Da sempre la storia dell’umanità resta un terreno di studio primario per comprendere il nostro presente, il nostro passato e anche il nostro futuro. Siamo a conoscenza di moltissime delle peculiari fasi della nostra storia, complici gli studi attuati dal punto di vista documentaristico, archeologico e letterario, anche se moltissimo ci è ancora lontano, adombrato dai secoli che ci separano da tutte quelle sagome indistinte. Una cosa è certa, l’evoluzione umana ha attraversato numerose fasi negli anni, giungendo pian piano all’attuale progresso che tutti conosciamo e che pur ci sfugge ancora nella sua interezza. Non si può parlare di Humankind in una recensione, senza avere una minima attrattiva per questo genere di cose, senza avere un’attrazione o curiosità verso il lunghissimo e periglioso percorso che l’essere umano ha attuato nel corso dei secoli, evolvendo e trasformandosi sempre di più, passo dopo passo.
Partire da una consapevolezza del genere certo aiuta con questo videogioco, soprattutto nel primissimo approccio che si andrà ad avere con le sue dinamiche, e con tutto quello che ha da offrire all’interno delle run che si andranno a compiere, a livello del tutto soggettivo. Ovviamente non stiamo parlando di un titolo innovativo, ma di una vera propria esperienza che prende le caratteristiche della storia che tutti noi conosciamo, e in alcuni frangenti le approfondisce, mentre in altri le strumentalizza proprio con il fine d’imbastire non soltanto una struttura interattiva risultante coerente, ma anche per lanciare qualche breve riflessione su quello che siano, su quello che siamo stati e su quello che possiamo arrivare a diventare. Humankind è così, è un videogioco “in levare”, pronto a muoversi insieme al giocatore stesso, dipingendo i lineamenti di una visione che tiene estremamente conto del “tatto” di chi sta giocando, della sua indole e dei suoi desideri.
Costruire un impero
In una recensione come si deve di Humankind dobbiamo partire dal principio. I ragazzi di Amplitude, con questo videogioco, hanno deciso di puntare molto in alto, issando qualcosa che merita di essere esplorato fino in fondo. Il titolo, alla base, si pone come uno strategico a turni (in cui è sempre bene dosare nel proprio incedere con i punti azione) in cui l’anima estremamente gestionale trascende la semplice crescita, arrivando a uno studio che lascia sicuramente senza dubbi sulla qualità generale e sull’ispirazione di base. I rimandi, o raffronti, verso Civilitazion in effetti sono d’obbligo, anche se non devono in alcun modo arrivare a inficiare con la personale sensibilità nei confronti di questo nuovo progetto. Tutto il dinamismo di Humankink si fonda sulle possibilità che offre al giocatore, possibilità che, ovviamente, variano in base alla difficoltà con cui si sceglie di affrontare la run in questione.
L’obiettivo primario è quello di generare un gigantesco impero che perduri nei secoli, evolvendo e progredendo in una gradualità molto curiosa e interessante. Al principio bisognerà scegliere le caratteristiche primarie del nostro dominio, quindi colore e stendardo, per poi lanciarsi nell’azione. La preistoria sarà il “calderone” di partenza da cui la propria piccola tribù si preparerà a diventare qualcos’altro, muovendo i suoi primi passi in un mondo che ha moltissimo da offrire. La regola è sempre una e una soltanto: guardarsi intorno per cercare di imparare e ottenere il massimo dal mondo di gioco. Apprendere come riconoscere quello che ci circonda è fondamentale, ed è importante sottolinearlo in una recensione di Humankind. Il mondo di gioco, con i suoi terreni, fiumi, elementi di fauna e flora, ci fornirà le prime brevi lezioni di sopravvivenza e crescita, coadiuvato dalla presenza di altri esseri umani, ovviamente.
