Alcuni giochi trovano il massimo del proprio valore in determinati generi, e se già al tempo le avventure grafiche riuscivano ad incarnare alla perfezione le storie d’orrore, nulla è più azzeccato del progetto delle Dark Pictures Anthology di Supermassive Games, che arrivano con questo nuovo The Devil in Me alla fine della stagione – al “season finale” per chi preferisce termini anglofoni – e chiudono questo pacchetto di titoli.
I primi tre titoli della raccolta li abbiamo già recensiti in separata sede, e prima di arrivare a recensire questo abbiamo avuto modo di provarlo meglio durante la Gamescom, scoprendo tutte le novità che questo nuovo gioco porta con sé.
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Una nuova leggenda
Partendo dalle basi, ogni avventure delle Dark Pictures Anthology si basa su miti e leggende urbane, e come nelle precedenti anche stavolta ci troviamo qualcosa di simile. Si tratta di Henry Howard Holmes, dottore specializzato in anatomia che, una volta trasferitosi a Chicago, ha aperto un Hotel dove gli ospiti si trovavano, una volta dentro, intrappolati e in costante pericolo a causa delle molte trappole del dottore. Sebbene l’omicida abbia confessato dei crimini, ad oggi non è noto quanti di questi siano invece stati oscurati o tralasciati per mancanza di prove.
Proprio questa è stata l’ambientazione che abbiamo visto, la stessa che ospita questa nuova avventura dove questi ragazzi si troveranno a dover scappare dopo essere entrati in questa trappola mortale per girare delle scene per uno show incentrato ai serial killer. Il titolo ci ha accompagnati per un paio di scene, quanto basta per scoprire le novità, per capire l’ambientazione e per vivere questi minuti di terrore, molto vicini a produzioni come Saw in termini di prove.
Delle nuove meccaniche
Ciò che sicuramente rende il gioco ancora più interessante dei precedenti, assieme ad una nuova trama da esplorare e a finali da sbloccare, sono le nuove meccaniche di gioco. Se infatti i vari personaggi saranno senza dubbio differenziati in termini di caratterizzazione e di abilità, ora avranno anche competenze diverse e oggetti specifici: altri oggetti invece, che troverete in giro durante la vostra sessione, potranno essere raccolti e utilizzati, e aumenteranno la possibilità di sopravvivere a questo hotel dell’orrore.
Arrivano finalmente salti e scalate poi: ora il personaggio controllato potrà muoversi molto più in profondità nella mappa, e questo porterà ad avere sicuramente più esplorazione all’interno del gioco (e quindi anche più jumpscare). Interessanti infine le scelte narrative nel gioco, ora poste su decisioni davvero più ampie (e non semplici A e B): potreste per esempio approcciare la vostra salvezza nascondendovi, oppure scappare a gambe levate. In entrambi i casi avrete esperienze diverse.
Abbiamo provato davvero poco del gioco, giusto una sessione terminata con una scelta (che evidenzia il fatto che molto probabilmente le scelte del gioco, come in precedenza, più che basarsi su giusto e sbagliate andranno fatte in base al proprio istinto e alla propria narrazione), ma questo è bastato per vedere come ora l’esplorazione in The Devil in Me è stata ampliata e di come l’utilizzo degli oggetti permetta di avere una profondità maggiore (complice anche l’esperienza che Supermassive Games ha accumulato con l’ultimo titolo uscito della software house).