Emio – L’Uomo che Sorride: Famicom Detective Club, Recensione

Andiamo a scoprire più da vicino con la nostra recensione il nuovo capitolo della serie Famicom Detective Club: Emio, L'Uomo che Sorride.

Sara Pandolfi
Di Sara Pandolfi - Editor Recensioni Lettura da 7 minuti
Emio
6.5 Sufficiente
Emio - L'Uomo che Sorride: Famicom Detective Club

Uno dei titoli del 2024 che ha attirato maggiormente l’attenzione dell’utenza, soprattutto nelle settimane che ne hanno preceduto il lancio, è Emio – L’Uomo che Sorride: Famicom Detective Club. Il titolo sviluppato da Nintendo, si è presentato al mondo con un teaser trailer dal retrogusto inaspettatamente horror, per poi rivelarsi essere un thriller investigativo. Certamente è uno dei titoli che più ha saputo stuzzicare la curiosità dei giocatori nell’ultimo periodo.

Con una delle campagne marketing più geniali degli ultimi anni, tenendo conto anche e soprattutto del target di riferimento di Nintendo, il nuovo capitolo della serie di Famicom Detective Club (una saga che mancava sul mercato da più di 30 anni!) promette di essere un’esperienza diversa da ciò a cui gli utenti Nintendo Switch sono stati abituati.

Gli sviluppatori saranno riusciti a soddisfare le aspettative dell’utenza, incuriosita dalla presenza conclamata di tematiche mature e terrificanti? Scopritelo proseguendo nella lettura della nostra recensione.

La leggenda dell’uomo che sorride

Il titolo può essere considerato a tutti gli effetti un’avventura grafica investigativa di stampo thriller: impersoniamo il nostro avatar, al quale daremo un nome e un cognome all’inizio dell’avventura, assistente personale di un noto detective privato giapponese.

La storia di Emio si sviluppa attorno ad un delicato caso di omicidio: un ragazzino delle scuole medie viene infatti rinvenuto nei pressi di una centrale idrica fuori città, strangolato con l’uso di una corda e con un misterioso sacchetto di carta sulla testa che riproduce un inquietante sorriso.

La morte del giovane viene presto ricollegata ad una serie di omicidi di giovani studentesse verificatisi, quasi con lo stesso modus operandi, la bellezza di 18 anni prima e, come ci viene riportato all’inizio delle indagini, anche ad una leggenda metropolitana nota tra i ragazzi: quella di Emio, l’Uomo che Sorride.

Emio

La misteriosa figura di Emio, lo strangolatore dei giovani a cui il killer promette “un sorriso eterno”, si affianca ad una serie di personaggi misteriosi dei quali scopriremo sempre di più man mano che proseguiremo con la trama, che evitiamo di approfondire ulteriormente in questa sede per evitare spoiler.

Pregna di dettagli e immagini inquietanti, la storia di Emio è ricca di colpi di scena: viaggiamo su un livello qualitativo – per quanto riguarda i ritmi, i personaggi e i fatti narrati – piuttosto alto, anche se non possiamo non segnalare la presenza di alcuni buchi a livello logistico che vanno a far vacillare una struttura altrimenti al limite della perfezione narrativa.

Il titolo, suddiviso in capitoli che permettono uno “spezzettarsi” della narrazione tra ambientazioni ed episodi chiave, può essere concluso nel giro di 10 ore: non sono presenti finali multipli, e il trail-and-error può essere usato senza limiti per arrivare alla soluzione ricercata nei momenti di blocco, quindi dobbiamo purtroppo segnalare una rigiocabilità piuttosto bassa. 

Uno stile di gioco “vecchio stampo”

Come dicevamo in apertura di recensione, Emio è di fatto un punta-e-clicca di stampo investigativo all’interno del quale dovremo conversare con numerosi personaggi, osservare l’ambiente circostante e, attraverso una serie di dialoghi, proseguire lungo la strada verso la verità.

Fare “Game Over” in Emio è impossibile, in quanto, trovandoci ad un punto morto della conversazione, tutto quello che avremo sarà un “silenzio imbarazzante” da colmare utilizzando il comando giusto, tra “chiedi/ascolta”, “chiama”, “osserva” e “pensa”. Difatti, possiamo affermare che il gameplay, piuttosto vecchio stampo, consiste nel cliccare quel che serve per avanzare, spesso finendo per proseguire per casualità più che per logica.

Quello dell’apporto che si prevede essere fornito giocatore è infatti uno degli aspetti che meno ci ha convinto dell’esperienza, se non per brevi sprazzi di interazione (come le deduzioni di fine capitolo) che mettono alla prova le nostre capacità di ascolto delle conversazioni precedenti senza però, in caso di errore, segnare definitivamente i nostri progressi.

Artisticamente inaspettato

Lo stile artistico che contraddistingue Emio è caratterizzato da un’impostazione grafica in stile anime piuttosto realistica, caratterizzata da un buon livello di dettaglio per quanto riguarda i fondali, e un interessante uso dei colori e dei posizionamenti della telecamera: alcune schermate sembrano dei piccoli, terrificanti, quadretti.

Il character design è piuttosto semplice, ma le espressioni facciali dei personaggi e le loro emozioni riescono ad arrivare al giocatore in maniera immediata ma mai eccessivamente plateale: il lavoro fatto attorno alla caratterizzazione dei sentimenti più reconditi di ogni attore della storia è lodevole, in quanto possiamo comprendere qualcosa di ogni personaggio semplicemente dal tono di voce o dall’espressione usata.

Parlando del tono di voce: il titolo è doppiato interamente in giapponese, ma i testi sono disponibili in inglese e in italiano. La qualità del doppiaggio è soddisfacente e dimostra una buona prova attoriale e di immedesimazione.

Ci reputiamo invece poco convinti per quanto concerne la colonna sonora: trovandoci davanti ad un’avventura costellata da omicidi e colpi di scena, abbiamo fin da subito dovuto ritenere quest’ultima talmente tanto “sdrammatizzante” da risultare del tutto inappropriata, se non per pochissime eccezioni in scene specifiche.

In conclusione, possiamo affermare che Emio faccia entrare il giocatore in un clima ansiogeno e inquietante in punta di piedi, proseguendo in maniera graduale, presentando però situazioni “cuscinetto” che tentano di sedare l’atmosfera in un contesto nel quale non vi era assolutamente bisogno che quest’ultima venisse calmierata.

Che si sia trattato di un tentativo di non eccedere verso una dimensione non proprio tipica del mondo Nintendo? Questo non  ben chiaro, anche perché abbiamo esempi di titoli dell’orrore targati grande N che non hanno necessitato di questi escamotage velatamente comici, ma che ci hanno gettato senza mezze misure nel vivo dell’avventura: ci riferiamo, nello specifico, alla serie di Fatal Frame che, anche questa volta, non sembra aver trovato un erede “horror” tra le fila di Nintendo, nonostante le più che allettanti premesse.

Emio
Emio - L'Uomo che Sorride: Famicom Detective Club
Sufficiente 6.5
Voto: 6.5
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Di Sara Pandolfi Editor
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.