In My Shadow – Recensione, una storia di ordinaria tristezza

In My Shadow è un titolo dalle grandi potenzialità ma che in fase di recensione si è rivelato purtroppo parzialmente manchevole su più punti. Scopriamo il perché.

Samuel Raciti
Di Samuel Raciti Recensioni Lettura da 10 minuti
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In My Shadow

In My Shadow è da pochi giorni arrivato su PC, disponibile sulla piattaforma digitale di Steam, ed è probabilmente uno di quei progetti indipendenti difficili da inquadrare in una recensione. Un prodotto con alla base un grande potenziale e dalle ottime idee, ma che non riesce ad applicarle al meglio delle proprie capacità. Il gioco infatti, sviluppato da Playbae Games, si presenta da un punto di vista ludico come un ibrido fra un puzzle game e un platform game molto intrigante. Incentrato su luci ed ombre, dal punto di vista narrativo ci racconterà una triste storia d’infanzia piena di momenti altalenanti. Eppure, i problemi tecnici e qualche difetto nella narrativa vanno purtroppo a inficiarne gran parte della qualità finale.

Tanta retorica nella storia di In My Shadow

La trama di In My Shadow si presenta inizialmente come una delle caratteristiche fondamentali dell’ossatura del titolo, perché basata su un incipit stimolante. L’avventura infatti, ci parla di una giovane ragazza che è scappata di casa e che ha “perso” i propri affetti. La protagonista torna quindi con la mente alle stanze che hanno caratterizzato la propria infanzia e cerca di comporre le pagine di un diario immaginario che mette insieme i propri ricordi più importanti e tristi, quei malinconici pensieri e momenti che sono ormai solo l’ombra di quello che erano una volta… ed ecco spiegato il motivo del titolo del gioco.

In My Shadow

Premessa interessantissima, che però crolla parzialmente e in modo improvviso appena impugnato il controller, a causa di una trama che non riesce a mantenere alta l’attenzione per tutto il corso dell’avventura. Infatti, l’infanzia relativamente difficile della ragazza che viene fatta immaginare al giocatore, si va velocemente a scontrare con un vissuto certamente problematico, ma che viene a più riprese enfatizzato come tragicamente drammatico, quando in verità è “solo” cesellato da diversi problemi familiari piuttosto comuni.

Sia chiaro, crediamo fermamente che non siano necessarie tematiche tragiche quando si racconta una storia, e certamente non pretendiamo che siano onnipresenti eventi profondamente drammatici come in Tell me Why o che siano obbligatori colpi di scena sconvolgenti come Beyond: Due Anime, ma crediamo anche che sia giusto saper raccontare con la giusta enfasi le vicende. Infatti, ogni storia, anche la più “banale” è degna di essere raccontata, se fatto nel modo giusto.

Ebbene, in In My Shadow le vicende che turberanno la giovane protagonista sono purtroppo ingigantite da una costante presenza di frasi retoriche, di concetti espressi a metà, durante i brevi intermezzi non animati della produzione, che amplificano a dismisura le aspettative del player, per poi riportarlo bruscamente alla realtà.

A titolo di puro esempio, abusare di frasi come: “non ero pronta a quello che sarebbe successo ma…” “non potevo immaginare che tutto questo momento sarebbe finito…” non dovrebbe essere fatto a cuor leggero. Infatti, sono tutti concetti che dovrebbero creare interesse nel giocatore se inseriti nel giusto contesto, ma se usati troppo spesso, magari dinanzi a scene poco incisive, possono risultare inflazionate e svalutarsi velocemente, rompendo presto l’immedesimazione con il giocatore. Un vero peccato, perché la storia del gioco doveva poter essere una delle parti più importanti del prodotto.

Un gameplay con idee interessanti, ma non sempre ben gestite

Il lato ludico è forse quello che potremmo considerare più riuscito, anche se in modo solo sufficiente, del titolo. Gli enigmi presentati si basano sul dualismo intrigante precedentemente accennato: da un lato un gioco a enigmi basato sulle ombre e dall’altro un titolo platfom che ci richiede di superare pericoli ambientali, usando come piattaforme le ombre degli oggetti proiettate sui muri di alcune stanze.

In My Shadow

Le meccaniche del gioco sono quindi alquanto semplici e interessanti nell’incipit e hanno uno specifico decorso. Infatti ci troveremo all’interno di uno dei cinque ambienti presenti nel gioco, e ognuno di questi sarà arredato con alcuni oggetti disposti in posizione casuale, e con una fonte di luce o più che illumineranno tali elementi, proiettandone l’ombra sui muri della stanza.

