Il golf è uno degli sport più famosi al mondo, amato per i suoi distesi campi da gioco, oltre al fatto che richiede la giusta dose di forza e precisione ad ogni pallina colpita. Una disciplina che da sempre è parte dei videogiochi, precisamente sin dal 1978 con Computer Golf per Magnavox Odyssey 2. Ormai è passato tempo da allora e, come sottocategorie del settore, si è espanso tra generi come simulativi, party games e perfino RPG. In questa recensione andiamo ad analizzare una nuova prospettiva dello sport, ovvero Cursed to Golf.
Verso la salvezza
La storia racconta di un giovane ma promettente giocatore di Golf che, mentre partecipa ad un torneo, perde la vita per colpa di un temporale e dei suoi fulmini. Qualcosa sembra andare storto nella sua chiamata verso l’altro mondo, visto che la sua anima viene trasportata in una sorta di limbo infernale per golfisti. Qui fa la conoscenza di uno strano individuo, che spiega al protagonista che l’unico modo di salvarsi è affrontare almeno diciotto percorsi da Golf pieni di insidie e pericoli.
La trama è praticamente un pretesto per contestualizzare le esagerate vicende qui rappresentate. Il titolo dei ragazzi di Chunai Labs non tenta in alcun modo di prendersi sul serio, attraverso un’atmosfera ironica e una serie di battute dei protagonisti. La scelta di offrire una parlantina veloce e incomprensibile al protagonista offre ulteriore personalità, in un titolo dove nessuno si esprime vocalmente, ma parla attraverso schermi testuali. In questo senso la mancanza di una traduzione scritta in lingua italiana rischia di essere un limite per la comprensione totale del prodotto, per quanto gli sceneggiatori abbiano optato per un inglese semplice e facilmente comprensibile.
La leggera storia proposta si lascia seguire senza reali pretese, con l’unico scopo di intrattenere attraverso personaggi caricaturali e situazioni al limite dell’assurdo. Non tutti i titoli hanno bisogno di una narrazione complessa e variegata, es è evidente come Cursed to Golf metta il divertimento prima di tutto.
Percorsi di sopravvivenza
La vera attrattiva dell’esperienza è sicuramente il gameplay. Il gioco si presenta come una sorta di action puzzle game in due dimensioni, dove l’obbiettivo dell’utente è quello di raggiungere la buca senza finire il numero di tiri disponibili. Il limite è legato a due fattori principali: il primo è che il protagonista non è in grado di spostarsi liberamente, andando esclusivamente nel punto esatto che la pallina raggiunge. L’approccio del giocatore non è assolutamente a quello di un platform, per quanto i livelli e i percorsi sembrano usciti proprio da quest’ultimo genere di videogiochi. In questo, la sfida è sicuramente interessante trasformando il limite struttura nella propria forza.
Il secondo elemento principale è legato al contatore in basso allo schermo, dove sono segnati i lanci disponibili per il protagonista. Un concept estremamente semplice e facilmente comprensibile, che riesce con numeri e scelta dei colori a scatenare l’adeguata preoccupazione. L’utente sarà spinto sempre a controllare e calcolare ogni sua singola mossa guardando il contatore, in un continuo gioco di logica e osservazione.
Fortunatamente, nel corso del percorso è possibile colpire delle speciali statue per aumentare il numero di palline a disposizione del protagonista. La loro presenza non è casuale, perché permette un ulteriore scappatoia strategica al giocatore. I livelli, infatti, presentano quasi sempre molteplici percorsi da seguire, ed è possibile ad esempio che la via più lunga ci metta più statue a disposizione, e che la corta sia ostica e rischiosa.
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I quattro golfisti
Implementare certe meccaniche non è semplice, e per questo serve una mentalità nel game design ben precisa. I ragazzi di Chunai Labs lo hanno dimostrato visto che il gameplay non solo è estremamente comodo e intuitivo da giocare, con l’impostazione di mouse e tastiera della versione PC, ma è perfino complesso nella sua semplicità.
