Ender Lilies: Quietus of the Knights – Recensione, tra mistero e decadenza

Nella nostra recensione di Ender Lilies: Quietus of the Knights abbiamo tentato di raccontare un titolo sì affascinante, ma anche classico.

Nicholas Massa
Di Nicholas Massa Recensioni Lettura da 14 minuti
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Ender Lilies: Quietus of the Knights

Questo risulta essere un periodo molto particolare per quanto concerne i videogiochi, un periodo di attesa in cui nei settori mainstream gli sguardi sono tutti puntati al futuro, tutti puntati verso quelli che saranno i nuovi sfavillanti risultati di questa next gen, e sulle sue potenzialità tecniche. L’uscita delle nuove console ha sicuramente aperto la strada a tutta una serie di possibilità e speculazioni da parte degli appassionati, anche se abbastanza lungi da una materializzazione chiara. Il mondo videoludico però è anche altro, non soltanto potere tecnico e forza, ma anche creatività e sperimentazione indipendente, ed è importante parlarne in una recensione di Ender Lilies: Quietus of the Knights.

Con questo videogioco, fin dalla sua anteprima, ci siamo trovati davanti a un qualcosa prima di immediatamente riconoscibile, e successivamente di piuttosto affascinante, seguendo un percorso più minimal rispetto alle riflessioni suddette, ma comunque rispettando tutti i canoni che un’opera di valore dovrebbe avere, a dimostrazione del fatto che l’impegno del singolo sviluppatore (in questo caso Live Wire e Adglobe) va ben oltre le attese, quando c’è attenzione e amore.

Un mondo in rovina

Abbiamo deciso di aprire questa recensione di Ender Lilies: Quietus of the Knights specificando la centralità delle sue domande. Il gioco, infatti, apre le sue porte su un mondo che necessita di essere scoperto a poco a poco dal giocatore stesso. Fin dall’inizio ci troveremo nei panni di questa ragazza, di questa bambina di nome Lily (nome che scopriremo solo in seguito), la quale non ricorda quale fosse la sua identità e non ha idea del luogo in cui si trova. Un’avventura che decide di aprirsi, quindi, in maniera piuttosto classica ma al contempo affascinante, con un metodo di sviluppo narrativo che ricorda moltissimi altri lavori simili, ma che comunque riesce a rapire per via dei dettagli complessivi. 

Al suo fianco troviamo un cavaliere indefinito, una sorta di spirito che le si materializza accanto dopo il risveglio, guidandola e soprattutto difendendola, nel corso dell’intero viaggio, parlandole per poi divenire di fatto la prima vera entità con cui avrà la possibilità di relazionarsi. Questa ragazza, oltre che disorientata, è disegnata da un’estetica che suggerisce un minimo la sua identità. Il bianco perlato della sua pelle, delle sue vesti e dei suoi capelli, attinge immediatamente dall’immaginario religioso-cromatico della purezza, purezza che va di pari passo con una certa fragilità complessiva, evidenziata, come vedremo, anche dal gameplay.

Scrivere una recensione di Ender Lilies: Quietus of the Knights, però, significa analizzarne pure le dinamiche estetiche ed artistiche, anche perché si tratta di un videogioco fondamentalmente silenzioso nel suo insieme, con un contesto scenografico che in moltissimi frangenti parlerà da sé, fuso a un insieme di piccoli dettagli e frasi (proferite dal cavaliere ad esempio). Il contesto di gioco, infatti, è quello che imbastisce il discorso più diretto con il giocatore, con coloro che avranno il coraggio di avventurarsi nei suoi meandri. Un mondo in rovina spadroneggia fin dall’avvio del titolo, un luogo oscuro e spento, consumato da una corruzione che diverrà testimonianza di qualcos’altro con il progressivo avanzare di luogo in luogo. Le architetture medievali e il design dei vari posti ricollega immediatamente Ender Lilies: Quietus of the Knights allo stile Dark Fantasy, in un viaggio che metterà continuamente alla prova le proprie abilità. L’obiettivo fondamentale è quello di comprendere innanzitutto l’identità della protagonista, e inseguito le varie dinamiche che hanno condotto il mondo che ci circonda nello stato attuale, governato da ombre, sofferenza e da una pioggia scrosciante e ininterrotta.

