Negli ultimi mesi, soprattutto tra chi è solito spulciare il mondo dei titoli indipendenti, si è parlato moltissimo di Harold Halibut: il titolo sviluppato dal piccolo studio tedesco Slow Bros si è presentato come uno dei pochissimi esperimenti di videogioco in stop motion, una complessa e impegnativa tecnica di animazione che abbiamo già incontrato in film come Nightmare Before Christmas e Fantastic Mr. Fox, e magari alcuni ricordano il videogioco Armikrog del 2016.
Siamo subito rimasti affascinati di fronte alla realizzazione del mondo di gioco, che ha richiesto circa 12 anni di lavoro prima di prendere vita nel titolo che si appresta ad arrivare su PC e console. In questa recensione vedremo cosa ha da offrire Harold Halibut, oltre ad uno stile artistico davvero quasi senza precedenti per il nostro medium preferito.
In fondo al mar…
La vicenda di Harold, goffo aiutante di laboratorio e tuttofare, si svolge all’interno di una comunità sottomarina: Fedora. Questo piccolo complesso di navicelle si allontanò dal pianeta terra circa 250 anni prima dell’inizio della nostra storia, alla ricerca di un nuovo pianeta dove vivere in seguito al manifestarsi di una nuova guerra fredda sulla Terra.
Harold lavora a stretto contatto con un’anziana scienziata che, da vero e proprio controllore della nave, è alla ricerca di una nuova casa “più asciutta” per la comunità. La vita di Harold scorre senza intoppi, tra una commissione e l’altra, se non per un incontro del tutto imprevisto che cambierà la sua visione del mondo e il suo concetto di “casa”.
Vi introduciamo così, senza scendere troppo nei particolari, la trama di Harold Halibut, che data la sua natura di avventura interattiva si basa fortemente sull’aspetto narrativo. Il gioco può essere completato in un range di tempo che va dalle 12 alle 18 ore circa, in base alle vostre manie di completismo.
La vicenda narrata ci è sembrata molto semplice, superficialmente, ma piena di piccoli messaggi su temi come l’ambiente, il vivere in comunità e l’amicizia. Il titolo si sviluppa in maniera dinamica grazie ad un elevato ammontare di cutscenes e dialoghi, tutti doppiati in inglese. In generale, ci reputiamo soddisfatti sotto questo punto di vista.
Artisticamente senza eguali
Passiamo però all’aspetto che, più di tutti, ha fatto sì che Harold Halibut arrivasse alle orecchie (o meglio, agli occhi) del grande pubblico: lo stile artistico. Come documentato da Slow Bros mediante piccoli video dietro le quinte, il titolo è interamente realizzato mediante la tecnica dello stop-motion, con i personaggi e i fondali che sono stati realizzati e manovrati a mano dagli sviluppatori.
L’aspetto del titolo è, complice questa complessa scelta di realizzazione, impattante fin da subito: Fedora e il misterioso oceano che la circonda godono di un fascino veramente unico. La vita sottomarina è caratterizzata dal binomio tra moderno e steampunk che prende forma nelle luci (anche se, sotto questo punto di vista, sono presenti alcune imperfezioni che risultano piuttosto innaturali), nei colori e nelle più piccole accortezze stilistiche.
I personaggi che abitano questo mondo non deludono le aspettative: vari nella caratterizzazione, interiore ed esteriore, godono di una personalità ben costruita e di una voce che ben si sposa con il loro carattere. Praticamente tutti i personaggi hanno un background da raccontarci, e lo fanno in modo spontaneo e mai pesante, anche se, in alcuni personaggi in particolare, manca la volontà di approfondire in maniera decisa, impedendoci di conoscerli quanto vorremmo.
Il titolo, complice l’ambientazione e il contesto designati, non gode di un’infinità di zone esplorabili ma, seppur limitate, quelle disponibili ci sono sembrate estremamente dettagliate: le abitazioni private rispecchiano le caratteristiche dei loro padroni e anche le zone commerciali e i laboratori riescono a trasmetterci genuine sensazioni senza cadere nell’anonimato.
Non possiamo quindi che promuovere quasi a pieni voti le scelte artistiche del team di sviluppo: il “quasi” è dovuto ad una colonna sonora che, a nostro parere, non raggiunge gli alti livelli dello stile grafico, rimanendo di fatto piuttosto anonima.
Apparenza intrigante, sostanza…
Abbiamo già sottolineato la natura di avventura interattiva di Harold Halibut: ma cosa intendiamo in sostanza? Nella maggior parte dell’avventura controlleremo i movimenti di Harold, parlando con i personaggi e partecipando con risposte da selezionare ai dialoghi presenti, con piccole e sporadiche sezioni in cui siamo tenuti a compiere azioni particolari, come svitare delle viti o pulire una superficie.
Le azioni che dovremo compiere saranno raccolte all’interno di una specie di diario elettronico che ci semplificherà di molto la ricerca dei personaggi con cui interagire, rendendo di fatto “nulla” quel tipo di sfida che siamo soliti rinvenire nel genere dell’avventura grafica, ove siamo noi a dover capire come e cosa fare per proseguire nella vicenda.
Per quanto riguarda i dialoghi, osserviamo che il tempo a disposizione per selezionare la risposta fornitoci è decisamente troppo breve: il titolo non gode dei sottotitoli in italiano e, di conseguenza, ci ritroviamo a dover leggere e selezionare la nostra risposta nel giro di pochissimi secondi, per di più in una lingua che non è la nostra, portandoci spesso a scegliere cosa dire senza aver avuto modo di leggere e comprendere entrambe le opzioni disponibili.
Osserviamo inoltre alcuni piccoli difetti di natura tecnica che vanno ad intaccare la fluidità dell’esperienza: su tutti le animazioni, che risultano spesso legnose se non, in alcuni casi, decisamente innaturali (abbiamo sentito un dolore al polso anche solo vedendo come Harold impugna un cacciavite).
Abbiamo inoltre riscontrato una certa rigidità per quanto riguarda le interazioni con gli oggetti: in numerosissime occasioni Harold dovrà avvicinarsi ad un oggetto e muoversi nei suoi paraggi fino all’apparizione di una speciale icona. Non solo bisognerà essere molto precisi nel posizionamento del personaggio per far sì che tale icona appaia, ma una volta avviata l’interazione assisteremo a delle mini cutscenes per “far posizionare” Harold che risultano piuttosto obsolete, oltre a rallentare l’esperienza.
Il titolo, che abbiamo testato nella versione per PS5, non presenta alcuna problematica sul lato del frame rate, risultando sotto questo punto di vista decisamente fluido. Sottolineiamo però l’effettivo mancato utilizzo delle funzioni di vibrazione e delle altre caratteristiche peculiari del controller.