La serie di Just Cause è sempre stata molto apprezzata dai fan, non tanto per quanto concerne le qualità finali del prodotto, ma per la libertà lasciata al giocatore nel demolire (quasi) tutti gli edifici presenti sullo schermo. Esplosioni, sparatorie, grande possibilità di movimento sia in orizzontale che in verticale; insomma, tutti elementi che assicurano all’utente ore e ore di divertimento. Se cercate una narrazione profonda, probabilmente avete sbagliato titolo, ma nel caso di questa saga non corrisponde un male, perché ogni plot è solo un semplice pretesto per permettervi di far saltare in aria qualunque cosa. Il brand non si prende troppo sul serio, immergendo subito il fruitore in una serie di situazioni davvero adreanaliniche e scenografiche, in un certo senso davvero geniali. Avevamo ancora negli occhi la scena iniziale dello scorso capitolo quando, in un batter d’occhio, senza neanche ce ne accorgessimo, ecco arrivare Just Cause 4. L’opera multimediale aveva il compito di migliorare quanto di buono fatto in precedenza, magari andando a puntellare anche qualche piccolo difetto come la ripetitività di alcune sequenze. Vi basti sapere per adesso che, sebbene di poco, Avalanche Studios ha corretto questo aspetto, ma con l’attenzione dello studio rivolta principalmente ad ingrandire il modus operandi dell’esperienza. Se prima l’intera avventura era fuori di testa, adesso lo è ancora di più, andando per certi versi a riscrivere la concezione del termine “caos”. Fidatevi, in alcuni casi l’azione è così movimentata e ricca di effetti che capirci qualcosa è davvero un’impresa, nel senso buono della cosa.
Viva la resistenza!
Avevamo appena lasciato Medici l’ultima volta che abbiamo visto Rico Rodriguez in azione e, anche in questo episodio, il copione della sua vita non è minimamente terminato. Questa volta sarete chiamati a sconfiggere la dittatura sull’isola di Solis, una verde regione ricca di montagne ed enormi praterie verdi. Il dittatore di turno si chiama Oscar Espinoza, ed è pronto ad utilizzare il catastrofico Progetto Illap per avere il controllo su tutto quello che può. Questo esperimento prende il nome dalla divinità Inca delle tempeste, visto che questa speciale tecnologia è in grado di alterare drasticamente le condizioni meteorologiche, tanto da poter sviluppare enormi uragani e terremoti da mettere in ginocchio il mondo intero. Ovviamente non tutti i i cittadini dell’isola sono a favore di questo tiranno, appena arrivato infatti Rico creerà l’Armata del Caos, una vera e propria resistenza che si occuperà di fermare questo gruppo di cattivi nominato Mano Nera. Come da tradizione dunque, la trama non brilla certo per originalità, ma questo in un titolo come Just Cause non è per niente un problema. Ogni dialogo e ogni scena è solo un pretesto per farvi gettare nella mischia a suon di esplosioni pirotecniche, il tutto contornato da un senso dell’umorismo non particolarmente brillante, ma che di certo riesce a rispettare lo stile della produzione e strappare immancabilmente qualche sorriso. Il titolo, infatti, più che creatività nella regia, offre creatività nel distruggere le cose, dando al giocatore come unico limite la propria immaginazione.
L’Isola di Solis è enorme, liberamente esplorabile e ricca di mezzi che non vi lasceranno a piedi. Il tutto è stato diviso in quattro diverse zone, ognuna caratterizzata da un diverso cataclisma ambientale che si lega inevitabilmente alla narrazione principale. Come spostarvi spetta a voi, potrete usare una pratica motocicletta per avere il brivido della velocità, sfruttare un elicottero per tagliare al di sopra delle montagne, oppure rimanere sul classico sfruttando la sempre verde combinazione composta da tuta alare, paracadute e rampino. Tutte le aree saranno controllate dalla Mano Nera, il vostro compito sarà sconfiggere i nemici per conquistare le varie zone e metterle sotto il dominio dell’Armata del Caos. Alcune missioni sono davvero ben concepite per quel che riguarda la bellezza estetica di alcuni momenti, ma altre invece sono solo missioni abbastanza lineari e ripetitive, che sfruttano alcune caratteristiche ludiche già viste e riviste non solo nella serie ma anche in altri giochi. Questa particolare tipologia di quest secondarie tuttavia ha la sua importanza, dato che saranno fondamentali per poter ottenere uomini per la resistenza, fondamentali per avanzare nei vari territori. La riconquista di una determinata regione infatti vi garantirà bonus di varia natura come veicoli, armi, prestazioni migliorate nelle consegne dei rifornimenti e tanti altro. Tutte cose che saranno importantissime per potenziare il protagonista.
