C’era un tempo in cui sedersi davanti ad un tavolo con gli amici, lanciando dadi immersi in un mondo fantastico partorito da una o più menti umane, diventava il fulcro della settimana: se per molti questa cosa è andata via via scemando con il passare degli anni, tanti altri tutt’ora trovano gioia e divertimento nell’esperienza di Dungeons & Dragons, curata e amata nelle sue versioni Gioco di Ruolo Cartaceo e Videogioco, ma che da sempre ha avuto un qualche problema con le trasposizioni cinematografiche, almeno fino ad oggi e all’arrivo di Dungeons & Dragons: l’Onore dei Ladri, di cui vi parliamo nella nostra recensione.
Critico Naturale
In Dungeons & Dragons: l’Onore dei Ladri troviamo un party alquanto bislacco formato da Edgin (Chris Pine), immancabile bardo dal passato travagliato, insieme alla sua compagnia d’avventure Holga (Michelle Rodriguez), un barbaro possente; insieme a loro ci sono poi Simon (Justice Smith), un mago non troppo bravo, e Doric (Sophia Lillis), un druido forma selvatica dell’Enclave di Smeraldo.
Ad accompagnare questo gruppo nel film, ci sono anche i personaggi di Forge (Hugh Grant), una vera e propria canaglia, e Xenk (Regé-Jean Page), un paladino che ha visto il suo mondo svanire sotto gli effetti dei maghi rossi. Tra le fila di questi, vediamo infine Sofina (Daisy Head), personaggio alquanto misterioso che scopriremo nel corso del film.
Per tutte le due ore circa dell’avventura, Dungeons & Dragons: l’Onore dei Ladri sfrutta tutti i crismi tipici delle avventure di D&D, proponendo fasi scanzonate, colpi di scena (non troppo profondi) e una serie di combattimenti molto divertenti. Ovviamente non stiamo parlando di una serie dedicata ai giocatori del famoso gioco di ruolo: non serve conoscere le regole per godersi il film, che di base prende in prestito alcuni momenti topici del gioco e l’ambientazione del Faerûn (in modo anche molto evidente), con la relativa flora e fauna, ma che non porta con sé tutta la matematica e la meccanica dei dadi tipica del GDR.
Dungeons & Dragons: l’Onore dei Ladri arriva quindi al dunque per quanto riguarda l’intreccio, proponendo alla fine un film fantasy capace di far ridere, emozionare e saltare dalla sedia con coreografie di combattimento davvero ben sviluppate. Per quanto riguarda gli effetti grafici, nulla a che vedere con quelli del primo film fatto su D&D, ma di base qualcosa sembra un po’ economica: nulla di troppo fastidioso, comunque, visto che alcune scene fantastiche vi faranno dimenticare quegli effetti posticci.
Bilanciamento comunque al top per quanto riguarda l’equilibrio del film: ovviamente più tendente alla commedia action fantasy, riesce a trovare un buon equilibrio nel suo essere completamente versatile, passando da tematica a tematica in modo veloce. Molte scene rimarranno impresse, alcune per il loro essere divertenti, altre perché riporteranno alla mente dei giocatori quella volta in cui “quel personaggio fece tale cosa in modo simile”: tutto rimanderà comunque a quello stile unico di D&D, che sebbene potrebbe trovarvi impreparati sul sapere cosa sia un tiefling (creature nate dall’unione di un umano con una creatura maligna/demoniaca), non richiederà una cultura profonda per essere apprezzato al meglio.
Un tiro per la salvezza
Come abbiamo detto, Dungeons & Dragons: l’Onore dei Ladri è un classico Viaggio dell’Eroe, con tutte le variazioni tipiche sul tema, ma molto canonico per il suo stile. Nonostante questo, un substrato non troppo evidente di fan service riesce a posizionarsi nell’inconscio di chi conosce il gioco, senza però risultare fastidioso a chi invece non ha mai impugnato matita e dadi. Certo, non ci troviamo davanti a The Legend of Vox Machina, dove la trasposizione nasce proprio con l’idea di replicare tali meccaniche, ma impegnandovi troverete quei richiami non troppo legati alle regole, quanto alle situazioni. Avere un oggetto in grado di fare qualcosa entro 500 metri sembra davvero troppo stringente per non essere definito un omaggio al gioco, così come la regola che Doric definisce “arbitraria” delle 5 domande da fare al deceduto con Parlare con i Morti.
