I giochi indipendenti, come siamo abituati a vedere, nascondono spesso e volentieri delle vere e proprie perle videoludiche. Giochi tanto semplici quanto efficaci, e soprattutto alcuni di loro fanno forza su una componente nostalgica da non sottovalutare. Negli anni ‘90 le sale giochi erano piene dei classici shooter sparatutto ed il piccolo studio indipendente chiamato OPQAM, grazie a Dogos, mischia il vecchio con il nuovo. Sicuramente questo è un atto coraggioso da parte degli sviluppatori poiché sono riusciti a creare un videogame che, nonostante abbia un’impronta un po’ old school, riesce a rivisitare le classiche meccaniche del genere innovandole agli standard moderni grazie alla potenza delle home console. Come se la sarà cavata la casa con sede a Buenos Aires? Andiamolo a vedere.
Ultimatum alla Terra
Le premesse di Dogos sono tanto semplici quanto in linea con il genere di appartenenza: la Terra è stata attaccata dalla razza aliena degli Zeetnuks che, per quanto riguarda la tecnologia, è avanti anni luce rispetto a quella dei poveri umani. L’unica speranza per sconfiggerli è quella di combinare le conoscenze di queste creature con quelle terrestri, creando così delle vere e proprie navicelle da battaglia capaci di colmare lo svantaggio bellico in quella che è, a tutti gli effetti, una situazione disperata. Ma le sventure non finiscono mai: la base che ospita il progetto viene presa di mira da queste creature e l’unico sopravvissuto è il protagonista del gioco, Desmond Phoenix. La trama verrà narrata pian piano durante l’avventura, grazie all’utilizzo dei dialoghi tra i vari personaggi. Questi elementi narrativi saranno solo ed esclusivamente di contorno poiché il vero fulcro di tutta l’esperienza sarà il gameplay. Uno degli aspetti determinanti in Dogos, è stato l’abbandono della bidimensionalità tipica di questi giochi, dando vita ad un mondo apparentemente aperto, ricco di colori e grafica moderna.
Se stai attraversando l’inferno fallo a testa alta
Il gameplay di Dogos si potrebbe definire quasi infernale. Il tutto è concentrato sulla rapidità e sulla adrenalinità nello sferrare e schivare colpi laser, ma non è affatto semplice. Per prima cosa dovrete scegliere tra ben quattro livelli di difficoltà e dopodiché potrete decidere su quale veicolo salire a bordo. Purtroppo non avrete una grossa varietà poiché il tutto si riduce a soli due mezzi con statistiche leggermente diverse in quanto una navicella avrà più velocità e l’altra un attacco più potente. Il videogame è diviso in livelli dove dovrete portare a termine degli obiettivi per andare avanti. Quest’ultimi possono essere di diverso tipo poiché, delle volte, vi sarà richiesto di distruggere tutti i nemici presenti in una zona o scortare un determinato alleato in un punto preciso della mappa. I boss di fine livello purtroppo non sono in sintonia con il resto delle meccaniche, il più delle volte vi ritroverete a girare e sparare a vuoto mentre cercate di evitare i colpi. Le missioni però non si limitano solo a combattere i nemici dal momento che, anche grazie allo sfruttamento delle strettoie delle aree, lo studio di sviluppo ha pensato bene di inserire delle sessioni dove la vostra navicella prenderà vita propria, ed inizierà a scattare in un percorso binario dove voi vi dovrete semplicemente limitare a schivare gli ostacoli per non andare in collisione con l’ambiente e distruggere il vostro veicolo. Queste fasi metteranno a dura prova i vostri riflessi e sono state un’introduzione molto piacevole all’interno del videogame.
Come ogni shoot’em up che si rispetti non mancano i vari potenziamenti; alcuni alieni, dopo la loro distruzione, vi lasceranno dei bonus come dei super raggi laser o una folta ragnatela di missili che andranno a colpire gli avversari più vicini. I livelli di Dogos non sono orizzontali o verticali, come è lecito aspettarsi dal genere, ma sfruttano una mappa ampia e piena di cunicoli dove sarete “liberi” di esplorare. Questo rende il tutto più godibile anche perché non bisognerà per forza seguire la missione principale, ma attenzione a non girovagare troppo, poiché in alcune strade ci saranno dei nemici molto più forti di quelli che troverete normalmente. Ultima ed interessante meccanica inserita nel gameplay è quella dedicata alla due tipologie di fuoco che abbiamo a disposizione per attaccare diversi nemici. Con i proiettili normali potrete colpire le navi che si trovano in aria, mentre per centrare i bersagli di terra dovrete fare affidamento su altri missili e sul (non sempre preciso) mirino che si trova al centro della schermata. Dulcis in fundo progredendo nell’esperienza ci sarà la possibilità di sbloccare ed equipaggiare diverse tipologie di fuoco ad entrambi gli stili di combattimento sopracitati. Qui passerete dai classici cannoni al plasma a qualche sorpresa che non vogliamo anticiparvi.
La supertecnologia ha delle mancanze
Tutto può sembrare molto divertente ed in parte lo è, se non fosse per una visuale dall’alto non ottimale che vi porterà, nei momenti più caotici, quasi sicuramente a perdere il controllo. Il risultato è davvero pessimo poiché il troppo girotondo potrebbe portarvi parecchi fastidi alla testa. Ultimo grande difetto è l’assenza del multiplayer: per questo genere di giochi la componente cooperativa sarebbe stata letteralmente un cavallo di battaglia, ed è strano come gli sviluppatori non abbiano pensato ad inserirla in questo contesto. Come accennato in precedenza il titolo non soffre assolutamente dal punto di vista grafico e tecnico, proponendo un’esperienza fluida e priva di intoppi. Per quanto riguarda l’audio il discorso è diverso in quanto presenta tracce abbastanza piatte che finiranno presto nel dimenticatoio.
Dogos è sicuramente uno di quei titoli che gli appassionati di shoot’em up, ormai a digiuno di novità da troppo tempo, non dovrebbero farsi scappare. La casa di sviluppo è stata molto brava a fondere il vecchio con il nuovo così da avvicinare anche i palati più fini. Purtroppo c’è da dire che il tutto resta un’esperienza divertente ma nulla più: la telecamera troppo ballerina, la pesante assenza della cooperativa e l’esiguo numero di mezzi fa si che l’opera resti uno dei tanti giochi con un valido potenziale mai sfruttato al massimo. Forse OPQAM non si è resa conto fin da subito del grande progetto che stava sviluppando, con un minimo di coraggio in più il livello della produzione si sarebbe alzato di molto e per questo motivo, anche se riconosciamo il talento dei ragazzi, non ce la sentiamo di premiare il videogame fino in fondo.