In un mondo videoludico governato sempre più dal potere economico e dal marketing massiccio dei Tripla A odierni, la piccola grande nicchia degli indie vede la propria ancora di salvezza e dimensione esistenziale nell’utenza PC e nella piattaforma Steam di Valve, vero e proprio rifugio per i piccoli sviluppatori indipendenti. Non che su console il genere indie sia assente, ma è più giusto dire che sulle ammiraglie di Sony (specialmente) e Microsoft sono i titoli indipendenti con un medio-grande budget alle spalle, come i recenti e riuscitissimi Inside e The Witness. I piccoli sviluppatori sono quindi paragonabili al vecchio artigiano del mondo di oggi, in difficoltà nelle loro minute botteghe ma con ancora tanto da dare e dimostrare; è proprio questo il caso di Red Rope: Don’t Fall Behind, interessantissimo titolo indipendente che abbiamo avuto modo di provare prima al GameRome, poi durante il Games Industry Day, ed infine con un massiccio gameplay casalingo per la nostra recensione. Scopriamo insieme cosa il piccolo team Yonder è riuscito a fare con questo titolo!
La leggenda del filo rosso
Red Rope: Don’t Fall Behind è un titolo chiaramente ispirato alla leggenda del filo rosso, storia popolare di origine cinese diffusa in Giappone. “Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella“; è proprio questa la meccanica principale che caratterizza il gioco e il gameplay dello stesso, con i due protagonisti del titolo che si ritrovano soli in questo misterioso e profondo dungeon, armati solamente del filo rosso che li congiunge e del coraggio che dimostreranno nell’avanzare dei livelli in cerca di un’insperata via d’uscita. La narrazione sarà un’importante concetto in questo interessante titolo ma, visto il forte carattere simbolico che permea la produzione, andrà più dedotta che seguita: è più corretto infatti parlare di “Lore” del mondo di gioco, con un dungeon ricco di piccolezze da notare, leggere e sulle quali speculare; la presenza di numerosi NPC e incisioni sarà dunque fondamentale per tentare di far chiarezza in tutto questo minimalismo, con anime tormentate, strani musicanti e venditori di vite che non esiteranno a darci piccoli indizi su tutto quello che sta succedendo.
C’è da dire che il tutto funziona alla grande, con questo alone di mistero che spinge il giocatore a cercare di capire dove siamo e cosa succede, oltre al perché di tutto questo: nonostante l’estremo minimalismo il background del titolo è quindi veramente profondo e importante, strizzando l’occhio a una nota produzione From Software che da questo punto di vista ha fatto scuola in questi anni. Citando nuovamente la software house del geniale Miyazaki, la struttura ciclica del labirinto donerà ulteriormente un senso di claustrofobia al videogiocatore, rafforzando la sua idea di impossibilità di fuga ma spronandolo comunque a scoprire il più possibile di queste misteriose segrete: la sua struttura è infatti paragonabile a un mandala , il cerchio-circonferenza rappresentante la figura del tempo Orientale.
L’unione fa la forza.
Red Rope: Don’t Fall Behind è essenzialmente un titolo 2D ad enigmi dotato di un gameplay appagante, incentrato totalmente sulla corda che lega gli amanti e sulla coordinazione. Il gioco nasce infatti come un’appagante esperienza multiplayer cooperativa, con la possibilità di giocare il titolo in solitaria controllando entrambi gli elementi della coppia. Il punto focale dell’esperienza di gioco è senza dubbio la coordinazione dei movimenti e la sinergia fra i giocatori, assolutamente fondamentale per il corretto proseguo dell’avventura: un po’ come succedeva in Brothers il minimo errore porterà alla sconfitta, pertanto una profonda pianificazione dei movimenti è decisamente necessaria; tutto questo, testato personalmente con il mio compagno di redazione Jan-Meister, porterà ad una crescita di affinità inaspettata e altrettanto piacevole, con dei movimenti che pian piano diverranno sempre più naturali e automatici. E’ proprio questa la componente fondamentale del gameplay di Red Rope, un’esperienza unica che non resta vincolata al piccolo schermo ma si espande anche nella vita reale, con un aumento esponenziale di cenni d’intesa e, perché no, di qualche occhiataccia dovuta a qualche banale errore; un senso di appagamento incredibile conquista il giocatore al superamento di qualche impervio enigma, esperienza che non mancherà di amplificarsi sempre più durante le circa 15 ore necessarie al completamento del titolo (ovviamente, dipende dalle vostre abilità), un gioco che trascende il semplice videogiocare e che riesce nel raro tentativo di “unire” un po’ di più due persone.
Tornando alla nuda e cruda esperienza ludica, in Red Rope sarà necessario avanzare nelle intricate stanze di gioco sfruttando la corda e avvolgendo letteralmente il nemico, che può essere di numerosi tipi: si va da fastidiosi fantasmi a scheletri ballerini, senza contare demoni cornuti e numerose boss fight tra le più inaspettate; il tutto corredato da enigmi ambientali di difficoltà crescente, con lo scopo di trovare i vari tipi di chiave necessari ad uscire dal labirinto. Va detto che a volte l’eccessiva difficoltà rende il tutto frustrante, unito alla visuale 2D che delle volte non da il senso di profondità adatto a superare una minaccia; inezie che non rovinano l’esperienza di gioco, ma che possono stuccare a lungo andare i meno pazienti. I già citati NPC, oltre a raccontarci un pezzetto di questa straordinaria follia, non mancheranno di supportarci nel gameplay, con la possiblità di salvare, acquistare vite e allungare la nostra corda, con un basilare sistema di compra-vendita; la moneta di scambio saranno infatti le anime che non ce l’hanno fatta ad uscire, e che possiamo trovare nelle numerose stanze che lo studio di gioco ci ha messo a disposizione. La natura arcade del titolo non viene comunque tradita da queste “facilitazioni”, con una leaderboard che premierà i più agguerriti tenendo conto del numero di vite comprate, partite salvate e anime uccise nel corso dell’intero playtrough; una chicca che i più competitivi apprezzeranno, con la possibilità di emergere fra coloro (pochi) che sono riusciti ad uscire. La componente artistica di Red Rope è veramente ben riuscita, con ambientazioni ispirate alle quattro stagioni che riescono nell’intento di immedesimare il giocatore, e con un design di fondo accattivante per quanto riguarda npc e nemici, con forti tinte horror a farla da padrone; il tutto realizzato con un ottimo 2D di fondo, caratterizzato da sprite riusciti e ottimamente animati. Il suono risulta molto minimale, riuscendo ad amplificare il senso di claustrofobia ma risultando alla lunga leggermente monotono e ripetitivo; piccola pecca la mancata localizzazione italiana, anche se il tutto è scritto in un inglese molto semplice da comprendere.
Modus Operandi: la recensione che avete appena letto è stata redatta basandosi sulla versione PC del titolo. L’esperienza di gioco ha richiesto diverse ore, provandolo sia in single player con un singolo controller, sia in modalità cooperativa.