Che i marchi di Activision e di Platinum Games siano sempre stati affidabili non ci piove, specialmente quando si parla dei loro titoli più famosi. Eppure per quanto riguarda Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan sembra che il team di Platinum (esperto principalmente di giochi action) si sia perso in un bicchier d’acqua. E’ vero, non stiamo parlando di un titolo tripla A, eppure quando si tratta dei loro lavori ci si aspetta sempre di giocare titoli di qualità. Salvando una modalità cooperativa che può risultare simpatica e divertente, ed alcuni spunti interessanti per il combat system, il gioco in questione meritava decisamente una cura maggiore. Che sia a causa della sua uscita in multi piattaforma anche per le console di vecchia generazione? E’ solo un’ipotesi, e plausibile solo a metà. Andiamo a vedere più da vicino cosa ci offre il nuovo titolo sulle amatissime 4 tartarughe!
Tutto fumo e qualche boccone
Partendo dal tutorial, le impressioni riguardo il combat system sono state buone da subito: i movimenti delle nostre tartarughe si presentano dinamici e versatili, adattabili ad ogni situazione (sarà possibile anche sconfiggere nemici ignari della vostra posizione con un sol colpo). Le prime grinze però iniziano a mostrarsi con le parate e le schivate. Le nostre azioni elusive saranno limitate da una barra che si consumerà man mano che schiveremo o pareremo, e che si ricaricherà ovviamente in breve tempo: purtroppo il sistema di parata va a cozzare con la dinamicità delle azioni, che spesso verranno penalizzate e “spezzate”. Lì dove le botte da orbi a destra e a manca sono un buon allenamento per le dita e per gli occhi, non avremo la stessa gratificazione quando ci troveremo ad interagire con gli oggetti sulla mappa, come barili da prendere e da lanciare, oppure con bombe da disinnescare e serrande da alzare. Il sistema di arrampicata sarebbe buono e non eccessivamente frustrante, se non fosse per l’incapacità delle nostre tartarughe di aggrapparsi ad oggetti come i pali (per esempio nel palazzo in costruzione), colonne, oppure di scalare pareti che non abbiano un “piano di sopra” calpestabile (fate delle prove in metropolitana, provare per credere).
Interazione e personalizzazione
Tra le note buone di Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutants in Manhattan c’è una personalizzazione delle skill speciali delle nostre tartarughe mutanti, che potremo selezionare ed assegnare ad ognuna di esse. Oltre alle abilità (che avranno anche i propri livelli) potremo equipaggiare loro anche degli “amuleti” con effetti variabili, e che andranno a migliorare e potenziare le nostre tattiche di battaglia. Le skill possono essere usate in qualsiasi momento della battaglia, ma hanno bisogno di tempo per ricaricarsi: il tempo richiesto sarà diverso per ognuna di esse. Alcune di queste possono far interagire le tartarughe tra loro, creando dei veri e propri attacchi combinati, che oltre ad essere devastanti sono anche divertenti da vedere, in piena linea con l’ironia della saga animata. Durante le missioni in single player potremo anche cambiare l’utilizzo del personaggio, switchandolo anche nel pieno del combattimento! Scelta splendida, con la grave pecca di essere attuata tramite dei tasti decisamente scomodi. E se una tartaruga viene sconfitta? Potrà essere rianimata entro pochi secondi da uno dei compagni, oppure ormai K.O. verrà rimandato alla base per… farsi una scorpacciata di pizza e riprendere le forze, per poi tornare in campo. Se ci pensate un attimo, con queste caratteristiche (anche a livello elevato) sarà difficile con un po’ di pratica far finire a tappeto tutte le nostre tartarughe contemporaneamente e fallire la missione: se si rimane con un solo mutante a disposizione basterà farlo scappare lontano dai nemici o dal boss fino al ritorno degli altri tre della banda, e voilà, si torna a combattere!
Il multiplayer… e non solo
Anche qui qualcosa di buono è uscito fuori, ma solo in parte. La prima batosta arriva rendendoci conto che non esiste una modalità multiplayer in locale, e che dunque non sarà possibile giocare con gli amici sulla stessa console. Preso atto di questo, andiamo a parlare di un’esperienza multigiocatore online discretamente soddisfacente. Anche se le missioni che potremo affrontare saranno le stesse che abbiamo già vissuto nella storia principale, potremo farlo tenendo il comando di una sola tartaruga per giocatore, e dunque impersonando ognuno il proprio ruolo. Con l’aiuto di un party vocale della console o del pc, e tre amici, le esperienze e le tattiche da mettere in atto saranno buone e divertenti.
Le altre note dolenti però, risiedono nelle missioni stesse: ogni missione è una fase a se, durante le quali dovremo sconfiggere la criminalità con delle mini missioni nelle varie location, e tutte con dei livelli di difficoltà più o meno bassi contrassegnati con delle sirene. Una volta che ne avremo completate un numero soddisfacente, la barra con la sagoma del boss in alto si riempirà, e partirà dunque la sequenza video seguita dalla boss fight. I boss sono estremamente più forti, e sarà necessario saper giocare d’astuzia (e di rianimazione) per poterla scampare. Tutto questo sarebbe il massimo, se non fosse stato realizzato con meno approssimazione: purtroppo le piccole missioni sono monotone e ripetitive, tanto quanto i combattimenti stessi in strada contro i ninja, e la longevità di esse è esigua (rendendo poco longeva di conseguenza anche l’intera esperienza di gioco).
E il carisma?
L’ultima spiaggia per questo titolo, per essere definito un buon gioco, poteva essere una realizzazione artistica e carismatica di livello, ma purtroppo anche in questo il team di Platinum Games è riuscito ad offrire metà della torta. Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan richiama in pieno l’ironia, le battute, e la caratterizzazione dei personaggi della serie, e per fortuna le nostre tartarughe preferite non sono state private del loro singolare “sens de l’humour”. Ciò che manca è l’arte: il level design delle ambientazioni è stato realizzato con sufficienza, anche se non in modo minimalista. riesce a mantenere saldo lo stile fumettistico, ma lo fa con approssimazione, un vero peccato. Anche se leggermente migliori, i character design non si esentano da queste critiche.
Concludiamo citando un comparto audio che ci sta con la qualità, ma che non riesce a trasmettere niente di particolare: colonna sonora stabilmente freezata sulle solite note, e per nulla adrenalinica; doppiaggi realizzati molto bene, ma che paradossalmente rendono molto meglio per quanto riguarda i cattivoni di turno. Ultima nota: è lecito avere una guida che durante le missioni ci indirizzi nella direzione giusta, ma quando questa guida si ritroverà a darci indicazioni ripetitive, e soprattutto ogni 5 secondi, diventa decisamente stucchevole. Sì, stiamo parlando di April.