Dopo 13 anni dall’uscita di Alan Wake, che nel frattempo è diventato un titolo di culto, Remedy ci ha finalmente regalato la gioia di continuare la storia del nostro scrittore preferito. Durante questi anni il Remedyverse si è arricchito non solo di due nuovi titoli che sono in qualche modo collegati a Wake, ma anche di ipotesi intriganti e decine di domande. Tra un gameplay rinnovato, possibilità tecniche decisamente maggiori, una gestazione decisamente lunga, e una narrativa da applausi, andiamo a scoprire più da vicino Alan Wake 2 nella nostra recensione.
L’altro tassello del “Remedyverse”
Il tempo è passato, inesorabile. Non parliamo solamente di Bright Falls e Cauldron Lake, ma anche del tempo vero e proprio. Un po’ come accaduto con Twin Peaks e la mente geniale di David Lynch («ci vediamo tra 25 anni»), anche Sam Lake nella serie di Alan Wake ha effettuato un salto temporale “reale”, con gli avvenimenti di AW2 che si svolgono esattamente dopo un tempo trascorso equivalente a quello che abbiamo atteso per il sequel.
Tuttavia, nel mezzo, vanno a posizionarsi anche gli altri titoli di Remedy che abbiamo potuto assaporare in questo lasso di tempo, facenti parti dello stesso universo. In un certo qual modo questi titoli, soprattutto Control, vanno ad intersecarsi con quanto scopriremo all’interno del gioiello che è Alan Wake 2, anche se non vi diremo cosa per evitare spoiler di alcun tipo.
Prima di iniziare a giocare perciò, se non lo avete fatto, vi consigliamo di recuperare il primo Alan Wake, Quantum Break, Control, e i relativi DLC, perché avrete così di fronte un’esperienza completa che non mancherà di farvi saltare dalla sedia più volte, che sia per emozione… o per paura.
Saga, Alex e Alan
La prima scena del gioco è a dir poco inquietante, messa lì per darci il malsano benvenuto che detterà il ritmo e il mood dell’avventura: oscuro, con domande che si susseguiranno per tutto il tempo, e le risposte che arriveranno con fatica (insieme a un’altra dose di quesiti). Senza anticiparvi cosa il prologo vi metterà di fronte, succederà qualcosa per cui due agenti dell’FBI interverranno ad indagare nella “ridente” cittadina di Bright Falls, immersa nel verde, e in prossimità di un lago. Già, ancora una volta.
Tuttavia le circostanze questa volta saranno molto diverse, il tempo è passato, sono nate leggende, le cose si sono smosse negli anni, e gli eventi di Cauldron Lake hanno attirato anche alcune “istituzioni” di nostra conoscenza ad indagare.
Uno dei due personaggi principali che controlleremo all’interno del gioco è la ormai famosa Saga Anderson, che ci è stata presentata con alcuni video in questi periodi precedenti all’uscita. Proprio lei è una degli agenti dell’FBI accorsi sul posto, e il suo partner è niente meno che Alex Casey (un nome che dovrebbe dirvi decisamente qualcosa). Non si tratta di un team comune, ma di due che sanno dannatamente il fatto loro. Saga può inoltre contare su una incredibile abilità innata, che le permette di “entrare” in un posto nella sua testa, simile al “castello mentale” di Sherlock Holmes, dove cataloga e analizza tutti i suoi dati. Qui tiene inoltre anche i suoi ricordi più cari, e ha la possibilità di concentrarsi per comunicare con delle entità particolari.
Mentre fanno le loro indagini per un caso di omicidio, sarà davvero poco il tempo che passerà prima che alcuni dettagli li conducano verso un nome: Alan Wake. Questo perché alcuni indizi, analogie, e persone, sembrano essere collegati allo scrittore e a ciò che era stato raccontato dopo la sua sparizione.
Da qui in poi, tutto ciò che accadrà sarà lineare e caotico allo stesso tempo: continui ribaltamenti di fronte narrativi, dimensioni che si sovrappongono, i nemici dell’ombra corrotti che torneranno a fare del loro peggio per aggredire i nostri beniamini, e tanto, tanto buio. Tutto ciò che possiamo dirvi, è che non rimarrete affatto delusi.
Torcia e pallottole
Sul piano del gameplay i passi in avanti a livello tecnico sono stati enormi. Certo, sono passate due generazioni di console dal primo capitolo di Alan Wake, ma non ci sono dubbi su come tutto nel complesso sia stato ripensato e riproposto in modo eccelso. Chiaramente anche l’esperienza fatta con gli altri titoli avrà dato i suoi frutti, ma è impossibile non rimanere affascinati dal cambio di mentalità evidente. Alan Wake II è più oscuro, più cupo, riesce a mettere più paura ed inquietudine, e ci farà sentire sempre in pericolo, nonostante potremo riuscire ad essere armati fino ai denti. Certo, non possiamo non citare la nota dolente di un abuso di jumpscare, che purché contestualizzato, è risultato abbastanza ridondante e fastidioso (se ci giocherete, capirete subito a cosa ci riferiamo).
Riprendendo la formula del primo titolo e riplasmandola, ora Alan Wake 2 (come annunciato qualche mese fa) è davvero un survival horror, nel senso che è arrivato a ricalcare alcune importanti caratteristiche del genere. Rimangono chiaramente i marchi di fabbrica, come l‘importanza della luce, il puntare la torcia ai nemici per indebolirli, il concetto di dualità, e molto altro che ci ha fatto amare Alan Wake.
Fino a qui non c’è niente che sembra “sensazionale”, se non fosse per il fatto che parliamo di un gioco narrativamente eccelso, he riesce a fondere al suo interno un misto di emozioni contrastanti, e tasselli del puzzle che faticheremo a far combaciare, tenendoci col fiato sospeso fino alla fine. Un cocktail di investigazione, sopravvivenza e terrore.
Evitiamo di parlare delle specifiche fasi di gioco per evitare qualsiasi tipo di spoiler, anche “traverso”, ma non rimarrete affatto delusi da quello che man mano scoprirete: alcune zone non saranno esplorabili del tutto da subito, quindi tornateci quando potete, dopo tutto ci sono segreti da scoprire, obiettivi secondari, collezionabili, enigmi da risolvere, e tutto ciò che più andare a riempire ancora di più un gioco già pregno di magia e suspense.
Dal punto di vista del comparto artistico, possiamo parlare del miglior titolo in assoluto di Remedy: a livello grafico il motore viene sfruttato in modo sontuoso (a parte alcune piccole sbavature su cui ci sentiamo di poter soprassedere), e sul piano dell’audio siamo a livelli a dir poco incredibili, con il ritorno anche di band già note nel mondo Remedy e di Alan Wake (ovviamente anche gli Old Gods of Asgard, che saranno anche parte integrante del gioco con le loro canzoni in almeno 3 occasioni). Tutto ciò, unito a un audio design in grado di farci accapponare la pelle, a un level design intricato e allo stesso tempo coerente, e a un’atmosfera da brividi, hanno permesso a Sam Lake e compagni di offrirci un titolo che merita solo applausi.