Split Fiction Recensione: un viaggio co-op tra viva immaginazione e avventure

La nuova avventura di Hazelight ci catapulta in un universo ludico sorprendente unendo platforming, puzzle e azione in cooperativa: ecco la recensione di Split Fiction!

Simone Lelli
Di
Simone Lelli
Editor in Chief
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri...
- Editor in Chief
Recensioni
Lettura da 10 minuti
9.5 Eccellente
Split Fiction

Se c’è un genere di gioco che sembra non conoscere limiti di fantasia e di sperimentazione, quello è il co-op. E se si parla di opere cooperative capaci di trasformare un concetto apparentemente semplice in un’autentica giostra di idee e situazioni, Hazelight Studios è senza dubbio uno dei nomi più importanti degli ultimi anni. Dopo aver raggiunto il traguardo di un Game of the Year con il loro precedente lavoro, il team guidato da un’inesauribile volontà di innovare è tornato con Split Fiction, un titolo che mischia un’anima giocosa, una forte componente narrativa e un cuore pulsante di platforming estremamente solido. Ma soprattutto, fa della collaborazione tra due giocatori l’ingrediente fondamentale di un viaggio che non è mai uguale a se stesso. Preparate la vostra fantasia e affiancatevi a qualcuno, che si parte con la nostra recensione di Split Fiction.

La premessa narrativa è tanto surreale quanto intrigante: Zoe e Mio, due scrittrici in erba ma sfortunate nella carriera, si ritrovano coinvolte in una bizzarra avventura virtuale quando accettano la proposta di una misteriosa azienda tech, speranzose finalmente di veder pubblicate le loro opere. Invece di conquistare l’agognata notorietà, il loro cervello diventa la fonte di un’estrazione di idee – una sorta di “estrazione di dati creativi” – fin troppo simile a un plagio sistematico. L’ironia con cui il gioco tratteggia la critica verso il furto di proprietà intellettuale e la mercificazione dell’arte risulta più che mai pungente: in un mondo (anche reale) sempre più dominato da “motori di plagio”, l’immersione di Split Fiction ci ricorda quanto il valore creativo sia inestimabile e vada protetto.

Un’anima co-op che scalda il cuore

Già nei primi minuti di gioco ci rendiamo conto di quanto sia immediato e preciso il sistema di movimento dei personaggi. Zoe e Mio possono saltare, effettuare un doppio salto, e persino un breve scatto a mezz’aria, rendendo ogni sezione platform scorrevole e raramente frustrante. Come in un buon film d’animazione, le due eroine si completano a vicenda, non solo a livello narrativo – essendo caratterialmente opposte, con battute taglienti e siparietti che fanno sorridere – ma anche nelle meccaniche di gioco. C’è sempre un passaggio, un appiglio o un puzzle in cui la cooperazione diventa la chiave per proseguire.

Ad arricchire il tutto ci pensano una serie di abilità come la corsa sui muri o la possibilità di utilizzare un rampino in certi livelli, rendendo possibili slanci spettacolari o passaggi mozzafiato. Persino i più inesperti con i platform troveranno piacevole la sensazione di “aiuto invisibile” che il gioco fornisce, senza però sminuire la sfida. In molti punti, basta un minimo errore di direzione per cadere nel vuoto, ma si respawna quasi istantaneamente accanto al compagno, limitando i tempi morti e incentivando l’azione continua. La fluidità è talmente curata che, anche nelle fasi più caotiche, è difficile innervosirsi: Split Fiction vuole innanzitutto regalare piacere e un sorriso costante a chi lo gioca.

Proprio come la precedente fatica di Hazelight, Split Fiction riesce a sfoggiare un ventaglio di situazioni di gioco davvero notevole. Il confine tra platform, action in terza persona, fasi di corsa estrema e momenti da “twin-stick shooter” si fa labile, trasformando ogni capitolo in un viaggio dentro l’immaginazione. Tutto nasce dai manoscritti di Zoe e Mio, che spaziano da mondi fantasy a scenari fantascientifici. Il continuo alternarsi tra draghi, spade incantate e città futuristiche illuminate da neon pulsanti non solo conquista lo sguardo, ma tiene alta l’attenzione del giocatore: non ci si abitua mai a un’unica ambientazione, perché dietro l’angolo la prospettiva può cambiare radicalmente.

Un secondo siamo a combattere contro dei cyber ninja su un’autostrada sospesa nel cielo, facendo a gara a chi riesce a raggiungere prima il prossimo check-point; il momento dopo ci ritroviamo in una zona fantasy bucolica, dove giganti mostruosi ci sbarrano la strada. Hazelight ha messo in piedi un carosello di idee – alcune più strampalate di altre – che si susseguono in rapida successione, al punto da non poter fare a meno di restare incollati allo schermo per vedere cosa ci riserva il futuro.

