Dal prossimo 6 settembre sarà proiettato nelle sale Slender Man, il film Horror dedicato all’altissimo demone senza volto creato da Eric Knudsen (in arte Victor Surge). Il personaggio nasce come opera di fantasia per un concorso di illustrazioni a tema horror (nel 2009), però diventa subito soggetto di creazioni di fan (come ad esempio creepy pasta, giochi indie e storie fan made).
Dalle descrizioni su internet emerge che Slander Man è un personaggio di fantasia creato per essere un demone in smoking molto alto, dagli arti lunghissimi, munito di tentacoli (che gli fuoriescono dalla schiena) e dal tratto distintivo di non avere alcun connotato facciale (sebbene alle volte sia stato raffigurato con una enorme bocca). Questo personaggio è famoso per essere un rapitore di persone (specialmente bambini).
Nel corso degli anni il fenomeno “Slender Man” è andato via via crescendo e allargandosi con diverse storie (di cui alcune fatte passare come avvistamenti reali). Purtroppo però non sono mancati gli eventi spiacevoli legati al demone senza volto, infatti il personaggio è stato usato come capro espiatorio per il tentato omicidio di una dodicenne americana nel 2014 a opera di due sue coetanee.
Proprio a causa dell’angosciante fatto, alcuni cinema americani hanno deciso di non trasmettere il film (aderendo a una petizione lanciata dal padre di una delle due carnefici), perché ritenuto inappropriato alla luce dei fatti (anche se la pellicola né tratta, né accenna riferimenti all’accaduto).
Ora che abbiamo analizzato a grandi linee le origini di questa grottesca figura possiamo proseguire con la recensione del film dedicato al famosissimo spilungone senza faccia, firmato dal regista francese Sylvain White e distribuito da Warner Bros.
Trama
In una piccola cittadina del Massachussetts, quattro ragazze (Katie, Wren, Hellie, e Chloe) decidono di dimostrare che la leggenda del famigerato demone Slender Man (interpretato da Javier Botet) altro non è che una stupidaggine e, convinte di ciò, eseguono il rituale necessario per evocare la spaventosa figura tentacolata e senza volto. Inizialmente sembrano riuscire nell’intento, ma le cose cambiano drasticamente dopo che una di loro scompare misteriosamente durante una gita scolastica.
Analisi del film
La pellicola riesce a diluire bene la tensione e l’ansia che inevitabilmente si insinua a poco a poco nello spettatore. I ritmi serrati tra Jump scare, scene ansiogene e i pochi momenti usati per stemperare la tensione rendono il film godibile per buona parte della sua durata (93 minuti).
L’opera racconta uno Slender Man leggermente differente rispetto al demone conosciuto attraverso le creepy pasta e i videogiochi a lui dedicati. Nel film l’altissimo senza volto viene dipinto come una specie di virus che si insinua nella mente di chi lo evoca perseguitandolo e causandone la sparizione, la morte oppure, nel migliore dei casi, la perdita del senno.
Una pesante nota di demerito va fatta agli effetti speciali del film che, sebbene sembrino (per buona parte della pellicola) accettabili, non rendono adeguatamente il personaggio che dà il nome all’opera cinematografica: infatti quest’ultimo viene mostrato pochissimo (sfruttando soprattutto piccoli escamotage di luci e ombre che rendono difficile una buona delineazione della creatura) rendendo quindi l’idea che lo Slender sia più una fantasia dei personaggi (nata forse dalla troppa suggestione) e non un vero e proprio pericolo sempre in agguato e al quale è praticamente impossibile sfuggire.
Nelle uniche (poche) parti in cui la creatura demoniaca viene mostrata per intero e nitidamente, questo non sembra altro se non un grosso manichino animato (e aggiungerei in maniera pessima). Fortunatamente la situazione viene salvata dalla colonna sonora dell’opera, ben realizzata e incalzante con l’intero ritmo del film, composta per di più da suoni (a tratti disturbanti) che riescono a mantenere alto il fattore ansia e vestono le scene horror di una tinta surreale che tiene però lo spettatore sempre all’erta.
Un altro grande aiuto, per sopperire agli effetti visivi, lo dà il cast, composto per lo più da giovani e talentuosi/e attori/attrici quali: Joey King (Wren), Annalise Basso (Katie), Julia Goldani Telles (Hellie), Jaz Sinclair (Chloe), Taylor Richardson (Lizzie) e Alex Fitzalan (Tom). Questi ragazzi/e sono riusciti/e a portare sullo schermo delle interpretazioni degne di nota che sono state in grado di riuscire laddove gli effetti speciali hanno fallito, portando sullo schermo un grado di realismo che altrimenti sarebbe stato impossibile raggiungere.
Conclusioni
Il film si vende come un buon film horror, in grado di mantenere alta la tensione laddove è necessario, ma che purtroppo però soffre di un’effettistica grafica debole che rende il tutto molto meno realistico di come vorrebbe sembrare, portando il personaggio ostile (che dovrebbe rappresentare una minaccia costante), a essere poco più che un ombra riflessa sul muro (e un modello 3D male animato piuttosto che un attore in costume).
Fortunatamente l’interpretazione degli attori e delle attrici, unita alla buona colonna sonora che accompagna l’ora e mezza di durata della pellicola, riescono bene nell’intento di risollevare la godibilità del film rendendolo un prodotto accettabile.