Mio fratello, Mia sorella – Recensione della storia di una famiglia

Il regista Roberto Capucci porta al cinema la storia di una famiglia problematica, eccovi la nostra recensione di Mio fratello, Mia sorella.

Brenda Bonsignore
Di Brenda Bonsignore Recensioni Lettura da 8 minuti
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Mio fratello, Mia sorella

Cosa distingue una famiglia dall’altra? Qualcuno risponderebbe: niente, tutte le famiglie sono infondo normali; qualcun altro direbbe invece: tutto, ogni famiglia ha la sua storia. Un film e una storia che portano proprio a farsi queste domande e a chiedersi: la mia famiglia, com’è? Eccovi la nostra recensione e le nostre chicche sul nuovo film di Roberto Capucci – Mio fratello, Mia sorella.

Il nuovo dramma familiare targato Netflix in associazione con Mediaset, sarà nelle sale cinematografiche a partire dall’ 8 ottobre 2021. Vediamo tra i protagonisti Alessandro Preziosi che interpreta il solitario Nikola e Claudia Pandolfi nelle vesti della fragile Tesla; e si, avete capito bene, i due fratelli, colonne portanti di questo film, si chiamano esattamente come il famoso inventore, Nikola Tesla, e questa è soltanto una delle particolarità, tra le tante, presenti nel lungometraggio. Come esordio, nel personaggio di Sebastiano, vediamo il giovane Francesco Cavallo con un ruolo non da poco, ad interpretare la sorella Carolina sarà invece, Ludovica Martino che abbiamo conosciuto nel film Sotto il sole di Riccione.

Trama, personaggi e tematiche

Alla morte del padre, Tesla e suo fratello Nikola si ritrovano, per un singolare patto successorio, a dover convivere per un anno sotto lo stesso tetto, pur non essendosi più visti da vent’anni. Tesla è una madre divorziata con due figli, Carolina amante della moda, con cui ha un rapporto di conflitto, e Sebastiano un violoncellista di grande talento affetto da schizofrenia ad alto funzionamento, al quale la donna ha dedicato la vita e un’ossessiva e soffocante protezione. La convivenza difficile innescherà scontri e continui battibecchi tra Nik e Tesla, due fratelli agli antipodi, e la nascita di un inaspettato forte legame tra Nik e suo nipote Sebastiano. Col tempo tutti troveranno pian piano un equilibrio, fino a quando una serie di eventi porteranno i personaggi a dover fare i conti con le proprie paure e segreti, in un difficile viaggio verso il perdono e l’accettazione di sé stessi e dei loro legami affettivi e familiari.

Mio fratello, Mia sorella cast

Roberto Capucci, regista che ha diretto con grande passione questo film, e che ha contribuito insieme a Paola Mammini a scriverne la sceneggiatura, ha spiegato durante la conferenza stampa che il dramma non è semplicemente la storia di due fratelli che si rincontrano dopo vent’anni cercando di risolvere i loro rancori, bensì la vicenda di una famiglia che deve, in primis, affrontare la malattia del figlio/fratello schizofrenico,  aiutandolo nel modo più consono, raccontandoci quindi di come questa malattia si dirami così in profondità nell’anima di una madre – o di una sorella – rendendola una famiglia schizofrenogena.

Sempre Capucci ci ha raccontato di come ha voluto affrontare questa forte tematica che colpisce tante famiglie italiane, cercando di rappresentarla nel modo più autentico possibile. Basti pensare che circa 245.000 persone sono affette da questo disturbo nel nostro paese. Ecco perché, invece di voler raccontare la solita storia di un ragazzo con “allucinazioni e deliri”, ci viene proposto un punto di vista completamente diverso: quello della famiglia.

Il cast ha raccolto delle testimonianze in centri specifici che supportano psicologicamente le famiglie che hanno un membro con disturbi psichiatrici; parlando con madri, padri e fratelli che vivono questa difficoltà nel quotidiano. Claudia Pandolfi ci ha raccontato cosa ha provato ascoltando le esperienze difficili di queste madri che si trovano nella stessa situazione di Tesla: “Per certi versi mi hanno straziata, per altri mi hanno fatto capire quanto sono fortunata, è stato un meccanismo umano molto importante.”    

Francesco Cavallo parlando del lavoro sul personaggio realizzato insieme al regista, ci ha spiegato come non volesse riesumare un personaggio già visto, creandolo così dal nulla, da “sensazioni” che questa malattia possiede: “Questa scelta ci ha dato modo di essere più creativi possibile nel costruire il personaggio di Sebastiano, di inventare delle turbe sue e di avere un rapporto con la madre che fosse suo e non di qualcun altro che potremmo già aver visto.”  

Mio fratello, Mia sorella - Sebastiano

Il viaggio che questi protagonisti affrontano singolarmente, li porterà all’accettazione di se stessi e del perdono verso le persone amate, viaggio che Alessandro Preziosi (Nikola) ha svolto al contrario, proprio perché il suo personaggio fugge costantemente dal dolore e dall’empatia che potrebbe provare negli altri: “Non sono una persona che compatisce, il modo con cui ho reagito con Sebastiano è stata una strategia di distanza”. 

Curiosità e scelte stilistiche

Un cast veramente unito porta lo spettatore a credere in quello che succede scena per scena, la fotografia e le inquadrature trascinano nella quotidianità dei personaggi e nelle ambientazioni, la trama ben sviluppata e i dialoghi ben scritti rendono il tutto abbastanza scorrevole. Alessandro Preziosi inizia con un monologo molto intenso e ben interpretato, spiegando sin da subito che tipo di personaggio porta con se, interessante il modo in cui veste i panni di Nikola il kitesurfer, mostrandoci un Alessandro mai visto prima d’ora. La scena iniziale spiega subito la tematica generale in cui verremo trasportati, Francesco Cavallo (Sebastiano) racconta un personaggio complicato, ne gestisce bene l’interpretazione senza estremizzarlo troppo, permettendo allo spettatore di empatizzare con lui.

Convincente il personaggio di Tesla (Claudia Pandolfi) la quale avrebbe benissimo potuto interpretare il ruolo senza battute, tutto di lei parlava: il suo corpo, i suoi occhi, i suoi pensieri; leggermente fastidiose, verso il finale, la pronuncia delle battute, quasi afone, che distoglievano l’attenzione dalla scena. Stella Egitto (Emma) confonde, e non poco, la troviamo in alcune scene molto intensa e veritiera, mentre in altre fuori asse, trascinando a volte con sè Carolina (Ludovica Martino) in alcune scene di passaggio; Ludovica gestisce bene il suo personaggio, brillando in diversi tape. Molto intensi i momenti drammatici, in cui il climax però, viene interrotto anticipatamente, lo spettatore entra nella drammaticità ma non ha il tempo di comprenderla visto che viene subito tagliata per proseguire con la prossima scena, il che è disturbante, come il tape di Sebastiano e Nikola in cui suonano insieme violoncello e pianoforte: arriva, inizi a commuoverti e va via. Un po’ scontato il finale, che si incastra comunque bene, lasciando lo spettatore con il sorriso sulle labbra.

Mio fratello, Mia sorella
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Voto 7
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