Per progredire fra le varie Ere bisognerà primariamente ottenere le cosiddette Era Stars. Queste sono ottenibili o completando gli obiettivi di gioco (importanti sia per apprendere le basi, sia per mantenere una certa linearità nel proprio approccio al titolo), sia attraverso le altre attività a disposizione (esistono, infatti, varie tipologie di Era Stars). Una volta raggiunto il numero richiesto vi sarà il passaggio all’Era suggestiva. Questo rappresenta uno degli elementi più curiosi di Humankind, anche perché ogni era è contraddistinta sia da nuove popolazioni ( egizi, greci, romani… con bonus e tantissime altre cose specifiche) e nuove possibilità sotto tutti gli ambiti, ricordando sempre che il passaggio ad un’altra era non significa necessariamente rinunciare alla propria o perdere i bonus ottenuti fino a quel momento, visto che questi si possono o sommare ai nuovi, oppure mantenere illibati, rinunciando alle successive popolazioni e progredendo con la propria. Questo potrebbe condurre alla gestazione di regni che fondono al loro interno elementi, ad esempio, dall’antica Roma, dagli egizi, e così via, il tutto in un mix che ispira senza dubbio fascino.
Varie sono le epoche in cui il giocatore potrà muoversi e arrivare: Ancient era, Classical era, Medieval era, Early Modern era, Indistrial era e Contenporary era. Ad ogni era si avrà la possibilità di selezionare una nuova cultura. Ogni cultura è distinta da bonus unici, ed è legata a una particolare affinità (agrarian, aesthetic, builder, expansionist, ecc…), le quali determinano l’orientamento generale del gameplay e la specializzazione della cultura in questione. Dunque, selezionare una cultura influisce e trasforma i tuoi recenti e precedenti risultati.
Certamente, oltre alle “Era stars” bisogna tenere d’occhio e gestire anche una miriade di altri elementi come cibo, industria (legata alla velocità di produzione), denaro, scienza e fama. Tutti loro sono alla base della propria prosperità e delle possibilità di crescita che questa potrebbe offrire. Nel corso della run, quindi, tutto resta nelle mani del giocatore, il quale potrà decidere come e dove dar vita al suo regno, come e dove costruire città, interagire con queste, farle evolvere ed intrattenere rapporti con tutti gli altri regni presenti nel mondo di Humankind.
Fallire per imparare
In una recensione di Humankind è bene sottolineare l’attenzione che gli sviluppatori hanno dato non soltanto al proprio impero, ma anche a quello degli altri, con l’intento di disegnare un mondo che non sta mai veramente fermo, immobile, ma che al contrario rappresenta una sfida continua sotto tutti i punti di vista. Avere dei vicini di confine significa, inevitabilmente, costruite un rapporto con loro, che sia di pace, in cui la diplomazia la fa da padrona – magari accompagnata da alleanze e da proficui scambi commerciali -, o di guerra, in cui gli scontri e le fasi offensive rappresentano il quotidiano vivere. In aggiunta a tutto ciò troviamo anche un profondo sistema gestionale legato alla religione, sviluppato seguendo alcune specifiche strade facilmente leggibili, ma comunque piuttosto elastiche, anche qui, negli intenti generali e nei risultati.
E’ importante ricordare, comunque, che Humankind si presenta altalenante dal punto di vista dell’accessibilità, non andando sempre incontro al giocatore ma anzi, spingendolo a un’esplorazione anche degli stessi menù .Le scelte d’interazione a schermo, comunque, risulteranno immediatamente leggibili anche per coloro che non sono troppo avvezzi a questo genere di gioco, richiedendo comunque un minimo di attenzione e studio, soprattutto con l’avanzare del tempo ed il crescere del proprio regno. Parlando invece della componente tecnica, ci troviamo davanti a un gioco che ricorda tranquillamente gli altri lavori del genere, pur mantenendo una propria e specifica identità dall’inizio alla fine. La leggerezza dei dettagli resta comunque variegata nel suo porsi, muovendosi nelle cromie di un’esperienza che sa come soddisfare anche sotto questo punto di vista. La pazienza e il saper riflettere ripagherà sicuramente, restituendo nelle mani dei più pazienti un organismo vivo e pulsante, sia esteticamente parlando che strutturalmente.