Il titolo che analizziamo oggi in recensione è Scorn, un titolo controverso, sanguinoso e raccapricciante. Tutti lo attendevano silenziosamente, pronti a scoprire la magia tenebrosa di questo nuovo mondo horror, letteralmente da brividi, quelli veri. Il nuovo videogioco sviluppato da Ebb Software ed edito Kepler Interactive è chiaramente ispirato alle meraviglie già create nel corso degli anni dalle menti di H.R. Giger e David Cronenberg, solo per citarne due. Grandi artisti del mondo dell’orrore, in grado di costruire prodotti indimenticabili quali La mosca, Videodrome, Crimes of The Future, Alien e molti altri ancora. Dunque, un videogioco di quelli che sanno davvero come accompagnarvi negli incubi più profondi, fin da svegli.
Non possiamo negarvi che, finita l’esperienza rapida ma decisamente intensa garantita da Scorn, abbiamo dovuto riflettere un po’ su come parlarvi del prodotto e dargli la giusta attenzione pur con obiettività. Ed ecco finalmente la nostra recensione sul gioco che, forse, è stato tra i più disturbanti che abbiamo provato negli ultimi anni, e in grado di intrattenerci al punto giusto nonostante delle lacune di gameplay, che valuteremo insieme.
Ma partiamo dal principio, al fine di concludere quest’introduzione nel modo più corretto e completo possibile. Cos’è Scorn, all’atto pratico pratico? Cosa dovete aspettarvi dal titolo, se non lo avete ancora provato o se magari non avete visto altro che qualche frame di gioco? Scorn, per chi non lo sapesse già, significa disprezzo, e questa sensazione l’abbiamo avvertita chiaramente, come se il naso ci si arricciasse in senso di turbamento e le sopracciglia si aggrottassero per paura di quello che sarebbe arrivato di fronte al nostro sguardo, innocente e ignaro fino a quel momento.
Il titolo realizzato da Ebb Software è un viaggio silenzioso, senza dialoghi o colonna sonora, che ci porta in un luogo completamente sconosciuto e in dinamiche che dovremo intuire tentando ed errando. Tra puzzle, combattimenti ed eviscerazioni portate a termine da macchinari robotici disturbanti, il prodotto saprà come trascinarvi. Ma non metaforicamente bensì letteralmente, tra pozze di sangue e nemici deformi lungo tutta l’intricata mappa. Entriamo nel dettaglio del titolo che abbiamo avuto il piacere di provare su Xbox.
Lamenti e deformità, in un mondo privo di parole
Partiamo con una premessa, prima di entrare nel merito della narrazione, del design e del gameplay di Scorn: si tratta effettivamente di un gioco molto oscuro e macabro, pensato per imprigionarvi all’interno di un’ambientazione raccapricciante che non conoscete, in cui non sapete come sopravvivere o cosa dobbiate fare. Indubbiamente, si tratta di un prodotto altamente sconsigliato a chiunque abbia timore di vedere e/o prendere parte a scene crudeli, molto esplicite e talvolta complicate da tollerare. Scorn non è un “horror wannabe” ed è, da un punto di vista di design della mappa e dei personaggi, estremamente spaventoso. La disavventura parte con un momento difficile da interpretare: tra un semplice risveglio o una vera e propria rinascita, il personaggio di cui prederemo possesso spalanca gli occhi e si stacca a forza da questa sorta di macchina/creatura con cui sembra essersi fuso.
Si alza e, da quel momento il gioco diventa in prima persona, senza alcuna informazione a disposizione. Quale strada prendere? Cosa dovremmo fare? Dovremmo cliccare su quell’oggetto oppure potremmo fare un danno e risvegliare qualcosa di temibile? Non c’è modo di saperlo, senza rischiare. Ogni passo avanti sarà un passo nell’ignoto e, talvolta, ci saranno da affrontare molti enigmi ambientali.
Con un po’ di pazienza si risolveranno, non temete. Non vi diremo che tipologia di enigmi o cosa potrebbero causare perché, dato che la bellezza e la natura dolorosa di Scorn si trovano proprio in questo continuo salto nell’ignoto, sarebbe scorretto nei vostri confronti. Ci teniamo a dirvi però che i puzzle non sono la parte meno avvincente, come si potrebbe pensare. Si tratta bensì degli elementi principali per la progressione del gameplay e spesso sono piuttosto ingegnosi. D’altro canto, abbiamo trovato un po’ “lenti” e meno funzionali i combattimenti nel corso del titolo.
A disposizione avremo varie tipologie di equipaggiamento e le prime armi risulteranno particolarmente legnose da gestire. I combattimenti appaiono impari: i danni inflitti dai nostri nemici sono molti e da parte nostra la risposta sarà lenta e meno efficiente di quanto ci si aspetterebbe. Il che è frustrante da provare, soprattutto tenendo presente che ci si ritrova catapultati in un mondo davvero oscuro, sotto ogni aspetto.
Dunque, quella che dovrebbe essere la nostra ricerca di una via d’uscita da quel mondo alieno – che sia per volontà nostra o del personaggio, non potremmo mai saperlo chiaramente – viene scandita da questi elementi semplici, elementi che si sposano perfettamente con il tipo di narrazione scelta dal team di sviluppo.
Luoghi macabri, corridoi angusti, stanze ampie e gigantesche che ci hanno ricordato senza dubbio le location di Prometheus, film diretto da Ridley Scott. L’insieme funziona, ma mentiremmo se vi dicessimo che lottare con i mostri di Scorn non ci abbia frustrato a sufficienza. Il design è, invece, ineccepibile sotto ogni aspetto. Da rabbrividire per la realizzazione e la cura minuziosa dei dettagli. Un’opera horror di buon livello senza alcun dubbio, consigliata agli appassionati di ambientazioni simili.