Rise of the Ronin, Recensione della versione PC: è ora di fare la storia… di nuovo!

Ecco la recensione della versione PC di Rise of the Ronin, il tentativo di Team Ninja di applicare il suo consueto gameplay action all'impianto open world. Ce l'avrà fatta?

Alessandro Giovannini
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Alessandro Giovannini
Staff Writer
Cinema e videogiochi: le mie due più grandi passioni. Da bambino mi alzavo presto per giocare con il Sega Mega Drive II prima di andare a...
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Recensioni
Lettura da 15 minuti
7.5 Buono
Rise of the Ronin

Esattamente un anno fa Koei Tecmo pubblicava Rise of the Ronin come esclusiva PS5. L’action a mondo aperto sviluppato da Team Ninja è stato un discreto successo, tanto da decretarne ora l’approdo anche su PC forte di un apparato tecnico migliorato, con supporto ad altissime risoluzioni – fino a 8K – oltre che compatibilità con monitor ultrawide, per la massima spettacolarità. Basteranno queste migliorie a fare del titolo un degno competitor dell’imminente Assassin’s Creed Shadows?

Un Giappone in bilico

Il gioco è ambientato nel periodo Bakumatsu, quella delicata e tumultuosa fase storica a cavallo tra la fine dello shogunato Tokugawa e la restaurazione del predominio imperiale sotto l’egida di Mutsuhito, sovrano la cui dinastia si è perpetrata sino ad oggi. Non si è trattato di una transizione di potere indolore: violenze, sotterfugi, tradimenti e guerre aperte tra clan hanno precipitato il Giappone in una sorta di guerra civile durata svariati decenni, nella quale l’ingerenza delle potenze occidentali, che hanno costretto il paese ad aprire i porti al commercio estero decretandone la fine di secoli di isolazionismo, ha giocato un ruolo fondamentale. E l’avvio della storia di Rise of the Ronin avviene proprio all’indomani dell’arrivo delle Navi Nere dell’ammiraglio Perry nella baia di Tokyo nell’estate del 1853.

Impersoniamo una Lama Gemella, samurai che lavora sempre coppia e che è al servizio di un clan ostile allo shogun, e siamo inviati in missione con il precipuo scopo di eliminare Perry facendo saltare qualsiasi tipo di negoziato tra governo giapponese e forze straniere. La missione però non andrà come previsto, e il nostro compagno (o compagnia, a seconda del sesso che decideremo di impersonare a inizio partita) sarà dato per morto. Tempo dopo, venuti a conoscenza del fatto che potrebbe essere ancora vivo, proveremo a metterci sulle sue tracce, venendo irrimediabilmente immischiati nelle complesse trame politiche del Giappone degli anni Sessanta dell’Ottocento, un’epoca chiave che ha plasmato per sempre il futuro della storia del paese, sconvolgendone la società e decretandone il traumatico ingresso nel mondo moderno.

Ed è proprio il setting storico l’aspetto più affascinante, nonché il vero valore aggiunto di Rise of the Ronin. Un’epoca di cambiamenti epocali per un paese che in pochi decenni si è trovato a passare da una società feudale basata su clan all’essere una moderna potenza tecnologica riunita sotto un’unica bandiera, assicurandosi la sopravvivenza nel mondo contemporaneo eppure condannandosi irrimediabilmente a perdere parte della sua identità. Immergerci in questo complicatissimo scacchiere di alleanze, calcoli politici, fortissimi ideali e biechi giochi di palazzo, incrociando il cammino di tanti personaggi storici che magari sono poco conosciuti in Occidente ma che sono per il Giappone l’equivalente dei mille personaggi del Risorgimento per noi italiani, è qualcosa di emozionante. La passione per la storia nazionale traspare dal lavoro degli sviluppatori di Team Ninja, che hanno profuso i loro sforzi nel restituirci l’anima di un paese squassato nelle sue fondamenta e incerto circa un futuro pieno di incognite, verso il quale dev’essere disposto a mutare profondamente per non soccombere ai terremoti della Storia.

Un’incertezza politica che si traduce in una storia parzialmente plasmabile dalle azioni del giocatore che, sebbene non sia mai davvero in grado di riscrivere la Storia, potrà comunque osservarne lo sviluppo dal punto di vista di fazioni avversarie, a seconda che decida di supportare personaggi e/o svolgere azioni pro o contro lo shogunato. A volte non sarà semplice districarsi nel groviglio di nomi, date ed eventi, specie se non masticate storia giapponese ogni giorno, ma una nutrita sezione enciclopedica, che si va ad aggiornare man mano che proseguiamo nell’avventura, riesce a colmare con efficacia le lacune principali di un neofita, permettendogli di non perdere mai la bussola circa ciò che sta accadendo. Va detto comunque che se la narrazione non manca di interesse, pecca invece di pathos e spettacolarità: spesso i personaggi prendono le loro decisioni dopo una consultazione generale, e raramente la sceneggiatura è capace di offrire variazioni significative a un impianto che trascina la storia una missione dopo l’altra a suon di ritrovi carbonari in cui si stabilisce di volta in volta la linea d’azione.

