La totalità degli anni ’90 e il primo lustro del nuovo millennio sono indubbiamente stati l’epoca d’oro del gioco di ruolo alla giapponese: mostri sacri quali la saga di Final Fantasy e i vari Suikoden, Tales of, Grandia e Lunar hanno visto la loro storia nascere in quel fantastico periodo per gli appassionati di trame meravigliose, vissute level up dopo level up. Un’altra saga non citata, che a livello di fama e qualità è l’unica che può affiancare sua maestà Final Fantasy, è quella di Dragon Quest: la pluridecennale saga Enix ha scalato l’olimpo del Jrpg capolavoro dopo capolavoro, meritandosi un posto d’onore nel cuore di tutti gli appassionati. Oggi andremo proprio ad analizzare un capitolo di questa saga, mai giunto in Europa a causa di localizzazioni mancate e rientri economici non soddisfacenti per l’epoca: stiamo parlando di Dragon Quest VII: Frammenti di un Mondo Dimenticato, riedizione per Nintendo 3DS del titolo originale PS1 in uscita il 16 settembre. Siete pronti a catapultarvi in un mondo meraviglioso insieme a noi?
Dove il mare è una tavola blu…
Leggenda vuole che Estard sia l’unica isola rimasta in un continente sommerso d’acqua nella sua totalità: la pacifica isola ospita numerosi abitanti, perlopiù pescatori vista la morfologia del globo, che vivono nella pace e nella serenità più totale. L’isoletta è anche la terra natia del nostro eroe per caso, il timido figlio di Tinnus il pescatore, che impersoneremo per tutta l’avventura; “vittima” dell’amicizia con lo scapestrato Kiefer, figlio del sovrano reggente, il nostro giovane eroe si troverà insieme al principino a scoprire un misterioso portale dimenticato in un boschetto del villaggio Sardina: qui verrà accolto da una serie di totem colorati e da un essere insettiforme, che li porterà tramite misteriose tavolette a scoprire un mistero rimasto celato per migliaia di anni. I nostri giovani eroi, affiancati anche da Maribel, la vivace figlia del sindaco, verranno incastrati in un’avventura molto più grande di loro, che li porterà a viaggiare nel tempo e a scoprire numerose isole mai viste prima, riuscendo nell’intento di farle emergere anche nel presente. Il nostro scopo sarà infatti viaggiare di arcipelago in arcipelago, risolvendo le numerose avversità che incontrerete su ogni isola, tentando in ogni modo di ripristinare l’equilibrio e tornare nel presente. Non aspettatevi dunque toni e temi maturi, oltre che intrecci politici complessi e variegati: Dragon Quest VII, come del resto la saga nella sua totalità, hanno sempre puntato su temi vivaci, scanzonati e fiabeschi, seppur qualche colpo di scena non mancherà in questa lunghissima avventura.
Lifting (quasi) totale.
Il gameplay della saga di Dragon Quest viene quasi sempre associato al Jrpg per antonomasia: stracolmo di tutte le caratteristiche del genere, la saga Enix è sempre stata caratterizzata da un combat system statico, combattimenti casuali, grindind totale per potenziarsi, città colme di negozi e missioni secondarie; questo Dragon Quest VII, ai tempi di PS1, non era assolutamente da meno, proponendo un gameplay lento e ragionato, a partire dall’enorme prologo di circa 5 ore. La casa produttrice, divenuta oggi Square Enix dopo la storica fusione, ha quindi optato per diverse migliorie al gameplay del gioco, pur non snaturando lo stile classico che da sempre ha contraddistinto la saga. Partendo dagli incontri casuali, essi sono stati sostituiti da nemici ben visibili a schermo, sulla falsa riga di ciò che è accaduto negli ultimi capitoli del brand; purtroppo nei dungeon, complici strette gallerie e corridoi, sarà spesso difficile aggirarli, difetto comunque marginale visto anche l’abbassamento generale della difficoltà: infatti non saranno più cosi potenti i nemici casuali, seppur un minimo di tattica e intelligenza da utilizzare in battaglia resta necessario per non sprecare risorse e denaro in seguito alla morte del party. Altra aggiunta rilevante è il radar a schermo, con tanto di destinazione segnata: totalmente assente in quasi ogni Jrpg old school, questa feature è divenuta molto di moda nell’ultimo decennio, prendendo per mano l’utente ed evitando di farlo perdere per il mondo di gioco, magari dopo svariate missioni secondarie; un aspetto che potrebbe magari far storcere il naso ai fanatici del genere, seppur resti comunque apprezzabile l’intento di Square Enix di rendere il titolo più user friendly e appetibile a tutti. Unica nota stonata resta l’inventario in game, veramente troppo complesso e macchinoso per gli standard attuali: capiterà spesso di perdere svariati minuti all’interno di esso, alla ricerca di quell’oggetto specifico da assegnare al nostro eroe.
Anche l’occhio vuole la sua parte!
Dal punto di vista grafico il lavoro svolto da Square Enix su Dragon Quest VII è veramente ottimo: abbandonata la visuale isometrica e gli sprite bidimensionali del tempo, la casa produttrice ha optato per una grafica tridimensionale con tanto di telecamera ruotabile a piacimento; il risultato è veramente eccellente e l’atmosfera fiabesca, aiutata dal fantastico lavoro svolto dal design di Akira Toriyama, rende la produzione un piacere per gli occhi, con sfondi evocativi e personaggi ben caratterizzati. Il comparto audio è anch’esso eccellente, con temi classici della saga che è sempre un piacere ascoltare ed altri inediti ben riusciti ed amalgamati al resto. Ottimo lavoro anche in sede di localizzazione, dove Dragon Quest VII è ora giocabile totalmente in un italiano fluente ed esente da errori d’ortografia, piuttosto classici in traduzioni cosi macroscopiche; leggendaria invece la longevità, visto che tra storyline principale, missioni secondarie e funzionalità esclusive StreetPass non faremo fatica a superare le cento ore di gioco.
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