Nella serata d’esordio della prima edizione del FeST, il Festival delle serie TV organizzato presso l’eclettico locale Santeria Social Club di Milano, la redazione di Game Legends ha avuto modo di partecipare all’evento forse più originale di tutta la serata: “It’s no fiction: donne fra libri e serie”.
Perché parlare di libri in un festival di serie tv?
Paolo Armelli e Valentina Barzaghi, rispettivamente collaboratori di Wired.it e Grazia.it dove scrivono, ovviamente, di cinema, TV e non solo, sono partiti proprio da questa domanda per aprire il loro intervento. La risposta è semplice: le serie TV, che ognuno di noi guarda in treno mentre sta andando al lavoro, il pomeriggio mentre in palestra pedala sulla cyclette o la sera comodamente sdraiati sul divano, sono la nuova letteratura.
Non è forse vero, infatti, che il tempo che molti di noi dedicavano alla lettura ora è sempre più spesso occupato dalla visione dell’ultima novità in fatto di serie? Lo storytelling, a ben guardare, è lo stesso: vi ricordate i feuilleton di una volta? I romanzi di appendice, a puntate, con personaggi ben caratterizzati e una trama complessa… molti dei libri più famosi sono nati così, in prima battuta: per esempio “Il conte di Montecristo”, “Il Mastino di Baskerville”, perfino l’italianissimo “Pinocchio”. Oggi il principio delle serie TV è lo stesso: personaggi ben congeniati, suspense, meccanismi narratologici che ti inducono alla dipendenza, al binge watching.
Partendo da questo presupposto, sono stati analizzati alcuni titoli esemplari degli ultimi tempi. Primo fra tutti “I love Dick”, serie del 2017 tratta dall’omonimo romanzo di Chris Kraus, scritto vent’anni prima. La serie, accolta favorevolmente dalla critica, ha saputo interpretare perfettamente la storia autobiografica della protagonista (nonché dell’autrice stessa), mostrando, sotto forma di commedia, l’ossessione della donna per questo semi-sconosciuto, Dick, che le cambierà la vita. Ma I love Dick è solo uno tra i tanti titoli del momento che mettono al centro una nuova figura femminile.
Basti pensare a “Il racconto dell’ancella” o “The handmaid’s tale” nella sua versione originale, scritto dalla geniale Margaret Atwood. Un caso interessante da analizzare per il modo in cui la serie, con le sue tematiche incredibilmente attuali, è stata in grado di ravvivare l’interesse per un libro che nemmeno al momento della sua prima pubblicazione aveva avuto tanto successo in Italia.
Ma vi ricordate la questione dei feuilleton e dei libri che venivano tratti da essi, in seconda battuta? Ebbene, con le serie TV ci troviamo di fronte al meccanismo inverso: da un materiale limitato, un romanzo, si trae spunto per un prodotto più ampio, seriale. E se la serie ha successo, allora il mercato impone di cavalcare l’onda, con altre stagioni, questa volta prive di materiale da cui attingere. Questo comporta un’elaborazione originale da parte dei produttori e degli autori che, alle volte, può stonare rispetto al prodotto di partenza. È ciò che è accaduto con la seconda stagione di “The handmaid’s tale”, che si è discostata dalla linea più marcatamente femminista a favore di quello che parte della stampa americana ha definito “torture porn”.
Anche la letteratura italiana offre tuttavia spunti interessanti, e infatti recentemente sono state trasmesse al cinema le prime due puntate della serie tratta dai romanzi della fantomatica Elena Ferrante “L’amica geniale”, bestseller mondiale ambientato nella Napoli del Dopoguerra che segue la crescita delle due protagoniste nell’affermazione di se stesse in un ambiente patriarcale e arretrato. Infine, l’ultimo esempio analizzato è quello di “Sharp objects”, serie targata HBO uscita quest’anno e tratta dal romanzo del 2006 di Gillian Flynn, autrice e sceneggiatrice particolarmente apprezzata per la sua capacità di creare personaggi iperrealistici e dilaniati da drammi interiori, personaggi molto lontani da quelli a cui certa letteratura femminile viene spesso ricondotta.
Quattro libri, quattro serie TV, quattro esempi di come il mondo femminile sia perfetto per mostrare le diverse sfaccettature della società attuale e di come il FeST sia il luogo migliore per riflettere su questo e non solo: gli appuntamenti sono molti, e il Festival si conclude domenica: date un’occhiata al programma completo e partecipate agli incontri aperti al pubblico, non ve ne pentirete.