Ovviamente a tutto questo si affianca anche l’omaggio fatto con piccoli dettagli come il party di eroi del cartone animato, ma il vero e grande omaggio è l’ambientazione. Come abbiamo detto, Dungeons & Dragons: l’Onore dei Ladri è ambientato nel Faerûn, continente immaginario del pianeta Abeir-Toril: molti di voi conosceranno questa ambientazione come le Forgotten Realms.
Se non avete mai sentito questo nome, sicuramente almeno conoscerete posti come Baldur’s Gate, Neverwinter, Menzoberranzan, Waterdeep e la Costa della Spada: tutte località citate anche nel film e che diventano pilastro fondamentale per la costruzione dell’intreccio stesso. Ma si prosegue soprattutto con tutte le creature, le meccaniche e le dinamiche che Dungeons & Dragons ha ormai fossilizzato nelle menti dei giocatori con la sua quinta edizione. Vedere le Bestie Dislocanti in tutta la loro bellezza combattere nei giochi di Sole Alto, oppure scoprire com’è fatto un Mimic in versione live action (ovviamente computer grafica), è un qualcosa di unico.
Proprio qui arriva il punto di incontro tra il gioco e il film: il fatto che tutte queste informazioni, che per anni giocatori e Dungeon Master hanno assimilato e inserito nel proprio cervello, possono trovare veste grafica dentro ad un film davvero ben fatto, dove non deve essere spiegato a voce per capire che un Aarakocra è un umanoide con tratti tipici di un uccello. Insomma, come già detto esistono opere che omaggiano in modo diretto Dungeons & Dragons, dove una scena può far immaginare come questa si sarebbe potuta verificare sul tavolo da gioco, e questo film cerca di farlo un po’ meno, complice la voglia della produzione di aprirsi al vasto pubblico.
Piccolo paragrafo dedicato a chi invece da anni passa le sue giornate a giocare: come per tutte le produzioni di Dungeons & Dragons, anche in questo caso ci sono quelli che in gergo vengono chiamati homebrew, modifiche alle regole ufficiali che vanno a creare unicità particolari. Lo vediamo nelle trasformazioni di Doric, oppure nella magia selvaggia o da chierico usata dal mago, discorsi che vanno sicuramente ad intaccare quelle regole non troppo ferree, ma che in effetti potrebbero dare quello spunto in più per ampliare le proprie avventure.
D&D Cinematic Universe
Nonostante il grande successo qualitativo che ha raggiunto Dungeons & Dragons: l’Onore dei Ladri, l’interesse dietro è palesemente volto al creare una serie di film. Non è impossibile pensare al fatto che questo brand possa diventare portatore di avventure slegate, magari con diversi sottotitoli, che proseguendo potrebbero congiungersi dentro a crossover con alcuni personaggi di ogni pellicola, un po’ a la Marvel maniera. Se ci pensiamo, questo già succede nei singoli tomi di Dungeons & Dragons, dove nonostante lo stile cambi (e non sarebbe male vedere film diversi dagli heist movie, come questo invece è) comunque si parlerebbe di un mondo conosciuto, protagonista.
Certo, un po’ è un peccato che si sia scelta la strada dell’inedito quando invece si potevano raccontare storie d’origini di personaggi come Vecna, Mordenkainen o Tasha, ma c’è da dire che nulla vieta l’arrivo futuro di tali personaggi, magari come figure iconiche che potranno mostrare le proprie origini in produzioni slegate.
Di certo, nel decennio in cui D&D sta rinascendo, è un piacere vedere come a rinascere ci sia anche la parte cinematografica, in un momento in cui siamo vicini all’uscita del videogioco Baldur’s Gate 3 in versione definitiva e dove sta spopolando il Gioco di Ruolo, stigmatizzato nel corso degli anni ma effettivamente attività talmente orizzontale da coprire le più disparate persone, di ogni età, estrazione e tipologia. Di certo, queste persone ora hanno un motivo in più per riunirsi: andare al cinema a vedere Dungeons & Dragons: l’Onore dei Ladri, il primo film degno di tale nome.