“La Devil May Cry, l’agenzia tuttofare gestita da una persona sola. E’ lì che sono diretta”
Così iniziava Lady nell’anime, recandosi dal nostro tanto amato Dante, per riscattare i suoi infiniti debiti, oppure per barattarli con qualche favore. Questa è stata la prima presentazione di Devil May Cry, il quale gettò le basi per quella che sarebbe stata una delle colonne portanti dell’hack’n’slash sulla seconda PlayStation con i suoi primi tre capitoli. Nel 2008 invece si passò alla generazione successiva, con il quarto capitolo, dove la lore della serie si complicava, aggiungendo degli elementi che ad oggi non sono stati spiegati. Infine quel fatale 2011, dove il reboot di un Dante appena maggiorenne e più saccente che ormai si presenta al mondo con una trama differente, ma comunque plausibile. Appurato ciò e accantonato questo argomento, abbiamo a oggi troppe domande, e Capcom DEVE risponderci. Chi è Nero? E’ veramente il figlio di Virgil? Perché i demoni sono penetrati all’interno delle gerarchie ecclesiastiche? E Dante come mai è fuggito? Devil May Cry V, perché ho deciso di chiamarlo così in onore del buon Metal Gear Solid, ha il compito di risponderci e il DOVERE di sorprenderci: Devil May Cry ha uno stile che può essere rinnovato, essendo decisamente old-school per la generazione corrente, e se Capcom riuscisse in questo suo intento riotterrebbe il titolo di colonna portante del mondo videoludico che le è appartenuto fino a una decina di anni fa.
Ma anzitutto, cominciamo dalle affermazioni che sono state fatte sul probabile nuovo capitolo, andando per ordine di argomenti; lasciando un attimo in disparte il gameplay, il quale richiede particolare attenzione, partiamo dall’argomento trama e lore. Abbiamo saputo che in Devil May Cry V ci saranno sia Nero che Dante, e fin qui tutto bello e carino, poiché è necessario approfondire il rapporto che collega i due, e chiarire tanti altri dubbi: perché Nero ha una manifestazione demoniaca sul corpo? Perché Dante lo conosce? E tante altre che potremmo elencare per un’oretta abbondante. Inoltre, la realtà creata da Devil May Cry è molto simile al mondo Marvel, dove ogni personaggio è presente, ma magari appare solo in brevi sequenze o fa piccole comparse (si veda Trish nel quarto capitolo). Sarebbe bello che tutti prendessero parte attivamente alla storia, non solo in brevi tratti o comparsate, poiché ognuno è differente dall’altro e ognuno aggiunge qualcosa alla trama, dalle piccole liti a veri e propri intrecci narrativi.
Passando ora al comparto tecnico e al gameplay, Devil May Cry ha un onere nei confronti del mondo videoludico, come già detto. I capitoli usciti finora sono certamente delle pietre miliari, con un sistema di gioco ancora perfettamente accessibile all’utenza che voglia riscoprirli; purtroppo però, nel 2018 un hack’n’slash di tale stampo apparirebbe come “vecchio” agli occhi dei giocatori. Qual è dunque la questione? Non è necessario che il genere venga stravolto, anche perché sarebbe snaturare l’opera, ma sicuramente sono necessarie delle aggiunte che permettano al giocatore di variare il gameplay in base magari a un albero delle abilità che ci consenta di personalizzare il nostro stile di gioco; ci son infatti giocatori che prediligono uno stile con colpi pesanti e lenti, chi invece si orienta più su molteplici colpi in velocità. Sarebbe interessante se, in base a un albero delle abilità e allo stile utilizzato dal giocatore, il personaggio si evolvesse, trasformando magari le armi e sbloccando nuove combo, oppure attivando vere e proprie abilità del personaggio: ciò permetterebbe di differenziare il Dante di ogni giocatore, ammesso che sia lui il protagonista, permettendo una diversificazione abbastanza evidente.
Un’aggiunta che segnerebbe un vero cambiamento nella serie di Devil May Cry sarebbe l’interazione online: sinceramente, sono sempre stato curioso di sapere come potrebbe essere il compiere missioni in cooperativa, magari con l’aumento di difficoltà o la presenza di nemici aggiuntivi, in modo da non alterare il livello di sfida e permettere un’esperienza altrettanto stimolante dal punto di vista dell’abilità del giocatore. Sarebbe curioso anche una modalità Player VS Player, anche se ciò non è facile da pensare: il sistema di gioco e combattimento di Devil May Cry è creato con il fine di sconfiggere orde di nemici e proseguire all’interno della storia, non è di certo pensato per i combattimenti contro altri giocatori. Ma se ciò che ho ipotizzato si realizzasse, ovvero che vi sia differenza tra i vari Dante a seconda delle scelte fatte in gioco, si potrebbe creare un sistema di competizione davvero interessante, poiché un determinato stile potrebbe fare da counter di quello nemico, e così discorrendo, creando quindi una divisione tra i giocatori, tra coloro che giocano al fine di creare una build incentrata sulla trama e chi invece lo fa al fine di essere competitivo contro altri players online.
Sappiamo che magari certe speranze sono solo sogni che non si vedranno mai realizzati, anche perché molto probabilmente il team si sarà incentrato molto più sul creare una degna conclusione dal punto di vista della trama che rinnovare il gameplay, ma la speranza è l’ultima a morire. Se guardiamo God of War, la sua vicenda non è molto differente da quella di Devil May Cry: entrambe erano opere che appartenevano a un genere molto in voga nel loro periodo, entrambe non si presentavano al pubblico da tempo e all’improvviso son tornate; e in questo abbiamo visto un God of War completamente rivisto e rinnovato che però ha offerto un’esperienza di gioco degna del nome che la serie si portava dietro. Con ciò, le speranze per Devil May Cry possono essere concrete e, parlando in prima persona, sopra ho elencato degli elementi che personalmente vorrei vedere e che penso anche altri appassionati oltre me desiderino. Spero vivamente che quest’opera renda giustizia al suo nome, e che doni alla saga un finale da far rabbrividire giocatori nostalgici e più giovani.