Non era facile tenere le redini di un affresco storico così complesso, popolato di decine e decine di personaggi, senza perdere di coesione né viceversa risultare dispersivi. Team Ninja c’è riuscito, pagando lo scotto di una narrazione alle volte troppo ingessata e senza picchi emozionali che siano davvero in grado di coinvolgere il giocatore, specie riguardo ai destini individuali dei tanti comprimari. Certo, volendo si possono approfondire le storie individuali di molti di loro affrontando le relative subquest – peraltro molto utili per ottenere potenziamenti, denaro ed equipaggiamento pregiato – ma l’impressione e che un maggior equilibrio in fase di campagna principale, tra macro e micro Storia avrebbe giovato a un racconto più partecipativo e coinvolgente.

Maestri d’arme

In ogni caso in Rise of the Ronin non si perde certo tempo a suonare il koto o a esercitarsi nella calligrafia. C’è una pletora di attività secondarie con cui  intrattenersi – nulla di troppo originale in verità – ma per la maggior parte del tempo faremo una cosa sola: combattere. L’essenza del gioco è un impianto action variegato e accessibile al tempo stesso, che mescola la consueta profondità dei sistemi elaborati da Team Ninja e una maggior dose di tolleranza all’errore rispetto ai loro titoli precedenti, come dimostra l’introduzione di un selettore del livello di difficoltà. Lungi dal rendere il gioco una passeggiata di salute, anche a livello Facile non si fanno troppi sconti al giocatore, concedendogli solo un po’ di damage output in più – e viceversa una maggior resistenza ai fendenti avversari. Ma se pensate che ciò vi esima dal giocar bene, avete fatto male i conti.

Rise of the Ronin offre una moltitudine di tipi di armi differenti, sia per il combattimento corpo a corpo – dove vi diletterete nell’utilizzare katane, alabarde, ance, doppie spade e altri strumenti più eccentrici – sia per quello dalla distanza, comprensivo sia di strumenti da ninja come shuriken e archi sia di armi da fuoco di fattura occidentale come pistole, fucili e baionette. La varietà non si esaurisce nel numero e nella tipologia delle armi, ma è arricchita dagli stili di combattimento. Essi si ispirano alle tradizioni di  arti marziali giapponesi, sono intercambiabili e necessitano del giusto addestramento per poter essere apprese, e ciascuna cambia sensibilmente il modo di usare una specifica arma, modificandone di fatto i moveset tanto per gli attacchi veloci quanto per quelli pesanti e per alcune tecniche speciali.

Se per le armi da taglio ci si traduce grossomodo nelle classiche varianti tra postura alta, media e bassa, scoprirete che il ventaglio delle possibilità è estremamente più ampio di così, e che ogni stile di combattimento è più o meno efficace contro determinate tipologie di armi, e contro altrettanti stili. Siccome le combinazioni possibili sono svariate decine, fortunatamente il gioco ci viene incontro non demandando a noi il compito di apprendere tutto a memoria o procedere per tentativi ed errori: un comodo indicatore accanto alla barra di salute nemica ci avviserà sempre se lo stile che stiamo adottando è efficace, neutro o inefficace contro di esso.

Per ogni arma potremo pre-caricare fino a tre stili di combattimento (a patto di averli imparati) e potremo cambiarli in tempo reale nel mezzo del combattimento, adattandoci a differenti tipologie di avversari. Inoltre potremo avere sempre equipaggiate due armi a corto raggio e due a lungo raggio, per poterci adattare a ogni situazione. Tale varietà può generare un po’ di confusione in prima battuta, ma dopo poche ore riuscirete ad assimilare ogni componente del sistema e non sarà difficile padroneggiarlo. Quanto agli avversari in sé, essi saranno sempre piuttosto agguerriti, e non esiteranno a cercare lo scontro a tutti i costi. Alcuni sono ostici da buttare giù, e determinati boss potranno darvi filo da torcere infliggendovi combo devastanti.

Per far fronte a ciò potremo ricorrere a occasionali compagni di missione – quando li abbiamo con noi possiamo cambiare personaggio in tempo reale nel mezzo dello scontro – ma soprattutto dovremo imparare a padroneggiare le deviazioni, vere pietre angolari di questo combat system. Il sistema prevede anche parate e schivate, ma le deviazioni sono sempre la chiave di volta per vincere gli scontri: riuscire a effettuarle al momento giusto, specie in concomitanza coi colpi più cruenti dei nemici evidenziati da un bagliore rosso, ci consentirà di abbassarne l’equilibrio complessivo fino ad azzerarlo, esponendoli alla mercé di colpi di grazia devastanti. Questa meccanica è estremamente utile in tutto il gioco, ma è pressoché indispensabile nelle bossfight, molte delle quai poggiano sulla ripetizione di parata e risposta per poter essere superate.

