Quando si nomina Call of Duty (e con il recente annuncio di Call Of Duty Black Ops 4 si è tornati a farlo con maggior frequenza), si parla di qualcosa che è ben più di un semplice brand. Definirlo una delle serie di maggior successo è un eufemismo. Col primo capitolo pubblicato nel 2003, sono ben quindici anni che il gioco rappresenta un punto focale per gli amanti degli FPS. Negli anni COD si è evoluto tanto nel suo stesso genere quanto nei contenuti. Se agli inizi dei duemila erano i campi di battaglia della Seconda Guerra mondiale a stregare i giocatori, col passare del tempo questi sono stati sostituiti dagli intrighi e dai pericoli della modernità, sfociando addirittura a parlare di guerre futuristiche e futuribili.
Call of Duty non ha influenzato solo un genere, ma ha cambiato per sempre il concetto stesso di sparatutto. Come i fan della serie sapranno, man mano che uscivano nuovi capitoli, veniva dato sempre meno peso alla campagna in single player, puntando alla più apprezzata modalità multigiocatore. Con il diffondersi e il migliorarsi delle tecnologie online e social, il multiplayer – specie in giochi di questo genere – è diventato fondamentale.
È con queste premesse che lo scorso 16 maggio è stato presentato al pubblico il nuovo Call Of Duty Black Ops 4, quarto capitolo del subfranchise prodotto da Treyarch. In molti hanno mosso critiche alla serie Black Ops fin dai suoi esordi, definendola poco inerente allo spirito originale o con meccaniche di gioco poco piacevoli e a volte semplicistiche. Il realismo sempre più labile degli ultimi giochi ha portato gli autori del titolo a fare il punto della situazione, decidendo che il nuovo gioco avrebbe dovuto rappresentare una svolta per il brand. Motivo per cui la presentazione di giovedì ha mostrato un gameplay del tutto rinnovato, almeno rispetto a ciò che abbiamo finora conosciuto. In pratica ci è stato promesso un gioco nuovo nella sua essenza, che trova nel cambiamento e nella propria mutazione il punto di svolta.
La (re)introduzione degli Specialisti è la chiave del cambiamento: poter scegliere tra vari personaggi dotati di equipaggiamenti, abilità speciali, e gli scontri 5 vs 5 porterà i giocatori a dover adottare lavoro di squadra e uno stile di gioco molto più tattico. Ecco allora che Ruin dovrà essere scelto come assaltatore per la rapidità di movimento concessa dal rampino e dallo Schianto Gravitazionale; Crash è il medico di squadra ideale; Torque invece fermerà i nemici con barriere di filo spinato, mentre fornisce protezione agli alleati col suo scudo balistico; per sorprendere gli avversari ed essere in anticipo sulle loro mosse, la scelta migliore ricade su Recon e il suo Dardo Sensore.
La costruzione di un team equilibrato e vario per abilità e caratteristiche, almeno nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe far nascere un nuovo modo di giocare per Call Of Duty Black Ops 4, meno caotico e più strategico. Le scelte dei giocatori durante i match saranno determinanti per il successo o per il fallimento. Arriverà dunque una ventata di innovazione anche dal punto di vista competitivo? Di certo il cambiamento sarà radicale, perché la buona realizzazione di queste nuove dinamiche di gameplay saranno la spina dorsale del titolo.
Per la prima volta sarà completamente assente la modalità storia in giocatore singolo, privando il gioco di una grossa fetta che durante i primi anni della serie rappresentava la parte più coinvolgente. Essendo COD non solo un videogioco, ma anche una macchina da soldi ben rodata, si è dovuto adattare ai gusti del pubblico, che come già detto per la maggior parte oggi preferisce le più dinamiche partite online. Ecco allora spuntare un elemento rivoluzionario per l’opera di Treyarch: la Battle Royale.
Di nuovo Call Of Duty proverà a segnare una rivoluzione nel panorama videoludico. Cavalcando l’onda del successo delle popolari Battaglie Reali, arriva Blackout: la Battle Royale di COD, in pieno stile COD. Se avete seguito la presentazione, saprete quanto sarà imponente questa modalità, offrendo moltissimi personaggi e mezzi da guerra, all’interno di una mappa vastissima. A questo punto si deve parlare però anche di argomenti più spigolosi come l’esperienza Zombi. Non mancheranno i morti viventi nemmeno in questo capitolo, ma già qualcuno ha storto il naso vedendo le ambientazioni proposte: davvero c’era bisogno di far combattere dei gladiatori all’interno di un’arena contro i non-morti o di maledire l’equipaggio del Titanic?
A questo proposito nasce il grande paragone. Call Of Duty Black Ops 4 promette bene, e il multyplayer online potrebbe rappresentare davvero una svolta verso un approccio più realistico (o forse sarebbe meglio dire credibile), richiamando l’attenzione di molti players delusi dagli ultimi capitoli pubblicati. È il caso di dirlo: quando una decina di anni fa facevamo partire il gioco sulla nostra console, non vedevamo l’ora di affrontare la macchina da guerra nazista sui campi di battaglia (veri) di tutto il mondo, da Stalingrado all’Africa; chi non ha passato ore davanti allo schermo per scoprire chi si celava dietro le oscure trame dei vari Modern Warfare? Essere protagonisti di una storia che si dipana davanti ai nostri occhi è sempre coinvolgente, e per molto tempo è stato quello che serviva ai titoli di questo genere per sopravvivere. Soprattutto, era quello che chiedevamo noi.
Evidentemente tali richieste sono cambiate, e ce ne accorgiamo con un po’ di rammarico e nostalgia. Ma era evidente che gli ultimi COD fossero vittime e prodotti di una bulimia di mercato, dettata da una richiesta sempre più pressante di nuove esperienze che trasmettessero vecchie emozioni. Chissà, forse era il caso che il bruco si nascondesse nel proprio bozzolo per mutare in farfalla. D’altronde, la storia insegna che servono grandi rivoluzioni per dare spinta al progresso. Che sia questa la volta in cui si ridarà lustro a Call of Duty?