Blackwind – Recensione, un Battle Frame per salvare il pianeta Medusa-42

Ecco la recensione di Blackwind, action isometrico sci-fi targato Drakkar Dev, studio italiano di Catania, e pubblicato da BlowFish Studios.

Andrea Baiocco
Di Andrea Baiocco Recensioni Lettura da 10 minuti
6.5
Blackwind

La nuova stagione videoludica è appena cominciata. I grandi Tripla A stanno arrivando, o meglio, si spera stiano arrivando, e questo 2022 potrebbe essere l’anno giusto per iniziare a vedere i muscoli della next-gen. Mentre quindi gli occhi di tutti i giocatori guardano già a febbraio, con Elden Ring in particolare che invaderà il mercato console, PC e i canali Twitch e Youtube di tutto il mondo, non mancano piccoli titoli indipendenti da provare nell’attesa. Tra questi, uno di quelli che in redazione ha destato maggior interesse è stato Blackwind, action isometrico di cui oggi vi parleremo in questa nostra recensione. Il titolo sci-fi, sviluppato dai ragazzi di Drakkar Dev, software house italiana fondata nel 2010 da Domenico Gallo e Manlio Greco, ci ha subito conquistati con il suo adrenalinico trailer. Le premesse saranno state rispettate? Scopriamolo insieme.

Salvataggio d’emergenza

Blackwind ci vede vestire i panni del giovane James Hawkins che insieme al padre si trova in viaggio sulla navicella spaziale Pandora per raggiungere il pianeta Medusa-42. Il Dott. Hawkins è alle prese con lo sviluppo di un nuovo modello di Battle Frame – un possente mech da guerra – a cui vuole installare una sofisticata Intelligenza Artificiale che possa aiutare i piloti in battaglia. All’improvviso, un attacco ignoto manda in tilt i sistemi della Pandora ma, prima dello schianto, il genitore riesce a salvare il figlio chiudendolo all’interno del Battle Frame e chiedendo all’IA di proteggerlo. All’arrivo su Medusa, lo scenario è molto diverso rispetto alle aspettative del protagonista. Quella che doveva essere una pacifica colonia è in realtà il teatro di una sanguinosa battaglia tra la razza umana e i Raknos, alieni che vogliono conquistare il pianeta.

Inizia così l’avventura di James Hawkins, il quale tra sparatorie e scontri al cardiopalma, cercherà di ritrovare lo scienziato disperso e mettere fine a questa violenta guerra. Dal punto di vista narrativo, il titolo presenta un racconto inizialmente molto lineare, il classico eroe improvvisato che si ritrova ad affrontare una minaccia molto più grande di lui, salvo poi, grazie all’ausilio del Battle Frame, diventare l’unica persona in grado di salvare l’umanità.

Blackwind recensione

Il rapporto tra l’intelligenza artificiale e James, che poteva essere uno degli aspetti narrativi più interessanti date le premesse del filmato introduttivo, purtroppo non è stato particolarmente approfondito. Nessuno chiedeva a Blackwind di presentare una connessione tra mech e pilota alla Titanfall 2 (qui la nostra recensione), ma battute maggiormente accattivanti avrebbero sicuramente reso il racconto più frizzante. C’è però un momento nel corso del gioco, che esula dalla relazione uomo/IA appena discussa, in cui avremo un importante plot twist, prevedibile sì, ma capace comunque di dare una scossa al racconto e che, come vedremo, si ricollegherà fortemente al gameplay.

Vi presentiamo il Battle Frame, un letale mech da guerra

Sul fronte del gameplay, Blackwind si presenta come un action hack & slash nonché shooter isometrico con una marcata componente esplorativa. Per sterminare i Raknos dovremo fare affidamento su attacchi corpo a corpo, sia leggeri che pesanti, raggi laser che potremo sparare dalla mano del Battle Frame e poteri speciali, come ad esempio razzi a ricerca o devastanti onde d’urto, da utilizzare un numero limitato di volte. Tale varietà offensiva permette un approccio diversificato a seconda della situazione ludica e dei nemici che affronteremo. Non mancano poi spettacolari mosse finali con cui terminare brutalmente i mob storditi. Infine, potremo anche attivare una modalità oscura che permetterà al Battle Frame di diventare rapidissimo e molto più forte.

