Dread Nautical è un titolo sviluppato e pubblicato da Zen Studios, rilasciato il 29 aprile 2020 su PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC. Il titolo mischia vari generi tra survival, roguelike e gioco di ruolo, ed anche se pare essere un mix sbagliato, i developer sono riusciti a farli coesistere e funzionare in modo corretto e fluido, creando qualcosa di nuovo e inaspettato, che riesce ad essere molto rigiocabile grazie agli elementi roguelike citati poco prima, ma che purtroppo non sfrutta al meglio l’ispirazione dai libri horror scritti da Howard Philips Lovecraft.
All’inizio bisognerà selezionare il livello di difficoltà ed il personaggio con cui si vorrà giocare la partita; ne avremo a disposizione ben quattro e tutti possiederanno tre tipi di abilità: attiva, passiva e speciale, utilizzabili durante il combattimento o l’esplorazione. Una volta selezionato il nostro alter-ego digitale, lo vedremo risvegliarsi all’interno di una nave chiamata “Hope” (in italiano, Speranza), la quale si ritrova in mare aperto e con a bordo dei mostri la cui provenienza è a noi sconosciuta. Sarà compito nostro trovare i sopravvissuti e cercare di migliorare il nostro HUB, così da migliorare l’equipaggiamento posseduto rendendo al contempo più confortevole la situazione per le persone che troveremo, sempre che si riesca a convincerle a venire con noi. Ed è qui che entra in gioco la componente GdR di Dread Nautical, in quanto nel momento in cui troveremo i sopravvissuti, si aprirà una fase di dialogo dove potremo convincerli ad unirsi a noi, con il nostro avvicinarci all’obiettivo che sarà mostrato a schermo con una barra piuttosto esplicita.
Esplora e raccogli
Il core del gameplay è esplorare la grande nave in cui ci muoveremo – la quale sarà generata in modo procedurale – per trovare oggetti o pezzi da craftare, e ovviamente cercare i sopravvissuti, come già detto. Hope non sarà un posto amichevole e anzi, preparatevi a dover fare i conti con svariati nemici pronti a farvi fuori al primo errore. Ma come si combatte? Prima di spiegarlo, bisogna sapere come ci si muove: dopotutto, per imparare a correre bisogna sapere prima camminare, no? Bisogna immaginare la mappa di gioco come se fosse divisa in quadretti. Quando non si è in fase di combattimento, si ha libertà di movimento per tutto il tempo che si vuole, senza essere legati a qualcosa. Ma quando entriamo in combattimento, si viene limitati dai Punti Azione (PA) e bisognerà essere quindi intelligenti nello sfruttarli per attaccare e muoversi. Intorno a noi verranno evidenziati i quadrati in cui potremo muoverci a seconda di quanti PA si posseggono – senza dimenticare che ogni attacco ne rimuove uno -, e nel momento in cui questi finiscono inizierà il turno dell’avversario; chiaramente è anche possibile passare il turno tenendo premuto il tasto O (per Xbox One, B).
Non c’è bisogno di buttarsi a capofitto in ogni singolo combattimento affrontabile e anzi, a causa della difficoltà sempre crescente, sarà necessario evitare gli scontri oppure giocarsela “stealth” per prendere alle spalle ogni minaccia, momento in cui è anche possibile eseguire un danno critico, eliminando il nemico con un colpo solo. Una volta esplorata l’intera mappa, si raggiungerà il ponte, dove sarà possibile suonare la sirena della nave, azione che porterà il nostro protagonista a perdere conoscenza così da portarlo al giorno successivo, risvegliandosi in una stanza che fungerà da HUB. Prima di riprendere l’esplorazione sarà così possibile eseguire tutte quelle operazioni utili per rinnovare il posto e migliorare il nostro arsenale, che può variare dal mocio alla pistola. Nel caso in cui si dovesse morire, alla difficoltà standard sarà possibile ripetere solo il giorno in cui si è morti perdendo tutto ciò che si aveva raccolto durante l’esplorazione, mentre alle difficoltà più elevate bisognerà ricominciare dall’inizio.
Problemi e domande
Nonostante Dread Nautical non punti sicuramente al realismo (basti vedere i modelli dei personaggi giocanti e non) ogni singolo ambiente è decisamente curato in ogni suo aspetto, il tutto affiancato da un doppiaggio (purtroppo disponibile solo in inglese) davvero ben realizzato. Per ciò che concerne invece la localizzazione in italiano, abbiamo notato che gli adattatori si sono presi qualche piccola libertà, più che altro per evitare qualche piccola volgarità: ad esempio il tipico “Son of a…“è stato tradotto con “Oh, andiamo“, ma per il resto il lavoro appare ottimo.
La grafica cartoonesca dà la sensazione di vivere un’avventura horror, ma con un lieto fine ad attenderci. I caricamenti sono l’unico vero tasto dolente per quanto riguarda la parte tecnica della produzione, apparendo forse fin troppo lunghi, ma questo problema pare essere presente anche nelle altre versioni del gioco. Gli sviluppatori hanno infatti ben pensato d’inserire delle frasi all’interno delle schermate di caricamento, le quali all’inizio saranno indecifrabili, ma se durante l’esplorazione troverete alcuni specifici libri, al caricamento successivo potreste finalmente dar senso a quanto riportato su schermo, un buon modo di rendere un difetto un’opportunità. Bisogna poi dire che le musiche sono un po’ anonime e non trasmettono nulla, anche se appaiono ben curate, mentre gli effetti sonori hanno saputo rivelarsi azzeccati e caratterizzati da uno stile cartoon che va ad amalgamarsi perfettamente con lo stile grafico.
Come sempre, eccoci quindi alla domanda fondamentale: vale la pena acquistarlo? Sì, ma solo se volete provare qualcosa di nuovo o vi piacciono i roguelike; insomma, se vi è piaciuto The Binding of Isaac come concetto di gameplay, è molto probabile che vi piacerà anche questo. L’unico vero difetto della produzione si riassume in una serie di caricamenti piuttosto lunghi, mentre per il resto Dread Nautical appare come un titolo che si lascia giocare tranquillamente, pur presentando una difficoltà abbastanza elevata, specialmente con l’avanzare dei giorni. Diciamo che è uno di quei titoli che bisogna giocare abbastanza spesso per capirne ogni singolo meccanismo, così da poter avanzare con facilità, esattamente come la formula che ogni rogue-like impone. Se desiderate un gioco “semplice” da godervi ogni tanto, ci sentiamo di sconsigliarvelo, soprattutto se questa è la vostra prima volta che affrontate questo peculiare genere.