Another Code: Recollection – Recensione, tuffo in un passato dimenticato

Ashley è davvero pronta a ri-scoprire tutti i segreti del suo passato? Scopriamolo insieme nella recensione di Another Code: Recollection

Sara Pandolfi
Di Sara Pandolfi - Editor Recensioni Lettura da 8 minuti
5.3
Another Code: Recollection

L’era del Nintendo DS è stata il trampolino di lancio nel mondo videoludico per molti giocatori, ormai non più infanti: uno dei generi che più ha giovato su questa nota piattaforma è certamente quello delle avventure ad enigmi, che è riuscito a imprimersi nella mente dei più grazie a saghe come quella del Professor Layton e di Another Code.

Another Code: Recollection si è presentato senza anticipazioni nel corso di un recente e ricchissimo Nintendo Direct, ridestando un piacevole tepore fortemente nostalgico nei giocatori che avevano avuto modo di mettere mano sull’avventura di Ashley nel 2005. Il fattore nostalgia che ha accompagnato le settimane che hanno preceduto la pubblicazione di questa collection è stato deluso o no? Lo scoprirete continuando la lettura della nostra recensione.

Alla ricerca dei ricordi perduti

Another Code Recollection ripropone entrambi i capitoli della vicenda di Ashley, ma non ci sarà possibile iniziare la nostra avventura partendo dal secondo capitolo: la storia della nostra giovane protagonista va “forzatamente” vissuta come fosse la prima volta e, in fondo, crediamo sia giusto così.

La prima metà della storia ci vede nei panni di una Ashley 14enne, un’orfana cresciuta dall’amorevole zia, sorella del padre, che scopre che quest’ultimo non solo è ancora vivo, ma freme dalla voglia di incontrare la su amata figliola. Per raggiungere l’uomo, zia e nipote si imbarcano per approdare sulla misteriosa Blood Edward Island, dimora isolata dal mondo di un’antica famiglia nobile scomparsa in circostanze non proprio chiare.

In breve tempo perderemo le tracce di nostra zia e, girovagando sull’isola, raggiungeremo l’antica villa della famiglia Edward, e faremo la conoscenza del fantasma di uno dei suoi antichi abitanti. Il giovane D non sarà solo un elemento assai utile per lo sviluppo della storia, ma anche una spalla che ci terrà la giusta compagnia nel corso del gameplay. La trama, in conclusione, si sviluppa in maniera piuttosto lineare e senza risultare particolarmente intricata, anche se non è priva di colpi di scena.

Non ci soffermiamo sull’analisi del secondo capitolo in quanto la trama è  strettamente connessa alla conclusione del primo, ma riportiamo una netta coerenza in termini tecnici e di gameplay tra le due vicende.

L’avventura, della durata di circa 6 ore, è ambientata all’interno della villa abbandonata e ci richiederà di andare alla ricerca degli affetti di Ashley (la zia, ma anche e soprattutto il padre) e dei ricordi del fantasma D. Per portare a termine la nostra missione dovremo esplorare ogni angolo della villa, risolvendo una serie di enigmi.

Gli enigmi di Another Code: Two Memories, originariamente basati sul concetto di doppio schermo e controlli DS, risultano nella loro versione per Nintedo Switch quanto più semplificati e banalizzati: muovere oggetti 3D alla ricerca di un incastro o di una tasca segreta non ci ha dato la stessa sensazione fornitaci dal DS.

Il modo in cui ci si deve approcciare all’enigma è invece rimasto invariato rispetto al gioco originale, ma non riusciamo a considerarlo un bene. Per risolvere un enigma bisognerà seguire sempre lo stesso copione: trovare l’enigma, guardarsi intorno, trovare un elemento dello scenario che fa chiaramente riferimento al suddetto enigma e, a questo punto, avremo la soluzione.

Questo procedimento purtroppo non fa che rallentare le fasi di gioco e appiattire completamente l’apporto che il giocatore vorrebbe poter dare mediante l’uso del proprio ingegno: possiamo in sostanza definire gli enigmi un pretesto narrativo più che una vera e propria sfida per il giocatore.

Una questione di identità

Sarebbe probabilmente più corretto definire Another Code Two Memories un’avventura grafica? Sì, ma anche così facendo non ci troviamo di fronte ad un prodotto pienamente soddisfacente. Sebbene siano presenti elementi da raccogliere ed utilizzare in un secondo momento, il tutto risulta essere estremamente legnoso ed eccessivamente guidato.

Le fasi di esplorazione non riescono a innescare nel giocatore una volontà di comprendere l’ambiente che lo circonda: complice la scarsità di elementi dello scenario sui quali porre l’attenzione, ma anche l’inspiegabile lentezza della fotocamera (necessaria per risolvere alcuni enigmi) che ha tempi di apertura e caricamento non accettabili per un titolo con una così bassa pesantezza tecnica.

Soffermandoci sul lato tecnico, è necessario segnalare una telecamera (alle spalle della nostra protagonista) calibrata in maniera disattenta, che regala al giocatore continui fastidi e non fa che intaccare pesantemente la qualità dell’esperienza. Da segnalare anche il frame-rate piuttosto altalenante, specialmente se la console viene utilizzata in versione “portatile”.

Artisticamente “relativo”

Trattandosi della riedizione di due giochi usciti più di 10 anni fa, la più grande innovazione di questa Recollection, escludendo alcuni piccoli elementi di gameplay che ci permettono di approfondire il background dei personaggi, è certamente la nuova direzione artistica.

Il cambio di passo risulta ovviamente lampante se si confronta l’avventura su Switch con quella su Nintendo DS (mentre avvertiamo una maggiore linearità di stile tra la vicenda su Switch e Nintendo Wii). Lo stile adottato per la riproposizione dell’avventura non ci ha colpiti particolarmente sul lato della profondità: gli scenari sono molto semplici sia nella struttura che nell’uso di luci e colori.

Anche il character design non ci è sembrato memorabile: i personaggi, pochissimi, sono piuttosto anonimi e difficilmente lasceranno il segno (Ashley a parte, con la sua capigliatura dal colore molto appariscente per l’ambiente e lo stile generale del gioco).

Anche in questo caso, si fatica a comprendere quelle che devono essere state le intenzioni degli sviluppatori: siamo di fronte ad una scelta minimal dettata da un budget ristretto, oppure dalla volontà di mettere la trama e le sensazioni in primissimo piano?

In conclusione, ci sembra opportuno sottolineare come Another Code si adatti alla nuova piattaforma che lo ospita: come precedentemente affermato, le funzioni di Nintendo Switch permettono un approccio diverso e forse troppo semplificato degli enigmi, ma non possiamo non affermare che il gioco, anche in aspetti secondari come l’uso della fotocamera, sfrutti con la giusta attenzione le caratteristiche dell’ibrida di Nintendo, specialmente in modalità “portatile”.

Another Code: Recollection
5.3
Voto 5.3
Condividi l'articolo
Editor
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.