Ratchet and Clank Rift Apart – Recensione, un viaggio tra le dimensioni su PlayStation 5

Ecco la nostra recensione di Ratchet and Clank: Rift Apart, un gioco che mostra denti, unghie e orecchie, ma col freno a mano tirato.

Patrizio Coccia
Di Patrizio Coccia Recensioni Lettura da 12 minuti
8.5
Ratchet & Clank: Rift Apart

Ratchet and Clank Rift Apart è finalmente pronto ad arrivare sugli scaffali, e dopo Returnal e Demon’s Souls il titolo Insomniac Games si prepara ad avere tutti gli occhi del pubblico puntati, essendo una nuova esclusiva PlayStation 5. Ormai erano anni che non tornavamo a vestire i panni del celebre lombax: la saga nel tempo sembrava essersi smarrita, probabilmente colpa anche di capitoli non particolarmente brillanti come Q-Force, ma dopo una lunga pausa finalmente, torna un episodio principale della serie, che continua ufficialmente la storia da dove l’aveva lasciata. Indipendentemente da tutto, come scoprirete nella recensione, Ratchet and Clank Rift Apart è un titolo che funziona e diverte, che non rinnova nulla della sua formula classica ma che al contempo introduce quei pochi elementi che donano una leggera ventata d’aria fresca alla serie. La sensazione finale, seppur ottima, ci lascia un po’ perplessi, col sentore che il team di sviluppo abbia tirato leggermente il freno a mano, senza spingersi davvero oltre per provare a fare qualcosa di davvero innovativo. Ci sono delle fasi in cui si vede chiaramente come la casa di sviluppo abbia voluto dare dei toni un po’ più “cupi” all’avventura, conferendo maturità al racconto e ai personaggi. Il risultato è buono, ma manca quella spinta finale che rende tutto fortemente d’impatto. Nonostante questo si tratta pur sempre di un ritorno scoppiettante per Ratchet and Clank: i fan storici si troveranno sicuramente a casa, con l’aggiunta di abbondante fan service e una valanga di riferimenti e citazioni ai capitoli passati.

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Qualcuno ripari quel Dimensionatore!

La storia principale di Ratchet and Clank si era fermata a Nexus, anche se all’effettivo gli avvenimenti di quel capitolo non facevano altro che rimandare i compiti principali del duo: ritrovare i lombax che avevano lasciato la loro dimensione. Rift Apart comincia proprio da questo concetto, Clank vuole aiutare Ratchet a trovare la sua razza, per questo decide di regalargli il Dimensionatore, un’arma in grado di creare squarci dimensionali che permette di accedere ad universi alternativi. Quello che doveva essere però un giorno bello da ricordare si trasformerà in un incubo, visto e considerato che il Dottor Nefarius cercherà di impadronirsi del Dimensionatore. Dopo una sfortunata colluttazione l’invenzione esplode, facendo finire i nostri eroi in una dimensione in cui il perfido Nefarius vince sempre. Qui incontreranno Rivet, un’altra lombax che di fatto è la controparte di Ratchet di un altro universo. Con l’aiuto della ragazza i nostri eroi dovranno aggiustare le dimensioni, sconfiggere Nefarius e salvare nuovamente l’universo.

Il livello generale dalla trama è buono e non si discosta in modo particolare da quanto visto in passato, tra battute esilaranti e attimi adrenalinici, il racconto generale fila liscio senza troppi intoppi. Dato che nella storia incontrerete le controparti di altre dimensioni dei personaggi storici, ci saremmo aspettati un’interazione maggiore con loro, questa probabilmente è la pecca più grande. Gli sviluppatori si sono concentrati molto a caratterizzare i personaggi principali, lasciando però i comprimari troppo in secondo piano, che di certo non brillano per originalità rispetto al passato. Sarebbe stato bello vedere una cura maggiore anche per loro, che invece restano mere comparse che non aggiungono nulla in più alla storia. Una cosa molto positiva però è come il team ha strutturato un paio di momenti specifici nella storia, mostrando anche dei ritagli cupi che non stonano nel complesso. Tuttavia, proprio da questi ci saremmo aspettati un cambio di registro netto, dove invece si sono rivelate solo parentesi che riportano poco dopo il racconto nella sua confort zone. Tra tutte le introduzioni Rivet è sicuramente quella riuscita meglio, visto che ha un carattere ben riconoscibile e tratti distintivi. Non aspettatevi dunque la storia definitiva, ma il tutto comunque scorre bene anche con delle piccole sbavature.

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Sentirsi a casa

Anche dal punto di vista del gameplay, Ratchet and Clank: Rift Apart non modifica nulla in modo davvero concreto, ci sono piccole aggiunte ma davvero niente di che: nel corso della storia vi alternerete tra l’utilizzo di Ratchet and Rivet, i due però condividono le medesime armi e skill. Le “vere” novità sono legate all’aggiunta di un altro tipo di schivata e all’utilizzo libero degli Hoverscarponi, speciali calzature che permettono di eseguire degli scatti veloci e duraturi, utili per coprire le grandi distanze in poco tempo. Anche i vari mondi sono stati caratterizzati molto bene, soprattutto per quanto concerne il level design. Ci saranno collezionabili nascosti in posti davvero impensabili, raggiungibili solo da determinati percorsi, questi possono offrire spunti sulla trama o pezzi di armatura utili per dare dei bonus aggiuntivi ad entrambi i protagonisti. L’aver ingrandito di molto alcune aree di gioco, ha dato modo al team di inserire più elementi su mappa, anche se questi poi si limitano ai già citati collezionabili, qualche missione secondaria e portali dimensionali da completare con all’interno delle mini-sfide (non particolarmente complesse).

