Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key è il terzo capitolo della serie di Atelier con protagonista l’alchimista Ryza ed è, probabilmente, il più ambizioso in assoluto anche includendo il filone degli Atelier Sophie! Un JRPG longevo e ricco di contenuti, realizzato piuttosto bene al netto di qualche passo falso qua e là. Non indugiamo però oltre e iniziamo con la recensione della nuova avventura di Ryza!
Assieme a Ryza, ancora una volta!
Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & the Secret Key ha un plot narrativo abbastanza semplice. In giro per il mondo sono iniziate ad apparire delle strane isole, e con loro sono iniziati anche altri fenomeni sospetti (sempre di natura tellurica, diciamo, come delle scosse sismiche). Ryza decide quindi di indagare sull’accaduto, e lo farà con i suoi vecchi compagni, in un set-up narrativo che parrebbe collocarsi non molto tempo dopo le vicende del secondo capitolo sulle avventure di Ryza.
Senza ovviamente entrare nel merito, per evitare spoiler di qualsiasi tipo, abbiamo trovato la storia di Atelier Ryza 3 non semplicissima da seguire. Come vedremo tra non molto, il gameplay loop di questo titolo è molto ricco e sfaccettato, si potrebbero passare ore e ore a giocare senza proseguire nella storia. Questa dinamica mina potenzialmente il ritmo narrativo, dato che è facile che si veda una cutscene, si ritorni alla storia dopo 3 ore di farming e non ci si ricordi benissimo cosa sia successo nella scena precedente, soprattutto se magari la si è vista uno o due giorni prima. Non parliamo di una storia chissà quanto complicata, ma meglio non trascurarla per troppe ore consecutive per non perdere il filo.
Anche se non di è fan della serie, è molto apprezzabile il tono intimista di Ryza e compagni tra di loro. Si percepisce come siano davvero amici, così come ne abbiano passate tante assieme e siano felici di questa nuova avventura. Un tono quasi nostalgico che sicuramente avrà fatto molto piacere ai fan incalliti, in grado di cogliere ogni riferimento e citazione. Non è mai un male quando una serie celebra sé stessa, per così dire, soprattutto se lo fa nel modo giusto, e questo è sicuramente il modo giusto.
Ryza poi è, senza troppi mezzi termini, “un meme“: le si vuole bene con una facilità disarmante anche per questo, è un personaggio scritto bene. Alterna momenti goffi e quassi comici con quelli più seri e sensibili con naturalezza, senza forzature.
Il gameplay di Atelier Ryza 3
Il terzo capitolo di Atelier Ryza alterna come da tradizione della serie tre fasi diverse di gameplay: l’esplorazione alla ricerca di materiali; il combattimento contro i mostri presenti nel mondo di gioco (che danno sia punti esperienza che materiali a loro volta) e infine la sintetizzazione dei materiali ottenuti usando l’alchimia, attraverso la quale ottenere oggetti più avanzati o equipaggiamenti di vario tipo. Una formula che come accennato è un po’ il marchio di fabbrica della serie, la quale ha sempre messo molta enfasi sulla sensazione di essere davvero un’alchimista. Il dover cercare i materiali giusti, l’ottenere le ricette adatte per creare ciò che ci occorre e ovviamente usare quello che otteniamo per esplorare e combattere. Non c’è una sezione di gameplay, diciamo così, che prende concretamente il sopravvento sulle altre, tutte sono ugualmente importanti e quindi vanno messe sullo stesso piano.
