Tornato a mostrarsi nel corso dell’E3 2021, Black Book è finalmente pronto per il debutto su PC e console. Dopo l’ultimo trailer, l’attesa creatura di Morteshka, team di sviluppo indipendente fondato in Russia, si è fatta sempre più interessante, grazie soprattutto a un interessantissimo concept, che mischia gli elementi tipici dei Giochi di Ruolo a quelli dei Card Game a turni. Nell’ultimo periodo abbiamo avuto l’occasione di giocare approfonditamente a Black Book, gioco che nonostante alcuni evidenti difetti riesce comunque nel suo obiettivo, e mostra di essere fin da subito un ottimo biglietto da visita per la software house russa. Senza perderci in ulteriori chiacchiere, buttiamoci quindi nella recensione di Black Book, in uscita il 10 agosto su PC, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch e giocabile, tramite retrocompatibilità, anche su PlayStation 5 e Xbox Series X/S.
Da credenze e mitologia slava…
Ambientato in un universo dark fantasy di stampo medievale, Black Book segue le vicende di Vasilisa, una giovane ragazza intenzionata a diventare un’incantatrice. I suoi piani sono però costretti a cambiare quando Vasilisa si innamora di una donna, tirando a sé le attenzioni della congrega che le vieta di continuare a seguire la via della magia oscura. Vasilisa non cederà alle minacce della congrega e, dopo la misteriosa morte della sua amata, si metterà alla ricerca del Black Book, un potentissimo artefatto demoniaco in grado di esaudire qualsiasi desiderio. Rompere i sette sigilli che bloccano i poteri del libro non sarà facile, ma Vasilisa sarà disposta a tutto pur di riportare in vita la propria amata. La trama di Black Book, al netto di una narrazione spesso tediosa e poco ritmata, rappresenta un vero e proprio punto di forza: il team di Morteshka è stato infatti in grado di mettere in scena un racconto estremamente intrigante, che affronta i temi più disparati. Si parla di conflitti sociali, discriminazioni e amore, senza ovviamente dimenticare la natura dark del titolo. L’universo fantasy di Black Book è infatti incredibilmente ispirato, complice l’influenza di interessantissimi miti e leggende provenienti dal folklore russo e dalla cultura slava.
La narrazione, composta prevalentemente da dialoghi e da un narratore esterno – che come nei più classici GDR fa quasi da “Game Master” – pone infatti particolare accento su tutte quelle creature mostruose e quelle antiche leggende che compongono la mitologia slava. Se nei primi minuti di gioco vi troverete infatti leggermente disorientati da personaggi e creature molto diverse da quelle che solitamente conosciamo, aiuti a schermo e una piccola enciclopedia vi permetteranno di conoscere al meglio Obderiha, Domovoi, Leshy, Chort e tutti gli altri nemici (o amici) che incontrerete nel gioco. Il Libro Nero è però un artefatto tanto potente quanto malvagio e starà al giocatore scegliere quale via intraprendere, se quella del bene o quella del male. All’interno di Black Book è infatti presente un sistema di Karma (qui indicato dal numero di Peccati), che sbloccherà o bloccherà diverse vie al giocatore, permettendo quindi di ottenere finali differenti a seconda del proprio stile di gioco.
… a GDR e giochi di carte
In termini puramente ludici, Black Book si rivela essere la riuscita combinazione di due generi: i GDR e i card game. Dai classici Giochi di Ruolo, il team di Morteshka ha infatti mutuato la struttura di base, inglobandone le più importanti caratteristiche, come la presenza di un albero delle abilità, equipaggiamenti, oggetti e livelli. Vasilisa potrà infatti muoversi all’interno di alcune piccole aree tridimensionali, raggiungibili dalla mappa presente nel menù di gioco. Queste aree di gioco contengono, oltre a oggetti utili alla progressione e personaggi con cui poter interagire – sono presenti dialoghi a opzioni – diverse quantità di nemici. Non sarà affatto difficile infatti imbattersi nelle già citate creature, che dopo uno scambio di battute infelici, attaccheranno inevitabilmente la giovane protagonista. Ed è proprio nei combattimenti (che comunque mantengono la struttura a turni tipica dei GDR) che entrano in gioco le macchine di deckbuilding e card game.
I combattimenti, divisi su più turni, permettono alle due squadre avversarie di scontrarsi. Se infatti i nemici saranno difficilmente da soli, anche Vasilisa potrà contare su dei validi alleati, che andranno a formare il party del giocatore in base alla progressione nella quest. A seconda della difficoltà selezionata (ce ne sono ben quattro, ognuna con diversi malus e bonus in base alla sfida che si intende affrontare), i combattimenti saranno più o meno impegnativi e il giocatore avrà a disposizione una quantità differente di aiuti. Selezionando fino a 3 carte per turno, ottenibili durante il gioco in diversi modi e tutte facenti parte del deck, il giocatore può scegliere di attaccare o difendersi, in un combat system che si rivela soddisfacente e comunque sempre bilanciato in base al livello di sfida desiderato. Ovviamente, non avrebbe guastato un approfondimento maggiore da questo punto di vista, magari con carte con effetti differenti. Infatti, specie nella prima parte dell’avventura, i combattimenti si baseranno esclusivamente su attacco e difesa, senza altre possibilità. Anche gli altri personaggi del party, inoltre, presentano un solo attacco assist.
Il Libro Nero
Artisticamente parlando, ci troviamo senza ombra di dubbio di fronte a una produzione fortemente riuscita. L’atmosfera percepita è estremamente intrigante e tutti i personaggi provenienti dalla mitologia slava riescono a conferire un tocco incredibilmente dark al gioco. Anche le ambientazioni, ovviamente, riescono quasi sempre a stupire e anzi viene offerta un’incredibile varietà. Pescando a piene mani da miti e leggende, Vasilisa si ritroverà a passeggiare tra oscure foreste, cattedrali stregate e tetre caverne. Tutti luoghi che, grazie a un sapiente utilizzo del cell-shading, si rivelano essere una gioia per gli occhi e, soprattutto, per i fan del dark fantasy. Tecnicamente sono presenti alcuni difetti, soprattutto a livello di polishing, ma si tratta comunque di semplici piccolezze che non inficiano in alcun modo l’esperienza dell’utente. A farla da padrone sono poi i brani della colonna sonora, che sapranno accompagnarvi abilmente durante tutta l’avventura. Rimane un incredibile dubbio per quanto riguarda la localizzazione in italiano. Il gioco è infatti disponibile esclusivamente in inglese e questo rappresenta un grande scoglio per chiunque non mastichi la lingua anglosassone, ma che una volta superato concede ai giocatori di godere di un indie ben confezionato, che ci fa ben sperare per il futuro di Morteshka.