Days Gone, il creative director è ancora amareggiato dal flop del gioco

Days Gone, sin dalla data di uscita, non è stato accolto con particolare entusiasmo dalla critica e il creative director ne è ancora amareggiato.

Gabriele Pulvirenti
Di Gabriele Pulvirenti News Lettura da 2 minuti

Sono passati ben più di tre anni dal lancio di Days Gone e John Garvin è ancora inasprito dalla scarsa accoglienza ricevuta. Ovviamente, tutto ciò non è assolutamente una novità, poiché già precedentemente fatto presente nel podcast di David Jaffe.

Garvin, nel podcast, affermò di non voler accettare il politicamente corretto, mantenendo l’intenzione di soddisfare i guerrieri della giustizia sociale.

Questo è un chiaro riferimento a The Last of Us parte 2, che sappiamo aver ricevuto delle critiche che Garvin, successivamente, cercò di superare con il capitolo sul motociclista.

In ogni caso, proprio come scritto da Jade King, Days Gone sarebbe ancora accolto male se Deacon continuasse a fissare il fondo schiena del suo appuntamento maschile.

Recentemente, dopo un tweet che recitava:

Non capirò mai come questo gioco non abbia ricevuto elogi universali dalla critica.  Sicuramente una di quelle prime esperienze dove mi ero costruito aspettative nella media per poi rimanere sbalordito.

https://twitter.com/John_Garvin/status/1600353225840144385?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1600353225840144385%7Ctwgr%5E4a047acd396766ad1107ff5cb3df35a864781fcf%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.thegamer.com%2Fdays-gone-creative-director-bad-reviews-woke-reviewers%2F

In merito a ciò, Garvin ha risposto con tre suggerimenti: in primis denunciando problemi tecnici, bug e frame rate e successivamente affermando che i recensori non potevano aver giocato davvero.

Sicuramente questa è un accusa ben comune quando arrivano recensioni negative, come ad esempio la situazione con Il Protocollo Callisto.

In ogni caso, secondo le parole di molti, non c’è motivo per le critiche di Garvin, in fondo le recensioni non erano neanche male.

Ma il punto si incentra su una scelta ideologica di Garvin, che voleva creare un gioco che riguardasse tizi che amano donne. Insomma, le sfumature sessiste sono ben evidenti e hanno suscitato parecchia ira tra i commentatori.

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