Phantom Breaker: Omnia – Recensione, un picchiaduro visual novel

Phantom Breaker: Omnia è un picchiaduro orientale con alcuni interessanti elementi da visual novel, ma vediamolo in questa recensione.

Samuel Raciti
Di Samuel Raciti Recensioni Lettura da 8 minuti
6.8
Phantom Breaker Omnia

Phantom Breaker Omnia è la riedizione in alta definizione di un titolo uscito nell’ormai lontanissimo 2011 inizialmente solo nel mercato giapponese, e che ebbe un più che discreto successo in quell’area del mondo, grazie a meccaniche da picchiaduro piuttosto interessanti e stratificate e a una struttura intrigante che vi mixava una  sorta di “visual novel”. Tuttavia, nonostante alcune buone qualità il prodotto originale aveva comunque le sue limitazioni visto che era stato concepito per un mercato di riferimento che potremmo definire come “molto particolare e selettivo”, vale a dire quello nipponico. Nella nuova versione però di Phantom Breaker, cioè proprio questa Omnia, sono state aggiunte piccole meccaniche migliorative, per rendere più appetibile il titolo a un pubblico più vasto, anche se con qualche piccolo scivolone durante il percorso, ma vediamolo in dettaglio in questa recensione.

Maschere e stereotipi

Per prima cosa dobbiamo necessariamente fare una premessa per quanto riguarda la storia del gioco originario: le basi abbastanza interessanti su cui è fondata tendono poi a dipanarsi in un vortice di stereotipi orientali e di genere alquanto abusati dal mercato giapponese. Tutti elementi che possiamo capire fino a una determinata misura, se contestualizzati al loro mondo di appartenenza, ma nel caso di un’edizione globale rivisitata come questa, tendono a volte a stonare non poco.

Ma attenzione! In verità dobbiamo anche fare una precisazione in questa premessa, dato che non parliamo di un’operazione fallimentare per principio, ma semplicemente, dal punto di vista di chi vi scrive, gli sviluppatori hanno generato delle vicende con un utilizzo eccessivo di maschere tipiche della terra del sol levante, così platealmente concepite per realizzare dei modelli ideali piuttosto che dei veri personaggi, da non riuscire a brillare di luce propria. A nostro modo di vedere, sarebbe stato quindi molto meglio qualche guizzo creativo soprattutto su alcuni dei personaggi che vengono mossi da ragioni francamente troppo banali. Dopotutto però, parliamo di un picchiaduro, e la storia è generalmente un pretesto per menare le mani e darsele di santa ragione, anche nello specifico caso di specie di un prodotto a metà fra due generi, quello di Phantom Breaker Omnia a metà fra i già citati giochi di combattimento e avventure narrative.

Il risultato finale è comunque a primo acchito abbastanza interessante, e si dipana in sequenze di eventi ramificate e viste dagli occhi di numerosissimi protagonisti, ognuno con la propria storia personale e il proprio retroscena. Le vicende sono ambientate nel Giappone contemporaneo, e prendono il via dal concetto di desiderio e di potere insito negli esseri umani. Phantom in particolare, è un’entità oscura dalla forma di un anziano mago con grandi poteri e dalle motivazioni controverse, e che promette di realizzare il più grande desiderio al vincitore di una competizione clandestina di combattenti inter-dimensionali. I suoi obiettivi sono inizialmente oscuri, ma di solito si rivolge a soggetti fragili emotivamente e con un grande desiderio di riscatto sociale, garantendogli per l’appunto la realizzazione del più grande sogno, se si riveleranno vincitori nella competizione dei Duellanti. Inutile dire che la sfida sarà piuttosto dura e metterà i contendenti ai ferri corti, lasciando però anche qualche spazio a delle storie drammatiche e ben scritte, alternate a dei riempitivi di decisamente poco conto.