Ogni pianeta ha la sua caratteristica e struttura, non sentirete mai la sensazione di déjà vu tra un’ambientazione e l’altra, e vi verranno offerte tante piccole “esperienze” da prendere singolarmente. Ci saranno zone più ampie che dovranno essere esplorate ed alcune più piccole e guidate, cercate di controllare però ogni angolo perché non potete mai sapere dove ci sarà un segreto. Dunque, per quanto concerne la questione “secondarie”, il titolo Insomniac Games è ben curato e le attività presenti, seppur abbastanza standard, vi daranno diverse ore di intrattenimento spensierato.

Ratchet and Clank Rift Apart

Il gameplay nel complesso è rimasto invariato, solo che i bersagli dello Swingshot, seppur presenti, sono stati sostituiti per la maggior parte dagli squarci dimensionali. Questi almeno nelle intensioni dovevano rappresentare delle possibilità nelle fasi di combattimento, ma in modo più concreto non si usano più di tanto. Non ci sono state occasioni in cui li abbiamo sfruttati in modo particolare, tutto è rimasto sommariamente standard, e non ci è sembrata una meccanica di gameplay così decisiva ed amalgamata con l’intera struttura ludica. Offrono un modo rapido e veloce per allontanarsi dai nemici se circondati, ma non c’è varco migliore di quello creato dalle armi. Proprio quest’ultime sono senza dubbio il fiore all’occhiello della produzione, divertenti e varie offrono davvero tantissimi spunti. Tuttavia ogni arma resta abbastanza situazionale, non esiste un vero mix perfetto per combinare i loro utilizzi visto che dipenderà sempre principalmente da voi e dai gusti personali. I nemici, inoltre, sembrano dotati di una buona IA, dato che vi accerchieranno e comunicheranno con voi durante la battaglia a seconda delle vostre azioni.

Ratchet and Clank Rift Apart è promosso?

Dal punto di vista tecnico Ratchet and Clank Rift Apart è una gioia per gli occhi, su schermo ci sono una quantità disumana di dettagli e anche i vari pianeti sono caratterizzati con una qualità davvero maniacale. Il ray tracing rende inevitabilmente tutto più bello, così come la distruttibilità dell’ambiente che viene messa in ulteriore evidenza durante le battaglie più caotiche. Il DualSense fa una gran bella figura: finalmente questo pad rivoluzionario di PlayStation 5 comincia ad essere sfruttato nel modo giusto e speriamo che possa continuare così anche in futuro. Il gioco gira fluido e senza intoppi, anche se per dovere di cronaca dobbiamo dire che verso la parte finale dalla storia abbia riscontrato qualche piccolo bug, ma nulla che non possa essere sistemato con una patch. Buono anche il sonoro, sia quello derivante dall’audio di gioco che quello che esce dal pad, i giocatori ritroveranno anche qualche musica storica riarrangiata, che siamo sicuri faranno fare un bel viaggio nei ricordi ai fan storici della serie.

In conclusione Ratchet and Clank Rift Apart ci ha convinti ma con qualche riserva, a distanza di anni abbiamo trovato ancora lo stesso gioco ad aspettarci e, seppur con qualche miglioria, non si può neanche parlare di un netto passo in avanti. Quello che emerge però è che Insomniac Games ad un certo punto abbia davvero pensato di fare il passo più lungo della gamba, ma qualcosa l’abbia poi fermata. Non fraintendete, il gioco è valido, diverte, intrattiene e non vediamo l’ora che il pubblico possa godere di questa avventura, ma citando un termine molto in voga in questo momento, ci troviamo davanti al classico more of the same. Non che questo sia un male intendiamoci, ma dalle esclusive PlayStation 5 ci aspettiamo sempre qualcosa in più, soprattutto se a svilupparle c’è la stessa software house che ha dato i natali ai Marvel’s Spider-Man. Tuttavia è innegabile una cosa: Ratchet and Clank Rift Apart è un gioco fatto e confezionato per i fan, coloro che seguono questa improbabile coppia dal giorno uno troveranno pane per i loro denti. Ci sono infatti tantissime citazioni che fanno sorridere, soprattutto perché riportano inevitabilmente indietro con i ricordi. L’intera avventura si può completare tranquillamente intorno alle 15 ore massimo, dando anche spazio ad alcune delle attività secondarie che possono essere anche riprese nella Modalità Sfida, ovvero l’ormai classico New Game+. Rivet è la vera ventata d’aria fresca della serie, ma dopo un ottimo capitolo come questo crediamo sia arrivato il momento di dare una sterzata definitiva alla serie, uscire dagli standard della confort zone e portare Ratchet and Clank verso lidi ancora da esplorare, magari mostrando in modo più concreto quella maturità che, in Rift Apart, si vede solo a tratti.

Ratchet & Clank: Rift Apart
8.5
Voto 8.5
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Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.