Quella appena passata agli archivi è stata una stagione cestistica di una bellezza e importanza disarmanti, specialmente per la pallacanestro aldilà dell’Atlantico. Le istantanee le abbiamo ancora ben visibili: dalla miglior squadra di sempre in Regular Season, con il record di 73-9, alla storica rimonta nelle finals di Cleveland, passando per gli illustrissimi ritiri di Kobe Bryant prima e Tim Duncan dopo, due che hanno segnato più di una decade NBA, concludendosi poi con l’oro di Rio 2016, forse l’unico risultato scontato di tutto l’anno. Una stagione gloriosa, che qualcuno non ha azzardato ad attribuirgli l’epiteto “da Record”, perché ricorderemo parecchi eventi legati all’annata 2015-2016.
Eppure, quella che sta già per iniziare, sembra portarsi dietro tante novità: i Golden State Warriors che hanno praticamente formato gli Avengers del tiro dall’arco, con l’aggiunta dell’ex MVP Kevin Durant, l’ingresso nella Hall of Fame di Shaq, Allen Iverson e Yao Ming, l’arrivo nella lega di due giocatori promettentissimi come Ben Simmons e Brandon Ingram, i Lakers post 24 e gli Spurs post 21, i Cavs con l’anello al dito in cerca della ripetizione, con un King James sempre più regnante e il secondo anno di Karl Antony Towns, colui che potrebbe per sempre far collidere le proprietà tecniche di un piccolo con la stazza di un lungo. Questa è l’NBA, principalmente un campionato di basket, la lega sportiva numero uno nel mondo. E NBA 2K17 anche quest’anno vuole ribadire il concetto che non solo è la simulazione principale per gli amanti della palla a spicchi, ma è la miglior simulaizone sportiva sulla piazza. Sarà così? Entriamo in campo e scopriamolo!
Mamba mentality
Non c’è tempo per i giocatori di NBA per consolidare le proprie conoscenze sul gioco: ogni paio d’anni il sistema di gioco viene totalmente modificato. Quest’anno è toccato all’indicatore del tiro che circonda i giocatori quando se ne controlla uno. Lo shot meter ha subito un rinnovamento dal punto di vista grafico, infatti ora la resistenza dei giocatori è posizionata nel semicerchio frontale, mentre dietro c’è la barra per il tiro, in cui campeggia sempre un’icona azzurra che si espande in caso il giocatore si trovi ad una distanza ottimale dal canestro, indicando la possibilità di poter tirare sperando di fare centro. Anche il tiro è gestito differentemente all’interno del “cerchio”, in quanto per effettuare un tiro perfetto, che sia un jumper o un appoggio, bisognerà rilasciare la levetta destra o il pulsante apposito solo quando la barra sarà riempita. Il sistema sembra molto più intuitivo dell’anno scorso, soprattutto bilancia certe animazioni che erano molto favorite con la barra apposita in 2K16, come ad esempio quello di JR Smith.
Inoltre in questo modo il gioco riesce a darvi un feedback verosimile di cosa succede quando si prova ad effettuare un tiro ben contrastato dal difensore. Anche la difesa ha subito notevoli cambiamenti, con la levetta destra che ora permette di allungare le mani sul portatore di palla per potergli strappare il pallone. Bisogna dare atto a 2K di aver ritoccato la fisica del pallone in modo ottimo: capiterà sempre più spesso di dover recuperare palle vaganti o di dover prendere rimbalzi in zone non per forza vicine a canestro. Ne giova sicuramente la parte simulativa del gioco, ma conferisce anche la possibilità a certe squadre di poter realmente sfoderare qualità superiori a rimbalzo rispetto ad altre. Ad esempio, volendo riproporre una partita tra Golden State e Cleveland, vi accorgerete di quanto i lunghi dei Cavs siano molto più attivi a rimbalzo rispetto ai guerrieri della baia, soprattutto dal lato offensivo.
Anche la gestione dinamica di tattiche e schemi è stata modificata, lasciando grande enfasi sulle scelte rapide. C’è comunque da dire che le varie squadre appronteranno loro stesse un sistema offensivo e difensivo consono alle loro abitudini. Ad esempio, alcune squadre faranno dell’attacco in transizione la loro forza, mentre altri dispiegheranno una difesa attenta e minuziosa, altre ancora cercheranno spesso il blocco, ma in generale non c’è una squadra simile all’altra, tutte giocano in una maniera differente e questo aspetto viene addirittura amplificato quando si scelgono le squadre del passato o quelle europee.
President of Basketball
Una delle modalità principali è senza dubbio la myCareer. Quest’anno, abbandonate le trame da thriller di Spike Lee, 2K ha ben pensato di affiancare al nostro alter ego altri due giocatori “virtuali” che ci affiancheranno nei nostri primi passi nella lega, ovvero Justice Young, interpretato da Michael B. Jordan (protagonista di Creed) e Denver Levins, una guardia assunta dopo anni di D-League e campionati all’estero. Il sistema dei giorni è stato sicuramente reso migliore: adesso, invece di associare un giorno ad un unico evento, sia esso un allenamento, una partita o un accordo promozionale, si potrà organizzare l’intera giornata per incastrare più eventi per non incidere troppo sulle scelte che si fanno. Ciò offre la possibilità di poter raggiungere degli obiettivi che, col sistema dell’anno scorso, erano difficilmente raggiungibili.