Nel gioco ci sono anche meccaniche stealth, sebbene molto basilari: muoverci nell’erba alta ci renderà invisibili, arrivare dietro a un nemico ignaro ci permetterà di eliminarlo con un sol colpo, e anche da un punto sopraelevato potremo effettuare un’esecuzione silenziosa. Inoltre avremo a disposizione un rampino che potremo usare tanto per muoverci velocemente e raggiungere punti di vantaggio, quanto per attirare a noi gli avversari o scagliargli contro barili esplosivi o altri elementi distruttibili. L’AI nemica e fin troppo exploitabile da questo punto di vista, rendendo spesso triviale la pulizia di intere aree, tanto più che gli avversari umani sembrano essere quasi del tutto sordi, e spesso non si accorgeranno di una schermaglia che avviene a pochi metri da loro. I nemici animali saranno un po’ più reattivi, ma si tratta di un’esigua minoranza considerando l’approccio storico e realistico del gioco. Per la maggior parte dell’avventura, quindi, avremo a che fare con soldataglia poco reattiva, almeno nelle mappe aperte. Il sistema darà infatti il meglio di sé nel corso delle missioni principali, che avvengono sempre in spazi chiusi o aree aperte molto circoscritte, che rende più difficile perdere l’aggro nemico, come invece succedere in continuazione nell’open world.

Cintura nera di PC

Rise of the Ronin non era certo un vertice tecnologico al momento della sua uscita a marzo 2024 (qui la nostra recensione del titolo nella sua prima versione), e ciò ne ha probabilmente facilitato l’approdo su PC in modo indolore. Anzi, la conversione ha portato con sé dei vantaggi preclusi alla controparte console, come il supporto ad altissima risoluzione e ad alti framerate (fino a a 8K/120pfs), nonché la compatibilità con monitor SuperUltraWide (32:9 o 32:10). Sono altresì disponibili il supporto alla tecnologia ray tracing, all’HDR (di cui potremo settare in singoli parametri di luminanza, saturazione, contrasto eccetera) e ai 3 algoritmi di upscaling più diffusi, ovvero DLSS di Nvidia, FSR di AMD e il giovane XeSS di Intel.

Le impostazioni grafiche sono variegate e consentono di modificare moltissimi parametri, adattando l’esperienza ad un ampio ventaglio di hardware. È possibile scegliere tra vari preset o adottarne uno personalizzato per andare a lavorare di fino su ogni singolo parametro. Si può impostare un framerate massimo, e anche optare per una risoluzione dinamica a parità di framerate, a seconda che vogliate o meno massimizzare la fluidità piuttosto che la definizione dell’immagine. Stranamente, al momento non esiste la possibilità di avviare il gioco in modalità fullscreen, potendo optare solamente per la riproduzione in finestra o a schermo intero senza bordi. Potremo inoltre agire sulla qualità delle texture, la densità delle volumetrie, l’occlusioen ambientale e il numero di NPC renderizzati contemporaneamente, per adattare il meglio possibile il carico di lavoro alle prestazioni della nostra GPU.

In definitiva si tratta quindi di un’ottima conversione, anche se durante la nostra prova abbiamo riscontrato qualche rallentamento ingiustificato anche a risoluzione FullHD. Si tratta di episodi saltuari, ma che sono indice di un residuo margine di ottimizzazione. Inoltre è da sottolineare una fisica a volte bizzarra, che tende a scaraventare lontanissimo o a far addirittura sparire alcuni elementi distruttibili non appena ci passiamo sopra col piede o li urtiamo. Anche questo capita di rado, comunque, e non è nulla che una patch correttiva non possa risolvere in tempi brevi: probabilmente però si è preferito non tardare oltre con la pubblicazione per anticipare di qualche settimana l’uscita di Assassin’s Creed Shadows, altro action-adventure open-world di ambientazione giapponese con cui Team Ninja ha deciso saggiamente di non voler competere.

Rise of the Ronin
Buono 7.5
Voto 7.5
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Cinema e videogiochi: le mie due più grandi passioni. Da bambino mi alzavo presto per giocare con il Sega Mega Drive II prima di andare a scuola; al pomeriggio guardavo Terminator 2 fino a consumare il nastro della VHS; di sera mi cimentavo nelle avventure grafiche di Lucas Arts sul glorioso PC con Windows 95. Poi sono venuti gli studi e la laurea in cinema oltre al lavoro come videomaker freelance. In tutto ciò non ho mai abbandonato il gaming, che ho combinato con la mia passione per la scrittura e il mio approccio analitico.