Struttura di gioco, dinamismo e sperimentazione poliedrica

Parlando dei dettagli di gioco, questi verranno snocciolati sia attraverso alcune importantissime note scovabili lungo il cammino, frammenti diretti di personaggi che potremmo incrociare lungo la nostra avanzata, sia attraverso le descrizioni delle varie abilità, cimeli e “guardiani” che ci porteremo dietro.  Essendo il titolo un side scroll dark fantasy con elementi RPG, moltissimo di quanto si riscontra risulterà immediatamente riconoscibile e soprattutto “classico” agli occhi degli appassionati del genere (ricollegando quanto si ha davanti a titoli come Hollow Knight, ad esempio), anche se lo stile generale e la struttura giocano un ruolo centrale nel distaccare quanto si ha davanti dal passato. 

Come abbiamo detto, la protagonista di Ender Lilies: Quietus of the Knights non ricorda la sua identità e compare avvolta da una delicatezza molto particolare, delicatezza che verrà ulteriormente evidenziata dalle dinamiche di gameplay. Non è lei, infatti, ad attaccare nel corso dell’avventura, ma le “anime” di coloro che si trascina dietro. Il cavaliere sarà il primo a seguirla, di sua spontanea volontà, lungo questo particolare viaggio. Si porrà fin dall’inizio quale suo braccio, quale sua lama e unico attacco ravvicinato. L’avanzata nel gioco si mostrerà irta di situazioni pericolose e di personaggi pronti a bloccare il nostro cammino, condizionati magari da vicende personali ed esterne al loro volere. Sarà proprio in seguito a questi scontri particolari, a queste boss fight (e mini boss fight) che si apprenderanno maggiori dettagli su quanto ci circonda e sta accadendo, ottenendo anche il loro aiuto, in seguito alla purificazione. 

Ender Lilies recensione

Il fatto di dover purificare questi personaggi aggressivi per ottenerne l’abilità la dice lunga sia sulla lore del titolo, sia sulle potenzialità di gameplay. Sarà infatti possibile equipaggiarsi un massimo di 3 abilità, con più set con cui giocare per sperimentare nelle varie situazioni. E’ proprio questo uno degli elementi più interessanti e divertenti del titolo, il fatto di poter modificare velocemente la propria strategia, il proprio approccio con il nemico, servendosi di un sistema che consente di variare velocemente il tuo attacco. Le abilità ottenibili nel corso dell’avventura saranno molteplici e differenti. Si va dai semplici fendenti ravvicinati, agli attacchi ad area, a quelli dalla lunga e media distanza, magici, o bianchi. La poliedricità dell’approccio resta dunque una costante di Ender Lilies: Quietus of the Knights, evidenziando ulteriormente l’importanza dell’osservare il contesto che ti circonda, imparando a conoscere anche le varie dinamiche offensive dei mob sparsi lungo il viaggio. Parlando sempre di abilità, Lily ne avrà altre fuori dal contesto della battaglia, strettamente legate al mondo di gioco, all’avanzamento tra un luogo e l’altro (stiamo parlando, ad esempio, del dash, del doppio salto, della possibilità di nuotare, ecc…)

Inoltre, in una recensione di Ender Lilies: Quietus of the Knights, è fondamentale parlare anche della struttura macro-cosmica del mondo di gioco. Qui si parla di un vero e proprio mondo “aperto”, che sviluppa le sue possibilità attraverso l’avanzamento e soprattutto il coraggio di coloro che hanno voglia d’immergersi nei suoi fitti ed oscuri dettagli. Ogni area è caratterizzata da una sua estetica ben precisa, da un nome identificativo e dai suoi mob specifici, anch’essi piuttosto studiati e particolarizzati sia a livello tecnico che non. Sparse lungo la strada troveremo delle panchine, dei veri e propri luoghi di pausa e ristoro, in cui raccogliere le nostre forze, salvare la partita, ed organizzare le prossime mosse.