Pioggia di proiettili
Inutile girarci intorno, il gameplay di Just Cause 4 è immediato, intuitivo e molto pratico. Già dopo i primi minuti, soprattutto se avete giocato ai capitoli precedenti della saga, riacquisterete immediatamente familiarità con i comandi. Ovviamente ci sono piccole aggiunte, come i Gadget per il rampino o una bocca da fuoco secondaria per ogni arma, che non fanno altro che ampliare il gunplay e approfondirlo ulteriormente. Ovviamente partirete già dotati di rampino, paracadute e tuta alare, ma già dopo le prime ore otterrete l’equipaggiamento completo per spostarvi in totale libertà. I gadget per il rapino sono tre: il primo è una sorta di pallone che vi permetterà di sollevare gli oggetti e mandarli in aria, il secondo è un “riavvolgitore” che consentirà di tirare via pannelli o aprire porte particolarmente pesanti e, infine, il terzo è un vero e proprio booster che fornisce un’importante accelerazione. L’utilizzo di quest’ultimo è particolarmente variegato e divertente, non limitatevi ai semplici utilizzi consigliati dal titolo. Completando le varie missioni dei personaggi di Sergento, Javi e Garland, potrete ampliare ulteriormente il vostro set di armi, andando a modificare anche piccoli aspetti dei gadget per il rampino. Le meccaniche di Just Cause 4 sono tante e molto differenti tra loro, la possibilità di unirle rende la creatività l’arma più potente in assoluto all’interno della produzione. Di contro però, alcuni aspetti ambientali altamente pubblicizzati non sono stati sfruttati con la dinamicità con cui ce lo aspettavamo.
Il tutto molto spesso si riduce nel far fuori ondate di nemici, la cui IA non spicca, con una pioggia di proiettili senza fine. Già dal primo momento infatti Just Cause 4 vi spingerà a reprimere ogni componente tattica, gettandovi subito in un accozzaglia di esplosioni, effetti particellari, strutture distrutte e tanto altro. Una delle cose che risalta immediatamente all’occhio è la dimensione molto elevata della mappa di gioco, ben più ampia rispetto al precedente episodio. Alcuni scenari presenti sono particolarmente suggestivi, restituendo un colpo d’occhio in alcuni casi eccezionale. Qui però c’è da segnalare una piccola nota negativa poiché, tralasciando la bellezza della natura selvaggia e incontaminata, non c’è nulla da cercare o esplorare. Ci saranno le classiche basi da liberare, e anche alcune zone urbane sembrano essere state fatte con il copia e incolla. Asset e gameplay quindi in alcuni casi vanno di pari passo, senza che il ritmo venga interrotto da qualcosa in particolare.
La variante che più spicca è la quantità di nemici presenti su schermo visto che in alcuni casi sarete letteralmente circondati da un’esercito di gente arrabbiata. Questi momenti aumentano senza ombra di dubbio la longevità dell’opera, ma non farete altro che far fuori orde di avversari senza fine. Ci saranno ovviamente delle sfide secondarie, e sebbene queste tentino di portare varietà all’interno della produzione, risultano poco incisive, limitando tutto in una manciata di opzioni. Alla produzione serviva fare un passo successivo, ma un paio di nuove meccaniche non bastano se poi non vengono fatte fruttare a dovere all’interno dell’ecosistema di gioco.
Che bella Solis!
Sicuramente il motore grafico dona al titolo una grande qualità estetica, sebbene in alcuni casi alcuni i personaggi ci sono sembrati poco convincenti. Tuttavia il vero punto di forza è rappresentato da un comparto tecnico eccellente, soprattutto se spalmato nelle 15-20 ore necessarie per completare la missione principale. La nostra prova è avvenuta su PlayStation 4 Pro e tutto è sembrato abbastanza stabile, e quei pochi bug rinvenuti non hanno minimamente intaccato l’esperienza. In alcuni casi, specialmente il passaggio tra notte e giorno, la luce rende in modo poco naturale, ma nulla di troppo problematico. La colonna sonora resta godibile, ma nessuna traccia alla fine è davvero degna di nota, mentre il doppiaggio italiano risulta ottimo.
In conclusione possiamo dire che Just Cause 4 porta i giocatori in un paesaggio caotico molto suggestivo, ma che tuttavia non aggiunge nulla di concreto rispetto ai precedenti capitoli. L’intera saga dovrebbe fare quel definitivo passo in avanti, senza però doversi staccare definitivamente da questa sua anima irriverente. Ci riferiamo principalmente dagli elementi ludici che compongono l’esperienza, tutti già visti e rivisti in altre produzioni e che non donano una vera e propria variante all’approccio “entro, spacco, esco, ciao”. Il titolo alla fine è gradevole, divertente e scorre una meraviglia, il regalo perfetto per chiunque stesse cercando un’esperienza senza particolare impegno e dedizione. Se ovviamente cercate qualcosa di più profondo ovviamente state sbagliando gioco, anche perché Rico Rodriguez potrebbe far esplodere anche le vostre speranze. Se siete fan della serie non dovete perderlo, e tengo a precisare che il voto finale di questa recensione è completamente slegato dal mio effettivo divertimento. Just Cause 4 si trascina i classici problemi della serie e, sebbene alcune meccaniche siano state ben ampliate, ancora non basta per creare un’effettiva componente ludica di alto spessore. Per il resto sappiate che l’avventura è totalmente fuori di testa, con una tavolozza di colori rivisitata che si amalgama perfettamente allo stile. Just Cause 4 è l’ennesimo buon titolo della saga, ma ancora non ha raggiunto la sua consacrazione definitiva.