Guardare al passato non è mai un male, anche perché è proprio dalla storia che si apprendono e assorbono le basi attraverso cui migliorare e migliorarsi, sperimentando e magari arrivando a creare qualcosa di mai visto prima, qualcosa di inedito e illibato che possa sorprendere gli appassionanti fin dai suoi primissimi sviluppi. Negli anni, RPG e JRPG hanno sicuramente incrementato la propria fruizione uscendo dalle nicchie e massificandosi in una commercializzazione sensibilmente diversa dal passato, dagli stilemi di una storia che ancora oggi cerca di incontrare il gusto del pubblico, senza troppo cancellare i suoi primissimi passi, a dimostrazione del fatto che quanto avvenuto coi primi videogiochi del genere, resta comunque il tassello importante di un viaggio che non accenna a rallentare, pur nel suo continuo evolversi, tramutare e soprattutto nel suo continuo “svecchiarsi”.
Tutto questo non avviene con Fallen Legion: Revenants, quarto capitolo della saga sviluppata da YummyYummyTummy Games e NIS America, recentemente sbarcato su Playstation 4. Si tratta di un videogioco ben conscio della propria identità e soprattutto delle possibilità che questa potrebbe offrire agli storici appassionati del genere, lontana però da qualsivoglia sperimentalismo contemporaneo del caso. Il passato, quindi, la fa da padrone in un progetto che risulta fin dal principio fortemente disallineato da un punto di vista temporale-commerciale, in un anacronismo ben lungi dal semplice omaggio e dalla scelta stilistica, fatto di problematiche che nel 2021 risultano piuttosto destabilizzanti, aprendo tutta una serie di dubbi su quelli che sono stati i reali intenti degli sviluppatori nell’impacchettare il titolo per il pubblico.
Come non raccontare una trama
Fallen Legion: Revenants fin dall’inizio si presenta in maniera piuttosto magmatica, contraddistinto da un caos generale che accennerà a una messa a fuoco soltanto successiva, progressivamente mostrata con il progredire degli eventi. Avviare il gioco significa essere letteralmente lanciati al suo interno, senza alcuna fase intermedia, senza troppe presentazioni, in una scelta che ha ben poco di introduttivo e che necessita di una precisa attenzione successiva. Gli eventi di trama ruotato tutti intorno a un palazzo fluttuante, di estetica familiarità, chiamato Welkin. Questo sarebbe nelle mani delle forze del male, nelle mani di uno scuro figuro di nome Ivor, una sorta di stregone che ne detiene il controllo, proiettando sull’intero mondo di gioco una sorta di alone tossico che tocca e colpisce ogni cosa, ogni forma di vita.
Tutto quindi ricade nelle mani dei due protagonisti principali di Fallen Legion: Revenants. Da una parte troviamo Lucien, una sorta di “politicante” dai capelli corvini che, dall’interno del castello stesso dovrà contrastare il potere del suddetto stregone attraverso la maestria e il fascino del suo eloquio. Nei suoi panni dovremo, progressivamente parlando, entrare in contatto con i vari abitanti della corte, parlare con loro e cercare in tutti i modi di portarli con noi; dall’altro lato, invece, troviamo Rowena, una donna dalle fattezze spiritiche, la quale attraverso i suoi straordinari poteri avrà come unico obiettivo quello di liberare suo figlio dalla prigionia di Ivor.
Queste sono le basi di una narrazione che fin dal principio si pone in maniera piuttosto semplice, anche se caotica, e lo fa nel modo più arcaico possibile. Molti dettagli centrali, infatti, sono snocciolati nelle schermate dei vari caricamenti, in una scelta che da ottimizzazione si fa immediatamente nozionistica, quasi da film muto nella sua resa estetica definitiva. Il fatto che l’intero gioco sia in inglese (un inglese anche abbastanza curioso per certe sue frasi) poi, non pluralizza di certo le possibilità fruitive della trama, concentrandosi altrove.