Per quanto riguarda invece il nostro giocatore, la caratterizzazione è funzionale. Una volta scelto il ruolo, sarà possibile decidere quale archetipo farà al caso nostro, sia esso un tiratore da 3 o uno slasher, o ancora uno specialista difensivo. Questo distribuirà in maniera diversa gli attributi iniziali e limiterà l’avanzamento in alcuni campi. Finalmente poi sono stati divisi correttamente gli attributi: adesso il tiro dalla media è scisso dal tiro da 3, così come anche le schiacciate dagli attributi atletici. In questo modo non si rischierà di realizzare un giocatore troppo squilibrato e inverosimile, al contrario di come accadeva spesso negli anni precedenti.
CI sarà anche la possibilità di scannerizzare il proprio volto grazie all’app companion del gioco, tale MyNBA2K17. Se pensate di passare parecchio tempo con NBA 2K17, vi consigliamo il download dell’applicazione, poiché quest’anno si è posta ancora più attenzione alla Virtual Currency, la storica moneta virtuale nel gioco. Ci sono tantissimi oggetti e animazioni da dover comprare all’inizio, così come gli attributi del nostro atleta e i potenziamenti temporanei, che verranno a costare un bel po’.
Cambia leggermente la modalità myTeam: quest’anno sono state aggiunte delle carte nuove, chiamate Free Agent, che hanno un utilizzo limitato. Una volta terminati gli utilizzi, questi giocatori svaniranno, senza la possibilità di riprenderli con carte contratto o simili. Fortunatamente non sono rare come le carte oro, cosa che le rende facili da trovare ed utilizzare subito, aiutando i giocatori ad entrare subito nel vivo della modalità.
Per quanto riguarda il multiplayer ritornano le modalità online che tanto hanno avuto fortuna in passato: il Parco è ottimo per poter confrontare il proprio giocatore, mentre in 2K pro-am potremo formare una vera squadra con altri giocatori per scalare i vertici delle classifiche online. Quest’ultima ha riscosso un grande successo l’anno scorso, e siamo confidenti che sarà così anche quest’anno, dato che i vincitori del torneo indetto da 2K si sono accaparrati la possibilità di assistere ad una gara delle Finals di quest’anno.
Everything you Touch turns to Gold
Sembra impossibile, ma questo NBA 2K17 stacca il predecessore anche dal punto di vista tecnico: ci troviamo dinanzi ad un gioiello di realizzazione grafica, i modelli dei giocatori reali sono stupendi, tutti caratterizzati alla perfezione, mentre fa scuola anche la resa del pubblico sugli spalti, mai così vivi in un gioco sportivo. Eppure, forse non è nemmeno questo il punto di forza del comparto grafico, accompagnato da un’eccezionale direzione artistica: come da anni a questa parte, siamo abituati ad essere intrattenuti da show pre-partita, interviste a bordo campo, mascotte che invadono il campo, ma quest’anno si aggiungono anche gli show riempitivi tra un tempo e l’altro, le court intros, le avanzatissime presentazioni che sfruttano il parquet delle arene come grande schermo. Anche i menù, tinti di un bianco opale molto asettico, che danno quel senso di Deluxe che non stona col resto.
La colonna sonora, curata quest’anno dagli Imagine Dragons, contengono come al solito brani Hip Hop alternati ad alcuni pezzi Pop Rock, con una rosa di canzoni anche internazionali. Ma quando si parla di sonoro, anche qui non si può non parlare del doppiaggio: tutte le telecronache sono sempre reattive alla partita, i doppiaggi dei vari personaggi presenti nella carriera così come i tutorial nelle varie modalità sono stati realizzati con cura e calibrati a dovere, stesso discorso per le voci dei giocatori nelle interviste.
Sono anni ormai che la serie NBA 2K ci ha abituati ad altissimi standard e quest’anno non è stata da meno: tutto quello che funziona è stato leggermente perfezionato e, laddove c’era da migliorare, 2K ha risposto escogitando soluzioni che vanno aldilà delle aspettative comuni. In un mercato in cui le simulazioni sportive si susseguono anno dopo anno, sembra difficile poter constatare ogni volta netti passi avanti, eppure NBA 2K17 è qui a dirci che è possibile, nonostante non ci sia, come in altri casi, una concorrenza diretta. Il team di sviluppo è riuscito a lavorare su una formula già acclamata e migliorarla, senza snaturarla. Certo è che al contrario degli altri sportivi, questo richiede una dedizione nel tempo insolita rispetto ad altri, ma non ne sarete afflitti, a meno che il basket proprio non faccia per voi. Degustibus, ma fossimo in voi ci penseremmo bene, magari potrebbe proprio essere NBA 2K17 a farvi appassionare!