Anche questa settimana torna la nostra rubrica dedicata al single player con le recensioni di Triplock ed Heirs of the Wizard King.
Triplock
Il primo titolo è un Kickstarter della Chip Theory Games, ad opera di Adam Carlson e Josh J. Carlson (autori di Too Many Bones e di Cloudspire, con lo stesso editore).
Si tratta di un gioco da 1 o 2 giocatori in cui rivestiremo i panni di un personaggio steampunk (o una serie di personaggi nella modalità in solitario) alle prese con un lucchetto da forzare. L’ambientazione (a cui viene dedicato materiale in abbondanza fra carte e schede incluse nella scatola) è pressoché irrilevante dal momento che Triplock è un titolo astratto: le azioni disponibili nel nostro turno (determinate principalmente dai dadi lanciati) ci permettono di interagire con le fiches del gioco che rappresentano meccanismi e sicurezze del lucchetto. I nostri sforzi saranno diretti a posizionare i meccanismi in determinate combinazioni per ottenere i punti previsti dalle carte “diagramma”.
La modalità single player si svolge attraverso una minicampagna di quattro scenari, ulteriori minicampagne sono disponibili con i tre “solo-pack” rilasciati.
Abbiamo avuto modo di giocare la campagna inclusa nel gioco base, la quale si è rivelata molto piacevole ed impegnativa al punto giusto. Va fatta menzione della componente di memoria necessaria per giocare il titolo, elemento che non tutti apprezzeranno (noi, per primi, lo gradiamo poco). Un ultimo cenno va ai componenti del titolo, dalla qualità a dir poco strepitosa, come Chip Theory Games ci ha sempre abituato.
Voto: 6/10
Heirs of the Wizard King
Un altro Kickstarter, questa volta ad opera dell’esordiente Jonathan Politis e pubblicato da Closet Full of Games (editore anch’esso esordiente).
Un mago oscuro ha assassinato il re degli stregoni, in qualità di eredi del Wizard King sarà nostro compito sventare un macabro rituale e sconfiggere il black wizard prima che sia troppo tardi. Heirs of the Wizard King si gioca con un mazzo di carte, ognuna delle quali ha un tipo di magia (fra sei diverse) ed un livello di potenza.
Lo scopo del gioco è quello di completare catene di incantesimi (affiancando carte dello stesso colore o dello stesso livello) per ottenere avanzamenti su una track ed arrivare in fondo prima degli avversari. Nel frattempo, le magie in mano ai giocatori possono essere “castate” direttamente con il livello di potenza indicato sulla carta o “assorbite” per aumentare la nostra conoscenza di quell’incantesimo.
Superato lo scoglio del manuale (scritto in maniera a dir poco indecorosa), e dopo aver chiarito diversi dubbi grazie al forum di boardgamegeek, riusciamo a dipanarci in questo titolo in realtà piuttosto mal realizzato. L’idea del poter usare le carte in diversi modi funziona ed è ben riuscita. Gli effetti delle magie però ci lasciano perplessi e comportano alcune storture. L’esperienza in single player è assolutamente frustrante, si assiste spesso alla vanificazione della nostra strategia a causa di una singola pescata fortunata del black wizard (ma viceversa è facile anche per il giocatore distruggere le catene dell’automa: in sostanza si rimane turni e turni a ripetere le stesse azioni, in attesa che una pescata sfortunata del bot ci consenta di concludere). L’inesperienza di autore ed editore si percepisce tutta.
Voto: 3/10
Anche per questa settimana è tutto, la nostra rubrica tornerà presto con altre mini recensioni di titoli in solitario. Se vi siete persi le recensioni precedenti, recuperatele qui e qui.
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