La proiezione delle cose cambierà seguendo un semplice effetto fisico, “distorcendo” la forma degli oggetti, ingrandendoli o modificandoli in base alla distanza o alla forma dal punto interessato. In poche parole, avvicinando un sopramobile alla fonte di luce, l’ombra diventerà più grande, invece allontanandola e accostandolo alla parete, la parte occultata risulterà più “piccola” fino a coincidere con precisione con le reali dimensioni della cosa proiettata.

Starà quindi al giocatore spostare i vari mobili presenti nell’ambiente in modo intelligente per permettere poi all’ombra della protagonista di raggiungere degli oggetti chiave (delle pagine di un diario) sparsi per il piccolo stage, e di usare i contorni delle ombre come piattaforme per raggiungere l’altro lato del muro, evitando anche dei pericoli ambientali.

Qui purtroppo iniziano i problemi: in primis ci è sembrata poco ispirata la scelta di inserire come minacce degli oggetti totalmente decontestualizzati, come delle cesoie rotanti e degli spuntoni acuminati, fissi o mobili, oggetti che non si sposano affatto con il contesto domestico di una residenza civile, né con oggettistica specifica dedicata ai bambini. Comprendiamo che tali forme siano “classiche” nel mondo dei videogiochi per rappresentare dei pericoli, ma è vero anche che servono eccessivi voli pindarici per inquadrarli nell’universo narrativo specifico di una bambina.

Inoltre, tali minacce sono spesso fonte di vera frustrazione, visto che la loro posizione non è spesso facile da inquadrare e si va di frequente a intersecare con le proiezioni dei vari utensili che sposteremo per la stanza, creando situazioni nelle quali una piattaforma sembra sicura, ma che poi risulta mortale per un pixel fuori posto.

In My Shadow

Altra fonte incommensurabile di frustrazione è la poca reattività dei comandi che spesso ci porterà a morire brutalmente – se così si può dire – numerose volte perché il gioco non riesce a leggere con efficienza e precisione la pressione dei comandi. La difficoltà delle fasi platforming dovrebbe essere direttamente proporzionale al lavoro compiuto dal giocatore nella sezione della risoluzione dell’enigma: maggiori la precisione e l’inventiva del player, maggiore la facilità nel superare il livello. Eppure, anche in contesti assolutamente controllati e banali, capita di finire su degli spuntoni e di dover ricominciare l’intera sezione, a causa del precario controllo in volo che si ha del personaggio.

Una situazione che poi va a peggiorare con il quantitativo spropositato di potenziali interpolazioni poligonali che possono esserci fra la protagonista e gli oggetti, che talvolta trasformano alcuni angoli in delle trappole senza alcuna uscita, costringendoci a ricaricare il livello manualmente.

Fortunatamente ci sono anche alcuni punti positivi, come gli enigmi dell’ultima sezione che si fanno più complessi ed estremamente stuzzicanti nel loro concept e nella realizzazione, e che migliorano la varietà del titolo con alcune caratteristiche interessanti, come ad esempio i portali che è possibile sfruttare per spostarsi da una parte all’altra del muro ed evitare i pericoli. Peccato che tali momenti vengano spesso rovinati da alcuni bug che fanno in parte crollare quanto di buono presentato.

 

Low budget, low cost

Non ci sentiamo di affossare in modo eccessivo la componente grafica di In My Shadow in questa recensione, perché il gioco è stato sviluppato da una manciata di sviluppatori e con un budget molto piccolo. Di conseguenza possiamo soprassedere sui modelli poligonali 3D alquanti scialbi e mediocri dei protagonisti, che vengono scusati da una realizzazione delle ombre e degli oggetti comunque soddisfacenti per la grandezza della produzione.

Quello che difficilmente possiamo comprendere è la pochezza del quantitativo di musiche dedicate, spesso motivetti su un piano, tragicamente ripetitivi. Se mescolati con la costante frustrazione che può derivare dalle continue morti nel gioco a cui ci riferivamo prima, gli utenti si potrebbero presto rendere conto di considerare tali melodie quasi “odiose” o più in generale troppo ripetitive, per quanto nelle fasi iniziali erano perfette per il contesto triste della storia.

In My Shadow
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Voto 5
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Videogiocatore incallito, lavora anche come Amministratore condominiale in real life. Questa professione gli ha insegnato, fra le altre cose, l’arte della pazienza e della mediazione, così scarsamente presenti nel mondo di Internet come in quello delle riunioni condominiali. Mal sopporta gli hater seriali, ma apprezza chi in buona fede si impegna per far valere il proprio pensiero e la propria visione del mondo dei videogiochi.