Possiamo dire con assoluta tranquillità che le buone idee non mancano e che il sistema di combattimento è il punto di forza principale della produzione. Il “gunplay” è ottimo e anche i combattimenti ravvicinati sono intensi e spettacolari. A ogni uccisione otterremo poi tre diverse tipologie di orb energetici. Quelli verdi ci permetteranno di recuperare la salute, quelli gialli l’energia per gli attacchi speciali e infine i blu, fondamentali per potenziare il personaggio. Il sistema di crescita è ben ramificato e arricchisce ulteriormente il combat system del prodotto, garantendo un’ottima progressione per tutta la durata della campagna. Il cuore del titolo è quindi promosso con buoni voti. Tutti questi combattimenti devono però essere inseriti all’interno dei livelli di gioco ed è proprio qui che Blackwind presta il fianco ad alcune debolezze strutturali.

Alla scoperta di Medusa-42

L’esplorazione di Medusa-42 può essere suddivisa in due fasi ben distinte: quella all’aperto, alla scoperta dei numerosi biomi che compongono il pianeta – foresta, deserto, montagne innevate e caverne – e quella al chiuso, quando raggiungeremo le diverse basi militari sparse nella colonia. In entrambi i casi, il level design delle zone rimane pressoché invariato. Mentre all’esterno cambia il paesaggio, nelle basi ci si sposterà sempre in stanze e corridoi piuttosto ristretti dove talvolta vi è il rischio d’incastrarsi, nella frenesia del combattimento, in alcuni fastidiosi elementi di design, come due scrivanie disposte una vicina all’altra. Così come gli ambienti, anche gli obiettivi da completare per portare avanti l’ascesa eroica di James Hawkins saranno più o meno gli stessi: tra un’orda aliena e un’altra, bisognerà recuperare chiavi d’accesso e codici necessari per sbloccare alcune porte chiuse. A tal proposito, un elemento che riesce a donare varietà a questo iter è la possibilità di separare l’IA dal Battle Frame e collegarla a un drone (utilizzabile anche in cooperativa locale) che sfrutteremo per risolvere alcuni enigmi ambientali, sparare ai nemici o raggiungere aree inaccessibili al mech.

Blackwind recensione

Tutto questo calderone di attività alla lunga diventerà piuttosto ripetitivo, senza considerare poi un leggero backtracking di fondo, e non sempre sarà facile capire il tragitto da dover intraprendere per proseguire. Al chiuso, però, potremo contare su una pratica mappa da scaricare tramite un totem digitale, che aiuta a superare quel senso di smarrimento dovuto alla ripetitività degli ambienti; peccato che tale feature sia assente nei spazi aperti. Tale mancanza rafforza il concetto d’ignoto necessario quando si esplora un pianeta a noi sconosciuto ma al tempo stesso fa perdere ritmo alla partita. A questo si aggiungono delle fasi platform non perfettamente calibrate e piuttosto punitive: non sempre il Battle Frame atterrerà sulla piattaforma successiva a quella da cui siamo partiti, nonostante un salto anche semplice da effettuare, obbligandoci così a ripetere tutte le azioni fino a quel momento compiute; tali complicazioni sono inoltre aggravate da una visuale dall’alto che più volte non ha reso di facile intuizione il percorso da seguire.

Il Plot Twist

Come spiegato a inizio recensione, in Blackwind ci sarà una sterzata narrativa, un plot twist che i più attenti intuiranno in anticipo e che accelererà di molto il ritmo della partita. Diminuisce il numero delle fasi platform e aumentano i momenti di pura azione, parallelamente all’ingresso in scena di nuovi mob molto più coriacei rispetto a quelli che abbiamo conosciuto nella prima parte dell’avventura. Proprio a riguardo, abbiamo notato un’IA nemica altalenante, con avversari aggressivi in alcuni frangenti e in altri inermi, pronti per essere riempiti di mazzate quasi senza opporre resistenza.

Abbiamo provato Blackwind su Xbox Series X e da un punto di vista spiccatamente tecnico, il gioco si è mantenuto fluido fino ai titoli di coda, senza mai mostrare rallentamenti di sorta. Una nota di merito poi va fatta per le illustrazioni presenti in-game.  Il lavoro svolto da Chiara Madonia è curato in ogni particolare e per essere la prima volta che la giovane illustratrice lavora a un universo sci-fi, il risultato è ottimo. Il titolo, come accennato in precedenza, può essere giocato anche in coop locale e la combinazione Battle Frame e Drone – anch’esso potenziabile grazie agli orb blu – potrà regalarvi qualche ora di sano divertimento e bypassare così la ripetitività strutturale della produzione.

Blackwind
6.5
Voto 6.5
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