Come vedreste l’idea di vestire ancora una volta i panni di Sam Stone, un anno e mezzo dopo l’uscita dell’ultimo capitolo, in una lotta a suon di proiettili nel bel mezzo dell’innevata Siberia, tra orde di alieni invasori incavolati, edifici industriali e un discreto numero di novità al seguito? Serious Sam: Siberian Mayhem in breve è proprio questo, e oggi lo analizziamo in sede di recensione.
Gli eventi di questo nuovo capitolo vanno ad inserirsi in quella parte del puzzle che mancava in Serious Sam 4 (qui la nostra recensione), ponendosi nell’arco temporale prima della missione finale di quest’ultimo: Siberian Mayhem è fondamentalmente un DLC Stand Alone che riuscirà a regalarci una buona quantità di nuove carneficine virtuali a ritmo di proiettili. Sottolineo che data la sua natura stand alone, non è necessario possedere Serious Sam 4 per poter giocare questo capitolo.
Bentornato, Sam!
L’inizio del gioco ci vede catapultati senza troppi complimenti nei territori innevati siberiani, dove il nerboruto Sam Stone è a caccia del generale traditore, che è passato dalla parte degli alieni recitando una parte disastrosamente importante nelle vicende. Questi ha cercato rifugio, ma il nostro eroe non si è dato per vinto, seguendolo in capo al mondo… trovando come sempre estrema resistenza da parte delle orde aliene.
Le strutture industriali e gli edifici di comunicazione però saranno solamente l’inizio della caccia a Brand, e per circa 6/7 ore di gioco (dedicandovi anche agli obiettivi secondari) vi sposterete in lungo e in largo in diverse location – che non vi anticipiamo – per avere la meglio e compiere determinati obiettivi. Avrete anche modo di incontrare, come anche nel gioco principale, dei personaggi secondari, anche con una fama paragonabile a quella dello stesso Sam.
Purtroppo l’albero delle abilità del nostro eroe sarà azzerato, ma data la longevità ridotta del gioco e una familiarità acquisita, non dovrebbe essere un problema per voi sfruttarlo sapientemente. Sul piano del gameplay non troviamo praticamente differenze rispetto a Serious Sam 4, anche se alcune aggiunte di rilievo sono state fatte dal punto di vista delle armi e dei mezzi. Guidando qua e la con la motoslitta, passando per un Mech corazzato ed equipaggiato con una motosega gigante al posto di un braccio, fino ad arrivare a una balestra in grado di fare davvero male.
Tornano anche i gadget, sempre utilissimi e pazzerelli, che si alternano con il ritrovamento di diari audio e di documenti che vanno a descriverci cosa effettivamente sta accadendo (o è appena accaduto.
A livello di difficoltà, chiaramente molto dipende da quella che potete scegliere all’inizio del gioco (come sempre con una buona varietà di livelli a disposizione), ma il linea generale ci è sembrato leggermente più spinto di Serious Sam 4, soprattutto in determinate occasioni (addirittura negli obiettivi facoltativi) dove è stato necessario più di qualche try per studiare una strategia funzionale e per passare alla fase successiva. Già, perché questo Siberian Mayhem è frenetico quanto basta, ma bisogna saper gestire e dosare il tutto, sia in base alla situazione, sia in base alla build che stiamo creando grazie alle abilità sbloccate.
Qualche alieno in meno
Sul piano tecnico non troviamo particolari differenze rispetto al capitolo principale, tanto che – come anche concettualmente – ci sembra di star ancora giocando a una versione pocket di Serious Sam 4. Questo tuttavia va rapportato anche al fatto che il prezzo di Serious Sam; Siberian Mayhem non è affatto proibitivo, e per il livello di esperienza che propone (e alla sua durata), la convenienza nell’acquistarlo c’è, e non è poca, cosa di cui abbiamo tenuto conto per la valutazione finale di recensione.
Graficamente troveremo ad aspettarci dei livelli di gioco molto gradevoli all’occhio, paesaggi che a volte cozzano un po’ con il putiferio di proiettili che si scatenerà ad ogni passo. Anche se non gridiamo al miracolo da questo punto di vista, abbiamo trovato molto apprezzabile il restyling di alcuni modelli per quanto riguarda le armi e i mostri, cosa che di certo non fa ma le e ci fa sentire ancor più nelle viscere il “cambio di clima”.