Partiamo quindi dall’esplorazione, il vero fiore all’occhiello di Atelier Ryza 3 nonché forse pro principale in questa recensione. Il mondo di gioco è infatti stato rivisitato nel concetto rispetto ai precedenti capitoli, non più aree isolate da raggiungere come se fossero dei livelli, bensì un open world in piena regola, diviso in zone certo, ma tutte comunicanti tra di loro. La loro divisione è infatti presente per dare “ordine”, per tenere traccia di tutto ciò che si è trovato e sbloccato all’interno delle aree/biomi ma, potenzialmente, si potrebbe attraversare a piedi tutta la mappa senza mai teletrasportarsi (eccezion fatta per le zone raggiungibili solo via mare). All’interno delle varie aree è possibile trovare creature e risorse differenti, oltre che forzieri più o meno nascosti e vari elementi da sbloccare (come delle zip line magiche per spostarsi velocemente da un punto all’altro dell’area).
Una delle aggiunte più significative di Atelier Ryza 3 è sicuramente quella delle chiavi, che sono di vario tipo e hanno funzioni diverse tra loro. Nella mappa sono presenti vari punti nei quali ottenerle, con tanto di cooldown da attendere prima di riutilizzare quel punto di creazione, dando quindi ancora più senso all’esplorare come si deve ogni zona. A chiudere il cerchio ci sono anche piccole quest randomiche, che nascono spontaneamente mentre il giocatore esplora e va in giro. Sono cose abbastanza semplici, come il far piazza pulita di un gruppo di nemici o il consegnare oggetti specifici a degli NPC, però alleggeriscono il peso della progressione e sono spunti di gameplay emergenti molto graditi, una componente a nostro avviso necessaria per poter parlare di un vero gioco open world.
Ovviamente lo scopo principale delle nostre esplorazioni è e rimarrà ottenere risorse dall’ambiente o dai nemici. Fiori, pietre, sabbia, legna e chi più ne ha più ne metta, aiutati anche da specifici strumenti di raccolta che vanno creati, come asce per tagliare la legna o martelli per spaccare le rocce. Tendenzialmente ogni cosa della quale abbiamo bisogno va ottenuta principalmente attraverso l’alchimia, dal più sofisticato degli utensili al più banale dei consumabili, caratteristica che oltre a dare molto peso alla raccolta delle risorse (e quindi all’esplorazione) aumenta molto l’immersione nel ruolo dell’alchimista a tutto tondo. Per fare le nostre creazioni anche stavolta si passa attraverso un minigioco, apparentemente molto semplice ma all’atto pratico molto profondo e sfaccettato. Bisogna inserire i materiali dell’elemento e della categoria giusti nei “loop” giusti, sceglierne di alta qualità per migliorare la qualità del prodotto finito (e quindi anche l’efficacia) oppure quelli con effetti particolari per farli ereditare a ciò che stiamo creando (come un boost al colpo critico o un aumento temporaneo di una statistica). Vi spiegheremmo volentieri nel dettaglio ogni passaggio ma diciamo che c’è un motivo se, nel gioco stesso, ci sono righe e righe di tutorial su ogni aspetto della sintetizzazione. Aggiungendoci anche che da fare è molto più facile che da leggere, se deciderete di provare Atelier Ryza 3, sarà uno scoglio molto facile da superare con un pizzico di pratica. Anche in questo caso le chiavi svolgono un ruolo funzionale, andando a migliorare e non di poco le nostre creazioni. Essendo più “limitate”, però, ovviamente vi consigliamo di sfruttarle per sintetizzazioni più importanti (come quella di un’arma) e non sprecarle per oggetti base come fagioli curativi o bombe. La sintetizzazione è una fase molto importante del game loop di Atelier Ryza 3, padroneggiarla al meglio farà la differenza nel corso dell’avventura, quantomeno se si decide di giocare a un livello di difficoltà elevato.
Quindi si creano strumenti, consumabili e armi ma tutte queste cose andranno pur usate al di fuori della sola esplorazione no? Infatti in Atelier Ryza 3 si combatte anche, per quanto il sistema di combattimento in sé sia “strano” da inquadrare. Lo scheletro di base è per intenderci quello di Final Fantasy 7, quindi ogni personaggio (alleato o nemico) ha una barra che si riempie e quando è piena può effettuare il turno, ma su questa base gli sviluppatori di Atelier Ryza 3 hanno costruito una torre di babele in piena regola.
