Non sono pochi i titoli che nel corso degli ultimi anni, fra sviluppatori appassionati e volere dei fan, hanno abbracciato il concept dei rhythm game per creare dei prodotti completamente nuovi, con filosofie pensate proprio per ibridare ulteriori generi e dar vita a delle esperienze piene di varietà e di contenuti in grado di soddisfare gli utenti. Fra i pilastri di operazioni di questo tipo non possiamo non considerare Metal: Hellsinger, gioco di cui vi proponiamo la recensione e che è pronto a prendere quanto di meglio fatto da rhythm game iconici come Guitar Hero e da sparatutto classici – alla DOOM per intenderci – al fine di dar vita a un qualcosa di fresco, che a nostro parere avrà modo di far parlare di sé in positivo (anche se dobbiamo dire che prima di questo titolo, un certo BPM aveva imboccato la stessa strada, ma con meno velleità).
Dopo una prova alla Gamescom 2022, abbiamo quindi messo le mani sulla versione completa di Metal: Hellsinger, completandolo e scoprendone le qualità. Il gioco arriverà il 15 settembre su PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S, e sarà addirittura incluso dal day one all’interno dell’Xbox Game Pass.
Il metal è pronto a sconfiggere i demoni
Metal: Hellsinger è un rhythm game ambientato in un inferno rivisitato rispetto alle classiche dicerie e leggende, che non ha molto a che fare con la religione e che abbraccia anzi un mondo di gioco completamente proprio. Ciò ha permesso agli sviluppatori di prendere miti e credenze esistenti e riadattarli a proprio piacimento, oltre a creare vari Inferni, meccanica di gioco utile per dare varietà non solo per quel che concerne nemici e sfide, ma anche parlando di ambientazioni e di varietà, e ce n’è davvero di tutti i colori. Pur offrendo un titolo venduto a prezzo budget, gli autori (Funcom), con il supporto di Level Infinite, hanno infatti pensato a un’esperienza che si completa in meno di 8 ore, ma che è pronta a tirare fuori – quasi da ogni punto di vista – il meglio da questa ibridazione dei due generi.
In Metal: Hellsinger tutte le vicende si svolgono attorno all’Ignota, protagonista carismatica nel design che si trova a scalare l’inferno per perseguire il suo obiettivo, riprendere la propria voce. A narrare le vicende è un personaggio non meglio noto, che viene approfondito solamente con l’accumularsi delle ore di gioco, considerando infatti che la storia ci mette qualche tempo a ingranare, e che assume un ruolo marginale. A parte qualche dialogo in partita, difficile da leggere e ascoltare per un’opera di questo genere, tutte le vicende vengono infatti narrate grazie a delle meravigliose cutscene che intervallano ogni livello principale, e forniscono al giocatore accenni in merito all’esperienza che sta vivendo, approfondendo il tutto fino ad arrivare a un finale scoppiettante, che ci ha sorpreso in positivo. Non parliamo propriamente di un gioco story-driven, ma la narrazione, all’inizio accennata e poco interessante, sa evolversi nel modo corretto, con anche un sorprendete colpo di scena e con delle novità tutte da scoprire.
Il vero fulcro dell’esperienza resta in ogni caso il gameplay, vera punta di diamante e novità pronta a fornire la giusta varietà agli scontri che non annoiano neanche per un attimo. La protagonista, seppur muta, si troverà infatti a “produrre” musica e a colpire a ritmo, con il movimento che è l’unica variante senza vincoli, e con una freneticità dell’azione da fare invidia a qualunque titolo. Non è possibile concedersi neanche un secondo di distrazione, pena la perdita del ritmo o addirittura dei colpi subiti, con la morte che pur essendo facile da evitare porta alla resurrezione un massimo di due volte (a difficoltà normale) e in seguito a dover ricominciare il livello.
Ritmo infernale
Con orde di nemici che sbucano da ogni angolo, il giocatore è chiamato in ogni inferno classico – con i livelli che portano ai titoli di coda almeno – a dover mantenere il ritmo con schivate e colpi, oltre che con le esecuzioni utili per curarsi, assieme a dei cristalli verdi sparsi per la mappa.
Ecco quindi che risulta necessario maciullare orde di nemici senza fermarsi un attimo per migliorare i propri punteggi e per colpire a ritmo e aumentare il modificatore (fino a un massimo di x16), con ognuna delle poche bocche da fuoco disponibili che offre feedback e meccaniche profondamente diversi, e con il metal che inonda l’azione. Tutte le canzoni usate sono infatti a ritmo con il sistema di Metal: Hellsinger, il che ci porta al centro dell’azione con un audio semplicemente perfetto, aiutandoci con le melodie (incluse come le cutscene anche nel compendio fuori dalle partite).