Il protagonista ha sin da subito l’accesso a tre tipi di mazze: Iron, Wedge e Driver. Ognuna di esse presenta diverse caratteristiche nel risultato, come la lunghezza o l’altezza del tiro. Il giocatore deve quindi decidere quale è meglio utilizzare in base alla situazione in cui si trova, che aggiunge un certo elemento tattico all’intera esperienza ludica. Allo stesso tempo l’utente non ha il completo controllo sulla distanza e potenza del tiro, ma deve comprendere come seguire la propria idea premendo il giusto pulsante al momento giusto. Una scelta che rende il gioco ancora più accattivante, in un costante rischio generale.
Gli sviluppatori hanno ulteriormente arricchito l’esperienza attraverso la meccanica delle carte: lo spirito del golfista ha l’accesso a questi speciali strumenti in grado di generare molteplici aiuti, come cambiare la direzione della pallina in mezzo al tiro, fermare il tempo, effettuare lanci di prova o utilizzare una pallina di ghiaccio, tutti effetti utili per passare su scorciatoie e superare ostacoli, e aumentare il divertimento.
L’accesso a queste carte non è comunque immediato, visto che per utilizzarle il giocatore deve guadagnarle, magari acquistandole nei negozi appositi, trovandole nella mappa di gioco o ottenendole come premi una volta completati specifici livelli. In questo modo, il giocatore è spinto a utilizzare con discrezione gli strumenti a sua disposizione, bilanciando la sfida.
Il level design è quello che ci ha maggiormente sorpreso. Nel corso del gioco il golfista deve affrontare le difficoltà generate dagli elementi ambientali, presentando tre specifici tipi di stage: quello classico, il maledetto e la gara contro il boss. Il primo è la sezione maggiormente presente, che non presenta una reale particolarità al suo interno. Il level design è comunque di altissimo livello, in una continua interazione tra giocatore ed elementi ambientali.
I livelli maledetti sono come quelli precedenti, ma in essi dopo una serie di colpi si può manifestare una maledizione di qualche genere. Questo rende la sfida ulteriormente rischiosa e pericolosa. Infine, le gare con i boss sono una sfida dove prevale chi raggiunge per primo la destinazione. Il gameplay di base sembra molto ripetitivo, ma quelle piccole variazioni in ogni livello e i diversi effetti delle carte variano il tutto quel tanto che basta.
Rogue che?
È evidente come Cursed to Golf sia un titolo dal gameplay curato e divertente, tuttavia una delle sue caratteristiche potrebbe tornare indigesta a qualcuno: è un roguelike. Quindi, se il giocatore perde, è costretto a ricominciare la sua avventura da zero, con nuovi livelli generati proceduralmente.
Il gioco richiede perciò di superare almeno diciotto percorsi senza mai morire. Un numero di base piuttosto basso, se si considera che per completarne uno non servano più di dieci minuti. Che si tratti di un modo alquanto artificiale per aumentare la longevità? Il gioco sicuramente avrebbe beneficiato di una struttura ben più classica, visto che riaffrontare in continuazione stage dalle tematiche simili rischia di annoiare e innervosire molteplici videogiocatori.
La creatura di Chunai Labs è comunque meno cattiva rispetto ad altri esponenti dei roguelike. In determinati momenti, è possibile posizionare un checkpoint, oltre alla possibilità d’incappare in mappe già completate. Cursed to Golf difficilmente è completabile alla prima partita, anche perché determinate meccaniche non sono spiegate nel dettaglio, o esplicitate dopo aver perso. In questo senso il titolo è piuttosto scorretto, in un tentativo di offrire quel tipo di apprendimento, che però diventa anche un espediente per bloccare l’ignaro giocatore. Purtroppo non esiste quell’attrazione malsana che invoglia a continuare senza sosta l’avventura del protagonista di turno. Un piccolo consiglio da amico: fate attenzione a non confondere i due comandi del menù “abbandona” e “ritorna al titolo”.
Nel corso della recensione, siamo rimasti sorpresi della cura visiva presente in Curse of the Golf. La Pixel Art utilizzata è possibile solo da attraverso una ricercata direzione artistica, con una enorme quantità di animazioni oltre ai colori sgargianti che presentano personaggi e ambientazioni. In questo senso, l’ottimizzazione per PC è ottima visto che non presenta alcun genere di rallentamento o bug. Un grande plauso va sicuramente alla colonna sonora, che riproduce alla perfezione lo stile 16-bit con composizioni variegate e ben arrangiate.