Moltissime sono state le parole di presentazione spese nell’introdurre il titolo di cui oggi vi proponiamo la recensione, Astria Ascending. Fra queste, una più di tutte ha attratto l’attenzione degli appassionati: Final Fantasy. E’ infatti fattuale che fra le file degli sviluppatori di questo titolo, marcato Artisan Studios, si trovino nomi del calibro di Kazushige Nojima alla sceneggiatura e Hitoshi Sakimoto alla colonna sonora. E’ pur vero che il loro apporto al progetto si è in seguito rivelato di origine prevalentemente collaborativa, tenendo sempre a mente che anche le più piccole scelte provenienti da nomi del genere hanno un peso enorme. La curiosità verso questo progetto è stata alimentata, inoltre, da quella che parrebbe essere l’identità estetica e strutturale del gioco in sé. Si tratta di un JRPG estremamente classico che prometteva grandi soddisfazioni agli appassionati storici del genere, attraendo magari l’attenzione delle nuove generazioni. Le premesse c’erano e ci sono, ma il viaggio tanto atteso si sarà rivelato all’altezza delle aspettative?
Una storia classica ma variegata
Il mondo di gioco in cui ci muoveremo in Astria Ascending è estremamente variegato e denso di dettagli e cose da imparare man mano che ci si addentra, e pur trattandosi di un classico elemento del genere – affrontato da noi anche altrove, come nella recensione di Dragon Quest XI – qui trova subito una sua strada. Gli eventi di trama si sviluppano in un insieme di territori e città a fondare Orcanon, ognuna caratterizzata da una propria estetica precisa e distintiva e dai suoi abitanti, anch’essi unici. La tacita convivenza instaurata fra tutti loro respira grazie all’esistenza di alcuni combattenti chiamati Demi-Gods. Il loro compito primario è quello di assicurarsi di difendere il mondo dagli attacchi dei cosiddetti Noises, creature che si originano nell’oscurità, esseri negativi di qualsivoglia forma o aspetto.
Per attuare tutto ciò. questi combattenti sfruttano lo “Zodiac Power”, un potere che li renderà sì potentissimi, ma che porrà fine alla loro esistenza in 3 anni di vita. Il sacrificio, dunque, alla base di un’esistenza dedita al prossimo, dedita alla vita a discapito di se stessi. Tutti conoscono il prezzo da pagare per essere un Demi-God e lo accettano in una visione della vita e del dovere chiara fin dal principio. Otto sono i protagonisti con cui dovremo fare i conti, ognuno con una precisa storia alle spalle, ognuno con una propria visione e percezione di quello che sta avvenendo, ognuno con un proprio carattere e proprie specialità.
Tutto parte da queste basi per poi ramificarsi in una serie di eventi che condurranno a un viaggio per la salvezza, atto a mettere in luce anche moltissimo altro. Un tratto interessante risulta immediatamente l’età dei vari protagonisti, qui adulti fin dall’inizio e contraddistinti da un’identità che non ha bisogno di crescere ma di confrontarsi con il prossimo. In sede di recensione è importante specificare che proprio l’espediente del viaggio acquista in Astria Ascending un sapore del tutto differente e fondamentale. Il fatto di potersi muovere da un posto all’altro si trasforma ben presto non soltanto in un mezzo “espositivo” del mondo di gioco, ma soprattutto d’indagine verso i suoi segreti più oscuri e per un approfondimento culturale generale.
Un Jrpg vecchia scuola
Parlando del battle System e del sistema di esplorazione ci troviamo davanti a un lavoro estremamente classico in tutto. Il giocatore avrà la possibilità di muoversi liberamente all’interno di Orcanon, fra le sue radure, città e regioni, servendosi anche del viaggio rapido. Per quanto concerne il sistema di movimento questo è stato dinamizzato sia da alcune fasi filo-platform in 2D, sia da alcuni enigmi ambientali che di tanto in tanto metteranno alla prova l’attenzione di chi si sta immergendo nell’avventura. Una costante in Astria Ascending è quella di osservare il mondo che ci circonda, un mondo che vive di energia e regole proprie, un contesto pulsante che merita di essere esplorato non soltanto fisicamente ma anche mentalmente. Se la finalità maggiore sarà quella di immergersi nei suoi meandri basterà anche semplicemente parlare con in passanti lungo la strada. Questi avranno dialoghi unici pronti a cambiare in base a quello che avverrà nel corso della trama.