Le due strade di Fallen Legion: Revenants
Fallen Region Revenants si divide sostanzialmente in due strade precise: quella di Rowena e quella di Lucien. Con Rowena dovremo affrontare tutte le fasi di combattimento, cuore centrale del titolo stesso. Parlando del battle system, ci troviamo innanzi a un JRPG in 2D, distribuito su caselle fisse e centralizzato intorno alle varie barre ATB che gestiscono le singole azioni dei personaggi nella battaglia. Ogni nemico, invece, è contraddistinto da una serie di mosse e caratteristiche che diventano subito riconoscibili, e da specifiche modalità di abbattimento, figlie della barra di resistenza di ognuno di loro. Rowena ha la possibilità, negli scontri, di avvalersi del supporto dei cosiddetti Exemplar – delle sorta di pedine -, ognuno dei quali contraddistinto da alcune minime caratteristiche narrative, e soprattutto di gameplay (classi, armi, abilità e specializzazioni specifiche). Questi sono liberamente utilizzabili dal giocatore in base ai nemici che sbarrano l’avanzamento e alle varie strategie che ci si prefigge di costruire. Ognuno di essi è poi legato ad uno specifico tasto, con un approccio al combattimento che dinamizza l’azione, portando anche alla gestazione di vere e proprie azioni concatenate e combo di gruppo. Anche Rowena, ovviamente, agisce all’interno dei vari scontri, sia come supporto che come attaccante, con svariate magie e incantesimi pur offensivi.
Nel corso delle varie battaglie si avranno sia i danni a schermo, sia un resoconto dettagliato delle vostre azioni al termine di queste, con la possibilità di ottenere oggetti speciali chiamati Archeus. Ogni Archeus può essere donato a uno degli Exemplar tramite un apposito personaggio nel castello, contenendo dei bonus specifici che risultano immediatamente utili nel gioco. Inoltre potrete gestire la preparazione di ognuno di questi anche a livello di inventario (pur minimo) prima di ogni spedizione, perché si parla proprio di spedizioni con le quali interagire parlando con Rowena stessa all’interno del castello. Le fasi di combattimento, poi, a più riprese tendono a concatenarsi con quelle “di chiacchiera” con Lucien. Diciamo che i progressi sociali che si ottengono con quest’ultimo, dialogando con i personaggi del mondo di Fallen Legion: Revenants, restano fondamentali nell’avanzamento del gioco.
Il tutto è gestito attraverso dialoghi a scelta, in cui si potrà non soltanto progredire all’interno della trama, ma anche aumentare l’immersione generale nei dettagli di ciò che si ha davanti, in una scelta che resta senza dubbio curiosa, anche se abbastanza superficiale, soprattutto nella sua scrittura. I dialoghi di Fallen Legion: Revenants, infatti, non brillano per la loro resa letteraria, in un semplicismo che però trova una sua via, soprattutto nel fatto che non vi è soltanto un finale. Il fatto di poter approdare a più epiloghi resta una possibilità curiosa, soprattutto nell’incrementare la longevità non elevata del titolo, con una rigiocabilità che non risulta troppo ridondante.
Una struttura un tantino troppo imprecisa
Una delle prime cose che saltano immediatamente all’occhio con questo gioco è proprio la sua struttura, il modo in cui gli sviluppatori hanno scelto di introdurre il giocatore all’interno del gioco, e di farlo interagire mano a mano anche con gli elementi più classici del medium. Non essendoci un vero e proprio menù, le azioni più classiche si dovranno compiere parlando con un personaggio all’interno del castello, il quale non soltanto darà la possibilità di salvare la partita, ma anche di entrare nel menù delle opzioni e di regolare i vari elementi di meta-gameplay personali, ad esempio, oppure il fatto che ogni singola scelta del giocatore sarà imbrigliata in un dialogo da fare necessariamente con qualcuno nel gioco. Quindi anche se si vuole modificare il proprio party, o aggiungere cose alla battaglia bisognerà trovare il “tipo” nel castello apposito.
Parlando invece del lato grafico ci si trova davanti a un lavoro che necessita di alcuni miglioramenti soprattutto dal punto di vista delle animazioni, con rallentamenti palesi e ingombranti che inficiano inevitabilmente sull’immersione generale nei meandri del titolo. I vari “freeze” in seguito ai dialoghi in cui cadono i diversi personaggi, o i caricamenti stessi, restano uno degli elementi più anti-contemporanei di Fallen Legion: Revenants, con la possibilità di miglioramenti futuri necessari. Lo stile dei disegni non è male, anche se piuttosto ripetitivo soprattutto quando le ore di gioco cominciano a salire un minimo, anche qui complice un semplicismo generale che si trascina dall’inizio alla fine.