This Is the President – Recensione, sedersi come lupi fra gli agnelli

This Is the President è un thriller fantapolitico in due dimensioni che si è rivelato particolarmente interessante in fase di recensione.

Samuel Raciti
Di Samuel Raciti Recensioni Lettura da 9 minuti
7
This Is the President

Sedersi con “pieni poteri” sulla meravigliosa poltrona dell’uomo più potente della Terra è uno dei sogni più arditi di molti cittadini americani, che desiderano ardentemente di essere il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Ciò che fa volare l’immaginazione d’innumerevoli è probabilmente il semplice concetto teorico di poter essere eletti anche se si è dei semplici Cittadini residenti, con la possibilità di diventare i leader di una delle nazioni più influenti sul pianeta; una speranza talmente radicata che sin da piccoli alcuni cittadini ambiziosi portano sempre nel loro cassetto questo desiderio per quando saranno grandi. Ovviamente tale possibilità è, al conto dei fatti, estremamente remota senza un sufficiente capitale economico ed elettorale. Eppure, nell’eccezionale occasione che questa si realizzi è facile farsi prendere la mano ed entrare in un delirio di onnipotenza e tentare l’indicibile, provando a scardinare la robustissima intelaiatura dello stato democratico per diventare dei tiranni. Dopotutto il potere è una forza oscura e pericolosa, una di quelle che può trasformare gli agnelli in lupi, senza neanche che le persone coinvolte se ne accorgano veramente. Questa lunga premessa ci è servita per introdurvi This Is the President, uno dei titoli indie più controversi e allo stesso tempo interessanti che abbiamo potuto provare ultimamente, ecco quindi come siamo diventati dei lupi famelici in questa recensione a tema.

Presidente o Tiranno?

This Is the President è un’avventura interattiva in 2D a scelte multiple, abbastanza immediata e semplice sia nella trama che nelle sue altre componenti, ma capace comunque di dire la sua nel nostro mercato di riferimento, al netto di alcuni difetti di scrittura. La storia inizia improvvisamente, siamo i neoeletti presidenti degli Stati Uniti d’America e dinanzi a noi si apprestano 4 anni d’amministrazione nel complesso sistema burocratico statunitense. Lo scopo per cui ci siamo presentati non è però molto nobile, visto che per evitare potenziali ripercussioni legali pregresse, dovremo far passare e approvare una versione particolare del Ventottesimo Emendamento della Costituzione Americana, vale a dire la totale e completa “immunità parlamentare” per il presidente in carica. Sfortunatamente per i potenziali dittatori, la legge U.S.A. prevede una serie di pesi e contrappesi utili a evitare che proprio questa eventualità si verifichi ed ecco quindi che vengono fuori dei paletti burocratici estremamente difficili da superare e che richiedono l’ottenimento di numerose maggioranze politiche e giudiziarie. Ma purtroppo, come si sa, i soldi sono spesso potere, e con sufficiente tempo e denaro si potrà fare di tutto.

Comincia così la nostra campagna presidenziale, che però nonostante le premesse, ci lascia comunque una grandissima libertà di scelta nelle nostre attività secondarie. Questo significa che si può provare anche ad essere dei presidenti parzialmente virtuosi e persino riuscire a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale (fattore questo che per noi italiani risulta quasi impossibile da credere, ma in America pare esserci questa “strana” consuetudine). Comunque, per eseguire il nostro gravoso lavoro avremo a disposizione innumerevoli strumenti e libertà d’approccio, con uno staff preparato per ogni cosa. Si passa dalle guardie del corpo, ai servizi segreti, ai consiglieri, gli avvocati, oltreché personale decisamente discutibile come Hacker, serial killer, truffatori e criminali. Particolare rilievo ha poi la First Lady (la nostra moglie digitale, Ellie) che farà un poco da “linea guida perversa” e ci spingerà in ogni modo a concretizzare l’immunità parlamentare, cercando al contempo di sminuire le modifiche più virtuose. Inoltre, ognuno dei nostri collaboratori avrà molto spesso qualche ordinanza da farci firmare e una qualche decisione da prendere, il tutto sotto l’occhio vigile e super critico della stampa e dell’opposizione pronta a nutrirsi dei nostri fallimenti. Starà quindi a noi decidere come far spostare il consenso popolare, se posizionarci come dei progressisti o come dei feroci conservatori, o nel mezzo.