Phantom Breaker: Omnia

Un picchiaduro veloce e adrenalinico

Da un punto di vista del gameplay parliamo di un picchiaduro sulla carta interessante con 20 personaggi diversi, ciascuno con 3 sotto varianti di mosse selezionabili prima di ogni scontro, divise fra Quick, Heavy e Omnia. Come suggeriscono i termini, i primi due set sono dedicati a degli stili di combattimento opposti, uno più leggero con tempi d’attacco e soprattutto di recupero molto rapidi, ma dai danni contenuti, mentre l’altro incentrato sul dps puro, ma che lascia anche relativamente scoperti in alcuni frame durante l’esecuzione delle mosse. Lo stile Omnia è invece una introduzione completamente inedita del titolo, ed è il sistema più bilanciato fra i tre, e purtroppo anche il meno riuscito a livello di caratterizzazione, visto che semplifica le combo e appiattisce l’esperienza, anche se può essere discretamente utile per imparare da zero.

Proprio riguardo al primissimo contatto con Phantom Breaker: Omnia per i novizi al genere, un lato negativo della produzione è proprio la mancanza di tutorial più definiti che non siano solo alcune banalissime schermate riassuntive dei comandi, cosa di cui in sede di recensione abbiamo tenuto conto. Il risultato è che almeno per i giocatori poco allenati sarà difficile riuscire a spuntarla nei primi minuti anche durante le primissime sessioni della storia. Parliamo dopotutto di un picchiaduro molto rapido nelle combinazioni e che lascia poco tempo per leggere gli avversari. Non stiamo facendo paragoni azzardati con altri esponenti del genere che magari richiedono anche una dose di preparazione tecnica, oltre a riflessi molto pronti, ma con buona probabilità i più saranno costretti senza alcuni giri di parole ad alcune ore di allenamento per prendere praticità.

Tornando al lato ludico, Il sottogenere di riferimento è quindi quello di un prodotto divertente e in generale bilanciato (tranne alcuni eccessi) ma è anche improbabile che potrà essere sfruttato in sede competitiva internazionale proprio per la poca tecnicità richiesta rispetto ad altri capisaldi dei picchiaduro. A tal proposito urgono degli importanti chiarimenti per quanto riguarda la modalità multiplayer che allo stato attuale si conferma su PlayStation 4 come affetta da alcuni problemi nella struttura del matchmaking e della connettività. Parliamo di una certa dose di input lag abbastanza fastidioso che in un genere come i picchiaduro può essere semplicemente distruttivo per l’esperienza “for fun” del titolo. La situazione non è delle più rosee e anche se quando funziona il gioco diverte con partite tese e intense (sempre che si riesca a trovare giocatori disponibili in tempi consoni), altre volte l’esperienza può risultare piuttosto snervante e frustrante per le problematiche tecniche citate.

Phantom Breaker: Omnia

Una visual novel anche dal punto di vista grafico

Giunti verso il termine della recensione, da un punto di vista prettamente tecnico possiamo dire che Phantom Breaker: Omnia si comporta quasi come una visual novel, con immagini statiche in 2D durante i prolissi dialoghi, per poi invece passare a scene dinamiche durante gli scontri da picchiaduro. Su una Playstation 4 standard i risultati sono pienamente accettabili, anche se parliamo comunque di un gioco con alcune limitazioni tecniche date soprattutto da precise scelte di sviluppo, come la già citata meccanica da visual novel. Tuttavia, come già accennato, il risultato finale farà con tutta probabilità la felicità degli appassionati al genere, e ovviamente anche per i conoscitori del gioco originale del 2011/2013. Le musiche sono anche piuttosto “carine” e si lasciano ascoltare con piacere, sia durante le fasi di quiete che quelle più intense con i combattimenti su schermo.

Phantom Breaker Omnia
6.8
Voto 6.8
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Videogiocatore incallito, lavora anche come Amministratore condominiale in real life. Questa professione gli ha insegnato, fra le altre cose, l’arte della pazienza e della mediazione, così scarsamente presenti nel mondo di Internet come in quello delle riunioni condominiali. Mal sopporta gli hater seriali, ma apprezza chi in buona fede si impegna per far valere il proprio pensiero e la propria visione del mondo dei videogiochi.