Anzitutto il turno non consiste necessariamente nello sferrare un attacco e basta, è infatti possibile premere ripetutamente il tasto d’attacco per concatenare una combo di mosse, la cui lunghezza massima è dettata da “punti strategia” indicati in basso a destra. In una combo sono inseribili sia attacchi base che mosse speciali, richiamabili tenendo premuto RB (o R1/R a seconda della console) e premendo il tasto d’azione corrispondente (RB+X, RB+Y e così via), e per effettuarle servono punti AP che si ricaricano sia col tempo che sferrando attacchi base. Gli strumenti non sono vincolati da un numero che si consuma, hanno semplicemente un costo in punti CC che si accumulano durante lo scontro, ed è anche possibile usarne più di uno contemporaneamente (se si hanno 6 CC, si possono usare 3 strumenti da 2 assieme). Si può anche alternare sia il nemico bersagliato, utilizzando le freccette direzionali destra o sinistra, sia l’alleato da controllare con RT (R2/ZR). Si possono parare gli attacchi dei nemici premendo Y, effettuando una parata perfetta se lo si preme al momento giusto, e persino cambiare l’approccio dei propri alleati con le freccette su e giù, scegliendo se farli essere più di supporto o più aggressivi. Infine si possono effettuare azioni speciali, come innescare delle mosse speciali alleate facendo un attacco in particolare, fare un cambio in corsa con un alleato nelle retrovie (dato che possono scendere in campo massimo 3 personaggi contemporaneamente) e sia creare che usare anche in questo caso chiavi apposite per il combattimento, con effetti di vario tipo.
Abbiamo volutamente citato quasi sempre i tasti necessari per le varie azioni per dare l’idea di quello che intendevamo dire, potrebbe effettivamente volerci un po’ prima che vi abituiate al sistema di combattimento di Atelier Ryza 3.
Quando si seminano così tante meccaniche e input, le combinazioni e le dinamiche diventano numerosissime e non sempre facili da controllare. Ben presto vi renderete conto, se entrerete in confidenza con il combat system, di somigliare a una sorta di pianista che preme ripetutamente tasti di vario tipo, a volte anche solo istintivamente. Bisogna attaccare certo, ma anche cercare di subire meno danno parandosi, però si può sempre cambiare alleato o farne subentrare un altro, per quanto ci siano anche oggetti e chiavi e così via. Se pensate a come la combinazione più banale di sempre nei videogiochi, ossia muoversi + saltare in 2D, può generare un numero relativamente elevato di dinamiche (saltare in alto, saltare in alto spostandosi di lato, atterrare su un nemico eccetera) figuriamoci cosa può succedere con un combat system del genere.
Ripetiamo, ci si abitua e non ci vuole nemmeno chissà quanto, però se inizialmente vi doveste sentire spaesati è normalissimo. Perlomeno Atelier Ryza 3, saggiamente, non scopre subito tutte le carte in tavola nei tutorial, e questo minimo di gradualità aiuta senz’altro a imparare tutto senza impazzire. Un “not very easy to learn and hard to master“, per fare una citazione parziale.
In definitiva il gameplay di Atelier Ryza 3 è senza dubbio promosso, che lo rende un gioco veramente molto profondo e ben sfaccettato. Alle volte può risultare spaesante, soprattutto per i giocatori che magari sono alle prime armi o che sono abituati a esperienze di gioco più immediate, e non a caso Atelier è una serie abbastanza di nicchia paragonata ad altre più blasonate e note. Si tratta poi di un gioco bilanciato abbastanza bene, a seconda del livello di difficoltà scelto cala o aumenta il livello di maniacalità richiesto nel sintetizzare, esplorare e combattere, quindi alla fine risulta accessibile per tutti, sia per chi vuole semplicemente giocare a fare l’alchimista e sia per i puristi nudi e crudi.