Parlando proprio di una delle chiavi del gioco, le canzoni presenti, sono tutte memorabili e registrate professionalmente, e anzi un motivo in più per rigiocare dei livelli che portano in ballo le melodie che si preferisce (oltre a migliorare i propri record per la classifica online). Va detto che l’effettiva parte cantata si presenta solamente quando si tiene il moltiplicatore massimo, con il giusto ritmo e senza prendere colpi, motivo che porta a impegnarsi ancora di più per ascoltare la musica al top.
Ma il bello arriva qui: non solo Funcom ha chiamato all’adunata dei musicisti professionisti per suonare tutti i brani, ma ha addirittura “assoldato” dei veri e propri mostri sacri del metal contemporaneo – o del recente passato – per le parti cantate: tra i più imponenti, per citarne alcuni, troviamo senza dubbio Serj Tankian dei System of a Down, Alissa White-Gulz degli Arch Enemy, Randy Blythe dei Lamb of God e Matt Heafy dei Trivium. Nonostante i brani siano solo una decina circa, la qualità è eccelsa, cosa che ci permetterà di godere di queste gemme acustiche anche al di fuori del gioco.
Sembra quasi superfluo dire che abbiamo a che fare con uno dei gameplay più divertenti che si siano mai visti nel mercato, almeno per gli amanti di sparatutto e frenesia; Metal: Hellsinger non è un gioco per rilassarsi, che sia chiaro. Squartare i nemici, senza badare troppo alle mappe (per quel poco che si riesce ad ammirare nell’azione, bellissime e varie), a collezionabili e a dialoghi, l’azione non è spezzata in alcun modo, e anche il ritmo ludico risulta perfetto, con l’esperienza che finisce anche troppo presto rispetto a quando si dice stop alla mietitura dell’inferno.
Capita nei giochi di avere parti di azione e altre tranquille, fra dialoghi, esplorazione e scelte, tutti elementi completamente assenti dal gioco, che rinuncia a tutti i momenti secondari in cambio di una trama principale concisa e che non lascia spazio a sbadigli. Purtroppo dei “difetti” sono presenti, ma possiamo fin da subito assicurarvi che il titolo colpisce nel segno, e che i giusti giocatori potranno davvero trovarsi davanti a un gioiellino da non dover per nessun motivo lasciare indietro.
Una parentesi va aperta anche per i livelli intermedi, missioni secondarie ancora migliori della campagna principale per quel che concerne la varietà, con un livello di sfida crescente di Inferno in Inferno, e con regole a sé stanti pensate per mettere in difficoltà il giocatore, “obbligandolo” a uno stile di gioco piuttosto che a un altro, grazie a dei timer per nulla permissivi. Purtroppo questi portano solamente dei bonus per il sistema di potenziamento dell’Ignota, su cui torneremo fra qualche attimo, visto che è fra le parti meno riuscite del gioco.
Innovazione, ma non perfezione
Parlando dei conti che non tornano alla perfezione in Metal: Hellsinger, vogliamo infatti citare un sistema di progressione abbastanza inutile. Le missioni secondarie, pur divertendo ed essendo quasi imperative da giocare per fruire al meglio del titolo, quasi non forniscono bonus, visto che le possibilità per le armi equipaggiabili e per i potenziamenti sono davvero risicate, con questi che sono tranquillamente trascurabili. Con una durata di meno di 8 ore, come detto, non ci saremmo aspettati 100 armi e tabelle di statistiche, ovviamente, ma siamo sicuri che sarebbe stato possibile fare di meglio in tal senso, con il risultato che tuttavia non intacca la qualità finale del prodotto, ed è rispetto alla visione d’insieme solamente un difetto in un mare di pregi.
La parte che più ci ha deluso del titolo riguarda purtroppo le boss fight. Evitando di darvi spoiler, visto che ciò è giustificato dalla trama, ci ridurremo a dirvi che i combattimenti finali di ogni livello, al contrario di questi ultimi, sono estremamente ripetitivi, e anzi a un certo punto fanno passare la voglia di “finire” i livelli, mentre si spera che l’azione intermedia continui per più tempo. In realtà ognuno degli Inferni propone delle varianti ben riuscite, ma sono i boss stessi a non offrire alcun mordente e a risultare ripetitivi, oltre ad essere o troppo facili o troppo difficili, con l’ultimo nemico che porta ai titoli di coda per fortuna escluso da questo ragionamento.
Sul lato tecnico invece, siamo davanti a un prodotto impeccabile. Dei requisiti PC alquanto permissivi accolgono un’opera ottimizzata con maestria, che in fase di pre-lancio ha presentato giusto un paio di glitch e un crash in tutta l’esperienza, di sicuro un risultato egregio, che potrà eventualmente essere migliorato da una patch del day one e/o successive. Graficamente l’opera si difende bene, senza offrire un comparto artistico chissà quanto eccelso per quel che riguarda i nemici, ma con scenari interessanti e piacevoli, e con una protagonista dal design che è sempre bello ammirare, quando non ci si trova ovviamente in prima persona a massacrare demoni.