Come in ogni Jrpg che si rispetti, si avrà inoltre la possibilità di appassionarsi ad attività secondarie (che possono essere quest o cacce tramite le varie gilde o minigiochi). Il minigioco più in voga ad Orcanon, nonché il principale nell’esperienza del titolo è il J-Ster, un gioco di carte, qui chiamate token, che attinge pienamente da attività come il Tetra Master (presente in Final Fantasy 9), o il Triple Triad (celebre in Final Fantasy 8). Il fatto di poter affrontare la trama principale alternandola a tutte queste possibilità non soltanto dinamizza la situazione, ma stratifica in toto l’esperienza in cui ci si sta muovendo.
Parlando invece delle battaglie, queste si sviluppano su un sistema di turni. Prima di ogni scontro si potrà decidere quelli che saranno i 4 membri del proprio party, i 4 personaggi presenti sul campo di battaglia, con ogni protagonista contraddistinto da una classe specifica (Captain, summoner, sorcerer, fencer, soldier, thief, healer…) . Ogni classe (in seguito più malleabile rispetto ai primi momenti di gioco) risulta immediatamente determinante nella costruzione di più strategie. Ovviamente se si è avvezzi al genere, ognuna risulterà familiare fin dal principio. Al contrario, se si tratta di una prima esperienza, sarà fondamentale cercare di apprendere le varie tecniche a disposizione così da non trovarsi in situazioni scomode in futuro.
Una volta comprese le caratteristiche dei vari personaggi e costruito il party, è bene tenere a mente che si avrà sempre la possibilità di cambiare i personaggi in battaglia con gli altri in panchina, sacrificando un turno, ovviamente. Questo consente di costruire ancor più approcci strategici in base alle situazioni che andremo affrontando. Tutto il sistema di combattimento – è bene sottolinearlo in una recensione di Astria Ascending – si basa sui cosiddetti “punti focus”. Questi saranno ottenibili tenendo sempre a mente le debolezze elementali dei vari nemici, per poi sfruttarle con i dovuti attacchi. Ogni attacco andato a segno, sfruttando le vulnerabilità del nemico, condurrà all’ottenimento di 2 o più punti; viceversa, alla loro perdita. Sfruttare i punti focus si rivelerà fondamentale nel momento in cui vorrete chiudere in fretta uno scontro, dato che il loro utilizzo comporterà un’aumento del danno prodotto dai vostri attacchi.
Ascendere con stile
Partendo sempre dalla centralità delle debolezze elementali dei nemici, e dallo studio dei nemici lungo la nostra strada, sono le abilità stesse dei vari personaggi ad assumere un ruolo sempre più preponderante. Queste potranno essere apprese attraverso l’Ascesion Tree, un sistema di sviluppo che ricorda, alla lontana, quella che fu la stereografia di Final Fantasy X. Per muoversi lungo i suoi rami ci vorranno dei punti specifici, ottenibili in battaglia, e gli Stat Orb da investire per siglare la crescita della varie statistiche. Ogni personaggio avrà un proprio percorso attraverso cui crescere e migliorare man mano che si combatte e sarà fondamentale studiare attentamente le varie strade disponibili e come investire i propri punti per il futuro.
Parlando invece del contorno estetico, Astria Ascending si dimostra estremamente autoriale dall’inizio alla fine, con uno stile grafico tratteggiato da un tocco artistico particolarmente variegato e incisivo, pronto a districarsi tra elementi ben definiti e momenti più pittorici. Ogni cosa viene canalizzata e realizzata attraverso uno studio estetico attento non soltanto a distinguere i vari luoghi e personaggi, ma anche a contestualizzarli valorizzandoli il più possibile. Tutto ciò ritorna anche nei menù di gioco e nei vari inventari. Certo, la mancanza di un vero e proprio protagonista unico e preponderante si sente, anche se l’attenzione ambientale e musicale generale riescono – almeno in parte – a generare un contrappeso emotivo da non sottovalutare affatto nella sua genuinità.