Una volta seduti, dunque, avrete accesso a una schermata con un menù in cui trovare: il nome del luogo, il viaggio rapido (elemento sbloccabile non molto in avanti con la trama, con cui spostarsi agilmente da un’area all’altra), abilità (schermata in cui sarà possibile gestire e comprendere le varie abilità reperite lungo il viaggio, per poi equipaggiarle nei vari slot a disposizione, sempre in relazione al proprio modo di giocare), cimeli (si tratta di oggetti equipaggiatili legati ai parametri della protagonista, forniti anche di brevi narrazioni sul mondo di gioco), potenzia (condurrà alla schermata in cui potrete, tramite appositi oggetti, potenziare le vostre abilità), salva e riparti. Inutile specificare che il sedersi sulle panchine porterà al respawn di tutti i mostri nel gioco.

Oltre a tutto ciò, il titolo offre la possibilità di dare un occhiata ai propri progressi tramite un menù apposito (che nella versione PC si apre con il tasto Tab). In esso troverete: Dati (in cui osservare dettagliatamente tutti i dati legati alla vostra partita, tra cui il livello di Lily, le ore di gioco, ecc…), tutti i cimeli che avete raccolto, collezione (con tutte le abilità trovate), note (in cui vengono conservate tutte le piccole note e lettere in cui viene, un minimo, approfondita la lore del gioco) e la mappa. Concentrandoci sulla struttura dei vari livelli, si parla invece di alcune scelte estremamente classiche che alternano momenti di platforming facilmente intuibili a segreti, pareti invisibili e circostanze richiedenti abilità specifiche per avanzare. 

Ender Lilies recensione

Inoltre l’esplorazione condurrà non soltanto a particolari premi e all’esperienza, ma anche ad alcune piccolezze che riescono ad equilibrare la situazione, restando coerenti con l’ambientazione. Un esempio di questo lo troviamo con i fiori bianchi e rossi. Una delle abilità che Lily avrà fin dall’inizio sarà quella di auto-curarsi attraverso le cosiddette preghiere, e potrà farlo in maniera limitata, con alcune icone particolari a schermo, atte a segnalare questo limite. I suddetti fiori bianchi , se colpiti ricaricheranno questa abilità innata della protagonista, mentre i rossi sono collegati al recupero ricariche delle abilità (molte abilità ottenibili in seguito potranno essere utilizzate soltanto per un numero limitato di volte).

Parlando invece della difficoltà, con Ender Lilies: Quietus of the Knights ci si trova davanti a un gioco strutturato intorno allo studio ambientale. I vari nemici diverranno immediatamente temibili, ma comunque facilmente leggibili nel loro essere offensivi, alternando quindi un certo timore allo studio continuo di ciò che ci circonda. Anche quando si tratta di situazioni eccezionali, di momenti in cui il titolo esagera con il posizionamento dei mob, sarà sufficiente conoscere le loro caratteristiche e avere una buona esperienza alle spalle per superare le varie difficoltà. L’esplorazione inoltre si rivela centrale nella comprensione generale, anche perché il titolo, non essendo prodigo di dettagli, lancia il giocatore in un contesto fortemente dispersivo dalle mille sorprese. Sta quindi a noi cercare di dare un senso a tutto quanto, trovando un personale equilibrio anche in relazione al contesto che ci circonda.

Uno squisito lato artistico

Come detto anche sopra, in questa recensione di Ender Lilies: Quietus of the Knights risulta fondamentale il lato artistico del titolo, soprattutto nel restituire tutte le varie sensazioni che il mondo di gioco ispira. Una costante interessante, insieme all’estetica generale, risultano i suoni ambientali, quali la pioggia, il rumore dei piedi scalzi della protagonista sulle varie superfici, i rantoli indefiniti, gli urli strazianti, le piccolezze di un mondo in declino perfettamente coerenti con quanto ci circonda. Avanzando nell’avventura tutto ciò verrà mantenuto, con una pluralità di elementi, anche in luoghi totalmente diversi da quelli iniziali, pronti a rendere più profondo e realistico quello che ci circonda.  La colonna sonora alterna momenti parecchio classici, ad ost permeate da uno stile che rimanda all’Oriente, dalle tinte sia leggere che corali. Fuso a tutto ciò una fluidità generale che, almeno per quanto concerne le nostre run, si è mantenuta sempre lineare.

Ender Lilies: Quietus of the Knights
8
Voto 8
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Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.