Greenland – Recensione del nuovo film con Gerard Butler

Greenland è un nuovo disaster-movie sulla fine del mondo, minacciata da una scia di enormi comete da cui i protagonisti dovranno fuggire.

Claudio Baldacci
Di Claudio Baldacci - Contributor Recensioni Lettura da 7 minuti
6
Greenland

Arriva al cinema il primo ottobre un nuovo film internazionale, una di quelle produzioni da definire “importanti”. Probabilmente parliamo della terza grande produzione dopo Tenet e Il giorno sbagliato, che hanno segnato il ritorno dell’industria cinematografica alla vita post-lockdown; e mentre Tenet continua ad essere proiettato nelle sale, seppur i guadagni inizino a scendere, scalzato nelle classifiche da Il giorno sbagliato, ecco che sulla scena sta per affacciarsi Greenland, il nuovo film di Ric Roman Waugh, al suo settimo lavoro dietro alla macchina da presa.

Torna così sul grande schermo Gerard Butler, uno dei volti più apprezzati a livello internazionale, che negli ultimi 20 anni ha partecipato a film come Tomb Radier – La culla della vitaIl fantasma dell’opera300, ma anche film dove era il protagonista assoluto come Giustizia privata. In Greenland è attore protagonista, ma anche produttore. Interpreta John Garrity, ingegnere edile, padre di famiglia , ma con un matrimonio in crisi. Lui e la moglie Allison hanno avuto qualche problema, ma vogliono continuare ad avere quantomeno un rapporto di amicizia per proteggere il loro figlio Nathan, bisognoso di una famiglia unita anche a causa della sua patologia: il diabete cronico. Nel mondo sta però per succedere qualcosa che cambierà tutte le regole per la sopravvivenza. Quella che sembrerebbe una cometa, ma che poi si rivela essere una grande scia formata da un insieme di comete e detriti interstellari, sta per abbattersi sulla Terra. Ne parlano tutti i giornali come di un evento unico, ma non troppo pericoloso. Molti lo aspettano come l’attrazione del periodo, come una nuova storia da raccontare, ma la realtà dei fatti è ben diversa. John, così come altre persone sparse negli Stati Uniti, riceve un’allerta presidenziale che lo invita a prepararsi, insieme alla famiglia, a scappare per raggiungere quanto prima l’aeroporto più vicino e, in seguito, la Groelandia (Greenland, in inglese). A quanto pare alcune comete sono molto più grandi di quanto si pensasse e sono potenzialmente distruttive per il pianeta.

Greenland e l’originalità?

Da qui inizia la storia, raccontata in 119 minuti di lungometraggio. Apparentemente banale, apparentemente molto simile alla trama di altri film apocalittici tipo 2012, in parte non lo è affatto, in parte lo è. Lo sappiamo molto bene, quando si parla di film del genere, l’originalità non può mai essere un’opzione. Ormai è stato tutto raccontato, ormai gli spettatori cinefili di tutto il mondo sono stati abituati a vederlo finire a causa di cambiamenti climatici, guerre nucleari, eventi sismici, maremoti e zombie. Ciò che può cambiare è il modo in cui un’apocalisse possa essere raccontata, il punto di vista di coloro che dovranno affrontare un disastro di tali proporzioni. Qui, una volta tanto, non è stato prediletto il solito individuo che nel mondo conta molto. Nessun Presidente degli Stati Uniti d’America, nessun Generale, nessuna figlia del tizio che deve salvare il mondo e così via. I protagonisti John, Allison e Nathan sono persone normalissime, come potrebbero esserlo gli spettatori del film, che neanche hanno idea del perché siano stati selezionati dal governo per essere salvati e portati da voli di Stato in rifugi antiatomici in Groelandia.

Non lo sanno, ma accettano di essere in balia degli eventi ed iniziano il loro viaggio di speranza e salvezza. Le cose non vanno bene, come facilmente prevedibile. John e Allison si perdono quando raggiungono l’aeroporto da cui dovevano partire ed iniziano a vivere una serie di disavventure tipiche di una situazione del genere, in cui nessuno sa bene come debba comportarsi e soprattutto, come ci hanno insegnato tante serie post-apocalittiche, dove la volontà di sopravvivere di qualcuno può coincidere con la volontà di ostacolare o addirittura uccidere qualcun’altro. Insomma, per l’ennesima volta, altra cosa non originale che si capisce visionando il film risiede nel fatto che il pericolo principale per l’uomo non è la natura (come sembrerebbe dalla sinossi), ma l’uomo stesso. Al contempo, non poteva essere questo un concetto da ignorare all’interno di un lungometraggio che funziona proprio nella sua parte di immersione nella storia. La sceneggiatura riesce a farci vivere il giusto senso d’ansia, insieme ai protagonisti, ma per una volta facendo in modo che lo spettatore non si senta di consigliare agli attori cosa fare o dove andare, perché nessuno lo sa. Potremmo trovarci talmente tanto dentro alla storia, da vivere quella stessa disperazione ed incapacità di ragionare.

 

Finalmente persone normali

Esatto, il punto è proprio questo, i protagonisti di Greenland non sono eroi, non sono speciali, non ragionano da geni, ma sopravvivono e basta, cercando di fare ciò che è possibile per la famiglia. Qualche momento romantico, qualche momento commovente ed una serie di solite sotto-trame banali per allungare un po’ il brodo. Di fatto, alla fine il succo della pellicola, che non è altro che un lungo spostarsi dal punto A al punto B, funziona. Tutto il resto è un arricchimento a volte utile, a volte meno utile, ma che alla fine ci sta. La recitazione è buona e convincente. Gerarg Butler è un papà orso che vuole salvare la sua famiglia, con gli occhi buoni e rassicuranti. Morena Baccarin ha uno spessore, non è la solita spalla dei film apocalittici. Gli attori secondari fanno quello che devono.

greenlandLa regia è essenziale, non inventa niente, così come la fotografia. Anche l’audio, a parte qualche sprazzo di qualità, è anonimo, così come la colonna sonora, che potrebbe assomigliare a quella di almeno una cinquantina di film. Notevoli gli effetti visivi, eseguiti con una CGI di prim’ordine, che però troppo spesso esagera e rende le scene sì spettacolari, ma un po’ inverosimili (d’altronde siamo ben abituati a questo nel cinema americano). Tutto sommato Greenland, per essere un film catastrofico, l’ennesimo disaster-movie americano sulla probabile fine del mondo, non è troppo male. Si lascia guardare tranquillamente, senza infamia né lode, senza né rimanere nel cuore degli spettatori per più di qualche minuto, né scandalizzare per qualche scelta sbagliata.

Greenland
6
Voto 6
Condividi l'articolo
Contributor
Videogiocatore vecchio stampo, purista e rompiscatole. Di quelli cresciuti con Playstation 1, Playstation 2 e Game Boy Color. Amante del cinema e delle serie TV, sempre attento alle nuove uscite e speranzoso che nuovi e interessanti prodotti popolino la nostra vita fino a farci diventare asociali. No, forse questo è meglio di no. Speaker radiofonico di www.radioeverywhere.it dove il mercoledì dalle 18 alle 20 parla di colonne sonore di film, videogiochi e tv e anche giocatore semi-professionista di Texas Hold'em. Basta.