Little Nightmares Recensione

Arriva finalmente il gioco più strano, terrificante e inquietante dell'anno: arriva Little Nightmares. Scopritelo, se ne avete coraggio.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 8 minuti

Ritornare bambini nel migliore e nel peggiore modo immaginabile dall’uomo è possibile? Assolutamente si. Bandai Namco ci presenta Little Nightmares, titolo sviluppato da Tarsier Studios che ha come scopo proprio questo: affascinarci ed inquietarci, ingegnarci e spaventarci, divertirci e terrorizzarci. Poco male se per provare veri e propri brividi dovremo tornare indietro nel tempo con la nostra mente, a quegli incubi che durante la notte proprio non volevano farci dormire… e che in un modo o nell’altro la nostra mente rifletteva sul mondo reale. Nasce così questo gioiellino, un platform atipico che sfrutta molto la verticalità oltre alle azioni più “orizzontali”, con il solo scopo di andare avanti e sfuggire alle decine di oscure insidie che ci circondano. Signori, bentornati nell’incubo primordiale.

Come ogni brutto sogno che si rispetti, Little Nightmares non presenta alcun tutorial se non la lista dei comandi su pad, che ovviamente dovremo guardare da noi dall’apposito menù di pausa. Sarà così, lasciandoci al nostro destino, che cominceremo la nostra fuga… o meglio, quella di Six. Ci troveremo a controllare infatti una piccola e minuta bambina, coperta dalle ginocchia alla testa con un vistoso impermeabile giallo. Niente e nessuno sarà in grado di aiutarla, e potrà contare solamente sulle nostre capacità e sull’unico strumento a sua disposizione… un semplice accendino. Sentendoci più soli che mai, saremo rinchiusi in una fortezza chiamata “Le Fauci”, una sorta di isola sottomarina che non emerge mai due volte nello stesso posto, e che al suo interno ospita delle creature… non proprio amichevoli. Con la sola immagine di una donna avvolta dalla nebbia a fare da apertura, inizieremo l’evasione partendo proprio dalle prigioni dove, stando agli indizi, non siamo i soli reclusi. Una zona malandata ed angusta e piena di trappole, dove faremo già le nostre prime “conoscenze” e le nostre prime raccapriccianti scoperte. Non sempre infatti sarà facile passare da una stanza all’altra, e spesso ci troveremo a scappare di corsa per salvare la pelle (che sia per sfuggire alle orribili sanguisughe, o per oltrepassare in tempo una sbarra temporaneamente non elettrizzata).

I capitoli sono strutturati in una modalità praticamente consecutiva, che senza troppi convenevoli ci farà continuare con quello successivo dal punto esatto in cui abbiamo terminato il precedente. Come già detto, a livello di trama tutto ciò che si nasconde in Little Nightmares starà a noi scoprirlo, ed è anche per questo che consiglio caldamente di non aver troppa fretta di procedere: nelle stanze infatti, sono disseminati indizi di ogni tipo, che siano disegni stracciati o graffiti di ogni tipo, ma anche impronte ed oggetti apparentemente fuori posto. Cosa sta succedendo davvero? Lo scoprirete solamente se sarete attenti, e non solo a questi particolari: sappiate che questo titolo non è caratterizzato da una difficoltà elevatissima, ma in molti casi bisognerà fare affidamento sui propri riflessi e sulla velocità di giudizio, risolvendo in tempo alcuni particolari rompicapo. Altro aspetto fondamentale, è lo sfruttamento (e in molti casi dall’evitare) del buio e degli spazi oscuri. Little Nightmares è dotato di un comparto artistico eccellente, e che come da copione sfrutta moltissimo colori cupi e spettrali, ma anche arredamenti ed oggetti molto retrò.

L’oscurità sarà la vostra migliore amica, ma con un coltello dietro alla schiena pronto a pugnalarvi: come già detto, Six non dispone di armi, e dunque eludere le orrende creature che popolano Le Fauci sarà di vitale importanza… ma attenzione a quelle che dell’oscurità hanno fatto il proprio habitat naturale. Ecco qui che saremo dunque portati ad usare il nostro accendino solamente in alcune occasioni, dove abusarne equivarrebbe a morte certa, e a muoverci di soppiatto tra la mobilia di cucine e stanze da letto. Prima di procedere però, tengo particolarmente a fare un appunto: anche se il titolo ha una difficoltà media e di certo non impossibile da padroneggiare, la quantità di modi in cui è possibile morire è spaventosa (in tutti i sensi), partendo dalle semplici cadute dall’alto, fino a quelle molto più “fantasiose” legate agli antagonisti principali. Dunque tutte le creature che troveremo in giro saranno ostili? Non proprio, perché sparsi all’interno dei capitoli troveremo anche degli strani esserini, piccoli quanto noi, chiamati Nomini, che potremo “raccogliere” come collezionabili semplicemente abbracciandoli. Un altro tipo di collezionabile presente nel gioco invece, sono delle statue di coccio (che a occhio e croce sembrano raffigurare la donna vista in apertura) e che dovremo distruggere.

Little Nightmares

Sforzandoci, è difficile trovare una pecca artistica nello sviluppo di Little Nightmares: gli ambienti sono stati creati magnificamente, e sfruttando un level design semplice ma efficace agli inizi, ma molto più arzigogolato e da sfruttare col procedere del gioco, specie per la risoluzione degli enigmi ambientali. Questo accade perché in molti casi la riproduzione degli oggetti è talmente credibile, che a prima occhiata non ci sembrerà neanche possibile sfruttarli per i nostri scopi. I toni ed i colori utilizzati non a caso creano un contrasto esagerato con l’impermeabile della nostra piccola Six, che simbolicamente parlando va a coprire il ruolo del “barlume di speranza”, una fioca luce in un tunnel senza fine.

Little Nightmares è un titolo che ha molto da raccontare, anche se con poche parole: starà alla vostra maestria ed al vostro coraggio riuscire a procedere e a scappare da questo orribile posto, ma solo se sarete abbastanza coraggiosi per farlo. Riproponendo il topic dell’apertura, è assolutamente possibile tornare bambini sia nel bene sia nel male, perché non ci troviamo davanti ad una lista di luoghi comuni dove vengono presentati i “classici” mostri, ma ognuno di essi è stato appositamente studiato nelle caratteristiche: braccia lunghe e dita lunghissime, che sono quelle che nel nostro lettino immaginavamo sbucassero fuori per rapirci, o creature viscide e invisibili a causa del buio, oppure ancora gli omoni cattivi che non vogliono fare altro che mangiarci in un solo boccone. La sfida più grande che è stata vinta, è stata dunque ricreare in modo credibile tutto questo, e soprattutto all’interno di un contesto definito e che, nella sua visione di incubo, ha paurosamente senso.

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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.