Effetto farfalla

Ciò che però ci ha più stregato della storia di This Is the President in questa recensione, è il fatto che ogni azione può avere una reazione assolutamente imprevedibile e controintuitiva rispetto alle iniziali intenzioni, aumentando così la potenziale rigiocabilità. Facciamo un breve esempio, una delle prime ordinanze che abbiamo firmato è stata lo stanziamento di fondi per la cura e la prevenzione contro il cancro, proprio per cercare di fare del bene alla società. Ebbene, potrà sembrare assurdo, ma il risultato è stato quello di farci recriminare dall’opposizione l’utilità dell’investimento e in sostanza di essere nemici di Big Pharma. Di conseguenza, aver guadagnato qualche punto percentuale di consenso anche per una cosa che dovrebbe mettere d’accordo tutti come la cura contro il cancro, ci ha creato anche dei nemici. Un contesto che si ripete in modo interessante anche con moltissime altre scelte, portandoci quindi a riflettere attentamente prima di prendere qualunque scelta. Dopotutto, la politica è anche l’arte della mediazione fra idee opposte e gestione di risorse limitate nel tentativo di ottenere dei risultati. Saremo quindi chiamati ad agire per risolvere controversie, persino quelle internazionali, insieme a varie problematiche. Certo, il limite per far passare la versione del Ventottesimo Emendamento della costituzione sarà relativamente vicino a quando inizieremo la campagna e dovremo di conseguenza cercare di decidere in fretta cosa fare e come agire.

This Is the President

This Is the President è un gioco per pochi

Uno dei problemi principali dell’offerta ludica dello studio supportato da THQ Nordic è che il titolo di riferimento si configura un prodotto dedicato principalmente a una specifica frangia di giocatori molto limitata, vale a dire gli anglofoni esperti di politica e società U.S.A. Infatti l’America rappresentata nel gioco è un posto meraviglioso ma al contempo è anche un luogo ricco di contraddizioni e di tante spaccature, oltre che di una profonda e radicatissima corruzione. Certamente un aspetto dalla base molto affascinante ma non sempre vicino al nostro paese. Ad esempio, sono completamente alieni per noi la struttura sanitaria pubblica e di welfare statunitense o, ancora, il supporto della società per i diritti dei lavoratori, la legislazione sulla libertà delle armi, l’influenza militare in altre nazioni e tantissime altre cose. Insomma, This Is the President riprende tutte queste componenti tipicamente americane e le riporta in-game, con il gioco che dà quasi per scontato che si conoscano molte delle più presenti problematiche statunitensi e che si prenda una posizione in merito, passando se necessario anche sui corpi degli oppositori e dei giornalisti.

This Is the President si è quindi rivelato in questa sede di recensione come un titolo abbastanza specialistico, che i più esperti potrebbero apprezzare, ma che al contempo potrebbe anche allontanare i giocatori casual. Inoltre manca interamente la localizzazione in italiano, dettaglio che pesa considerando che il prodotto è interamente scritto in un inglese sì comprensibile, ma tecnico, fattore ulteriore che ne limita l’audience. Tra l’altro, la scrittura dei numerosissimi dialoghi non è sempre perfettamente coerente con le decisioni prese, ma è abbastanza accettabile visto che parliamo di un titolo con tantissime variabili e strategie d’approccio. Per concludere, da un punto di vista tecnico non ci sentiamo di spendere troppe parole, visto che parliamo comunque di un prodotto indipendente in 2D a scelte multiple e con fondali statici e che quindi non richiede macchine da gioco molto potenti per essere goduto pienamente.

This Is the President
7
Voto 7
Condividi l'articolo
Videogiocatore incallito, lavora anche come Amministratore condominiale in real life. Questa professione gli ha insegnato, fra le altre cose, l’arte della pazienza e della mediazione, così scarsamente presenti nel mondo di Internet come in quello delle riunioni condominiali. Mal sopporta gli hater seriali, ma apprezza chi in buona fede si impegna per far valere il proprio pensiero e la propria visione del mondo dei videogiochi.