Ciò che sorprende è come nessuna di queste sperimentazioni risulti forzata: ogni capitolo di Split Fiction ha una sua identità precisa, con meccaniche spesso inedite e una direzione artistica coerente con il tema. È vero che alle volte, trattandosi di un gioco fortemente votato alla varietà, alcuni livelli possano sembrare più brevi o meno approfonditi di quanto si desidererebbe. Ma la sensazione prevalente è che ci sia sempre qualcosa di nuovo all’orizzonte.

Bossfight e spettacolari momenti clou

Un paragrafo a parte lo meritano i boss. Se nella parte fantascientifica assistiamo a scontri più dinamici, scanditi da esplosioni e laser che ricordano certi shooter arcade, nelle ambientazioni fantasy si incontrano creature imponenti, colossi degni di un racconto epico. E spesso per avere la meglio bisogna collaborare, magari uno distrae la bestia mentre l’altro si arrampica su un punto debole. Oppure, in perfetto stile cooperativo, ciascuno dei due personaggi attiva un meccanismo che indebolisce il boss, scatenando poi un assalto combinato.

Spesso, proprio le boss fight finiscono per essere la parte più adrenalinica, con checkpoint ravvicinati che riducono la frustrazione di dover ricominciare tutto da capo. È capitato di venire colpiti subito dopo un respawn, perdendo una vita in modo un po’ ingiusto, ma per fortuna non si è mai costretti a ripetere lunghi segmenti. Con un po’ di coordinazione e pazienza, ogni scontro si supera, lasciandoci addosso la sensazione di aver condiviso un’impresa memorabile con l’altro giocatore.

È da lodare anche la scelta di rendere il gioco accessibile a un pubblico molto ampio: la presenza di checkpoint generosi, un sistema di respawn immediato e la possibilità di saltare alcune sezioni troppo ostiche (in caso ci si blocchi per troppo tempo) fanno di Split Fiction un’opera adatta a coppie di amici che non condividono lo stesso livello di esperienza, a genitori che vogliono divertirsi con i figli o persino a partner che desiderano avventurarsi insieme in un videogioco senza troppi pensieri.

Pur non risultando mai davvero punitivo, il titolo trova comunque il modo di tenere sulle spine i giocatori più smaliziati, inserendo momenti in cui la coordinazione deve essere perfetta: pensiamo a sezioni in cui bisogna alternarsi nel premere leve a tempo, passaggi acrobatici da eseguire all’unisono, corse mozzafiato su piattaforme che crollano in sequenza. Insomma, la sfida c’è, ma non diventa mai il perno centrale dell’esperienza. L’obiettivo principale è condividere un viaggio, ridere degli errori e gioire dei successi in compagnia.

Una direzione artistica che lascia il segno

Dal punto di vista estetico, Split Fiction stupisce per la varietà di ambienti e la cura dei dettagli. Si passa dal fiabesco al cyberpunk con disinvoltura, ma senza mai dare l’impressione di uno stacco eccessivamente forzato. Il merito va a un motore grafico stabile e a un comparto artistico che si prende alcune licenze stilistiche per “sfumare” i confini tra un mondo e l’altro. Un discorso simile vale per la colonna sonora, che adatta i suoi toni alle ambientazioni: fanfare eroiche nei passaggi fantasy, ritmi sintetici nei momenti sci-fi, intervallati da brani più leggeri nelle fasi di intermezzo. L’audio, inoltre, valorizza ogni nuova abilità introdotta con effetti sonori ben realizzati, rendendo particolarmente soddisfacenti movimenti come l’aggancio del rampino o l’impatto di un colpo inferto a un nemico.

Zoe e Mio funzionano a meraviglia come coppia. Da una parte c’è Zoe, la sognatrice romantica che proietta nelle sue storie fantasy il desiderio di creare mondi magici e avventure eroiche. Dall’altra, Mio, con un carattere più cinico e un pensiero rivolto alla fantascienza, alla tecnologia e agli scenari futuristici. Quando si incontrano, scattano dialoghi pieni di ironia e di piccole schermaglie, ma proprio in queste differenze si nasconde la forza del loro rapporto. Emerge infatti un bel messaggio sul potere della collaborazione: solo smussando gli angoli e unendo il meglio dei loro due mondi, Zoe e Mio possono sfuggire al controllo dell’azienda tech e riconquistare il diritto alle proprie idee. In più di un’occasione, i filmati e le cutscene riescono a dare profondità a questa relazione, facendo trasparire la vulnerabilità di entrambe. Non serve un dramma eccessivo per coinvolgere: bastano battute, dispetti e un confronto graduale che culmina nel desiderio di salvarsi a vicenda.

Split Fiction
Eccellente 9.5
Voto 9.5
Condividi l'articolo
Editor in Chief
Segui:
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.