. Per alcune è troppo tardi, per altre non si perde mai la speranza, per poche ci sono già risvolti positivi.
Una vera esultanza dell’intero web si è scatenata alla voce del ritorno di Medievil su console Sony: un breve filmato “rubato” che avrebbe anticipato l’annuncio di un terzo capitolo con il cavaliere non-morto Sir Daniel Fortesque ha aperto le speranze a tutti; purtroppo, dopo pochi giorni, è stato rivelato essere un fake. E mentre tutto ciò accadeva, il sequel spirituale di Banjo-Kazooie, Yooka-Laylee, raggiungeva l’ennesimo record di incassi su Kickstarter.
E’ quello il momento in cui ho pensato: i videogiocatori non si fidano più delle software house e delle loro nuove IP (sempre meno originali) o semplicemente il passare del tempo ha creato una vasta schiera di consumatori nostalgici?
D’altronde sono anni, ormai, che si inneggia ad un nuovo Crash Bandicoot by Naughty Dog, od un nuovo Spyro; ma anche il ritorno di Sonic alle origini o, se vogliamo proprio parlare di cose moderne, di un Super Mario Galaxy 3 sono discussioni all’ordine del giorno o quasi.
Perché tutto questo? Le software house, chi più chi meno, sfornano ogni anno nuovi giochi con cui il consumatore medio si diverte, ma sembra proprio non bastare; sono sempre più numerosi i videogiochi che vengono pubblicizzati tantissimo, che creano il cosiddetto hype e che poi, purtroppo, non si rivelano essere all’altezza delle aspettative: per citare solo i titoli più recenti possiamo nominare l’abbandonato Titanfall o il tanto criticato The Order: 1886. Cosa ha reso quindi indimenticabili quei titoli che ancora oggi giochiamo e di cui vorremmo l’ennesimo capitolo? Erano forse giochi perfetti? Sicuramente no. Era il carisma dei suoi protagonisti, l’eccezionale gameplay (per l’epoca) che ha fatto letteralmente innamorare i videogiocatori che quindi vorrebbero una loro trasposizione sulle console moderne. Sia chiaro, non tutto ciò che è stato creato negli ultimi anni è privo di personalità e non ha avuto successo: abbiamo l’amatissima saga di Halo, con Master Chief, o quella di Uncharted con Nathan Drake, per non parlare dei personaggi di Splatoon, già amatissimi nonostante manchi ancora una decina di giorni all’uscita del gioco; anche la tanto criticata saga di Assassin’s Creed ha quel fascino delle epoche storiche che rende ogni capitolo, nonostante tutto, piacevole da giocare.
Non possiamo quindi “incolpare” i videogiocatori di essere troppo nostalgici, come non possiamo dare totalmente la colpa alle software house, anche se a mio parere l’ago della bilancia pende maggiormente su questi ultimi. Vediamo troppo spesso titoli montati esclusivamente da una campagna pubblicitaria aggressiva, per poi rivelarsi solo l’ennesimo titolo anonimo di cui nessuno si ricorderà una volta vissuto il breve periodo di gloria che lo accompagna all’uscita, e titoli troppo spesso bistrattati, quando meriterebbero un successo molto maggiore.
Ma delle domande sorgono spontanee: un nuovo Crash, un nuovo Spyro o un nuovo Medievil avrebbero lo stesso successo avuto ai loro tempi? Il gameplay dovrebbe essere lo stesso rischiando di essere superato e di coinvolgere solo gli appassionati del brand o dovrebbe modernizzarsi, rischiando così di snaturare il titolo originale? Non sono di certo domande a cui è facile rispondere ed è forse, anche per questo, che le software house non rischiano di fare il passo più lungo della gamba.
Di certo vedere oggigiorno un Crash Bandicoot con dei livelli a corridoi non sarebbe il massimo, ma i vari esperimenti degli ultimi Crash of the Titans (purtroppo devo citarli, con la promessa che poi torneranno nel dimenticatoio) con un mondo più open world non ha funzionato per nulla. Cosa che sarebbe l’ideale per il dimenticato Spyro, che però ormai è stato sfruttato al massimo per la serie Skylanders, un successo commerciale enorme, è vero, ma che ha ucciso il vero draghetto di Insomniac. Cosa dire invece di Medievil? L’entusiasmo con cui il rumor era stato accolto faceva presagire un successo già scritto, ma la forma di platform-hack ‘n slash con visuale a volo d’uccello funzionerebbe ancora? Il video fake mostrava un gioco alla Bloodborne, cosa di sicuro gradita e di grande impatto, ma certamente non sarebbe più un Medievil, appunto.
Parliamo poi di Sonic: il porcospino più veloce del mondo ha vissuto gli anni ’90 come i suoi anni migliori, per poi avere una leggera flessione entrando nel mondo 3D fino ad arrivare a dei giochi davvero mediocri. Fortunatamente con gli ultimi capitoli per Wii, PS3 e Xbox 360 la situazione si era risollevata, per poi tornare a livelli discreti con Lost World e assolutamente imbarazzanti con Boom. Cosa ha reso quei capitoli 3D dei titoli di tutto rispetto? Il fatto che avessero la natura del gameplay dei vecchi Sonic, ma trasportati nella terza dimensione. Nessun cast formato da tantissimi personaggi, nessuna storia da film di spionaggio, nessun “esperimento” strano (qualcuno ha detto werehog?); quello che i fan di Sonic vogliono è la velocità, la semplicità e la spensieratezza che sempre hanno caratterizzato le avventure della mascotte SEGA; per giochi più “ricercati” abbiamo anche troppi titoli.
Terminiamo poi il discorso con Super Mario, o meglio quello che la maggior parte dei fan vorrebbero fosse il nuovo capitolo della serie: Super Mario Galaxy 3. Il capitolo su Wii U, Super Mario 3D World, è senza dubbio un capitolo eccezionale, che trasuda originalità e un level design sopraffino in ogni livello. Cosa c’è che non va dunque? Probabilmente il fatto che è totalmente diverso da qualsiasi altro Super Mario 3D. Il capitolo su Wii U, infatti, sembra proprio un classico titolo 2D ma con grafica tridimensionale, con lo scopo in ogni livello di partire da un punto A per arrivare ad un punto B, con un checkpoint a metà livello; questa formula aveva funzionato benissimo con Super Mario 3D Lands per 3DS, ed è forse per questo che la Nintendo non ha “osato” e si è ripetuta sulla console casalinga. Parliamoci chiaro, la qualità è altissima, ma probabilmente non è il nuovo Super Mario che tutti si aspettavano, non aveva quel qualcosa in più che aveva reso spettacolari e indimenticabili i due Galaxy. Servirà un terzo capitolo o un Mario totalmente nuovo (la stessa Nintendo aveva parlato di un Mario open world) per far sì che i due Galaxy vengano spodestati dal trono di capitoli migliori?
Il mondo videoludico sta cambiando, tanto che il futuro del gaming, secondo alcune software house, sembra essere il mobile. Al momento potremmo inorridire a questa affermazione, ma se tornassimo indietro di 20 anni sicuramente riterremmo assurdo poter giocare con grafica fotorealistica e con persone a centinaia di chilometri di distanza grazie ad una cosa sconosciuta chiamata internet. Il progresso è cosa buona e giusta, ma la speranza è che certi aspetti dei videogiochi, dal divertimento al gameplay alle nostre icone non vengano mai a mancare; abbiamo già avuto troppe perdite in tutti questi anni, anche noi videogiocatori abbiamo un cuore.