In questo caso non ho dubbi, e forse sarà proprio la mia indole da canta storie a parlare al posto mio, ma tra tutti i titoli che sono stati presentati durante la Gamescom 2017 svoltasi a Colonia, Where The Water Tastes Like Wine è quello che mi ha maggiormente colpito, affascinato, rapito. Sviluppato da Dim Bulb Games, questo gioco riesce a fondere più emozioni in un unico canale, convogliandole tutte in una mistica esperienza. Ovviamente, come è chiaro aspettarsi da un titolo indipendente, questa esperienza non risulta perfetta, ma basandosi su alcuni feedback e limando i punti deboli, potremo potenzialmente trovarci di fronte anche ad un “tripla I” (almeno per chi predilige questo tipo di giochi).
Inizieremo l’esperienza di Where The Water Tastes Like Wine entrando in una casa, dove senza esitare ci siederemo a giocare a poker ad un tavolo… molto particolare. Una volta rimasti solamente in due, noi ed un uomo in grigio con il viso coperto dall’ombra, ci troveremo a giocare tutte le nostre fiches, dato che in mano abbiamo il punto più alto ottenibile. Eppure una volta arrivati a scoprire le carte, quelle che abbiamo in mano sono tutt’altro che carte da poker… e l’uomo in grigio si rivela avere un viso da lupo. Ovviamente i nostri averi non bastano a coprire il debito che abbiamo con lui, e dunque dovremo ripagarlo in un altro modo. Il protagonista sarà così spogliato delle sue carni, e dovrà vagare per tutto il territorio degli Stati Uniti d’America alla ricerca di storie.
Ogni nostra fermata, in un territorio o in una città, ci farà assistere a livello testuale a degli avvenimenti particolari, con la possibilità di scegliere cosa dire o fare mentre vi assistiamo. Queste nostre esperienze diventeranno delle piccole storie, che dovremo scegliere accuratamente e raccontare a dei personaggi sparsi per la mappa (che sono di preciso 16). Il ruolo di questi ultimi è fondamentale, perché saranno proprio loro, una volta che avrete guadagnato la loro fiducia e che li avrete convinti a parlare, a raccontarvi le loro storie personali. Storie di un certo peso, le uniche che possono suscitare l’interesse dell’uomo col volto da lupo. La scelta dell’approccio con i personaggi sarà nostra, e non sarà sempre possibile riuscire a farli aprire a noi al primo tentativo (forse non abbiamo ancora trovato una storia adatta da raccontargli): saremo noi infatti che sceglieremo quale delle decine di storie raccontare loro, in base a quelle che abbiamo vissuto e raccolto in giro. Questi individui vogliono ascoltare qualcosa di particolare, quasi specifico, che ritragga argomenti per loro importanti in quel momento. Fate ben attenzione a cosa vi diranno, per avere indizi.
Il comparto tecnico del gioco si presenta comunque a livello base, con una grafica molto semplice nella fase di esplorazione, ma con disegni e tavole ispiratissime nelle fasi di dialogo e di racconto. L’atmosfera creata da queste, unite ad una colonna sonora splendida ed immersiva, riescono a creare un’empatia da pelle d’oca. L’unica grinza riguarda proprio la traccia audio che fa da sottofondo all’esplorazione, che ascoltata a ripetizione (anche se splendida) rischia di ridondare; spero dunque che venga creata un’alternanza di almeno 3 o 4 tracce dello stesso livello e che riescano a conferire la stessa sinergia col titolo. Impressionato come non mai, attendo (e dovreste attendere anche voi!) l’uscita di Where The Water Tastes Like Wine durante il primo quadrimestre del prossimo anno. Se le premesse sono queste, probabilmente non rimarrete delusi.