A parte qualche incertezza o ingenuità che può portarsi dietro il lancio di una IP inedita, il primo Nioh fu un titolo decisamente convincente, forte di almeno una dozzina di caratteristiche peculiari che lo hanno reso meritevole di riconoscimenti, ma soprattutto del consenso e dell’apprezzamento dei giocatori. Un libro di storia in movimento, sotto forma di videogioco, unito ad un racconto inedito e amalgamato alla fierissima cultura nipponica (sovrannaturale e non). Lì dove sembrava che tutto ciò che poteva essere raccontato fosse finito, ecco che invece Team Ninja e Koei Tecmo ci ripropongono una nuova staffetta tra gli Yokai, facendoci vivere una nuova storia antecedente all’arrivo di William (protagonista del primo gioco) sulle coste giapponesi. Nioh 2 si presenta a noi con un biglietto da visita ampio, una struttura ludica rodata da smussare e levigare, diverse demo rese disponibili nel tempo per testare prodotto e annesso gradimento, e un periodo storico che fa veramente gola: l’era Sengoku, con lo stesso Oda Nobunaga ancora in vita… e col quale avremo a che fare in prima persona.
Metà uomo, metà Yokai
Questa volta non ci sarà alcun personaggio preimpostato, come nel caso di William, e starà a noi scegliere le fattezze del nostro protagonista. Si tratta di un metamorfo, ciò significa che è in carne ed ossa come un essere umano, ma possiede una metà demoniaca yokai, che gli permette di mutare e di sfruttare quell’incredibile potere a suo vantaggio (oltre a quello del classico spirito guardiano che abbiamo già ben impresso in mente grazie al primo Nioh). Il protagonista potrà essere o di sesso maschile, o di sesso femminile, e sarà possibile sceglierne le varie caratteristiche fisiche tramite un apposito editor posto all’inizio della nostra avventura. Qualora volessimo cambiare qualcosa, una volta iniziato il gioco e giunti nella mappa delle varie regioni, sarà possibile accedere alla capanna e modificare qualunque parte dell’aspetto vogliamo. Tra le personalizzazioni classiche, l’editor ci permette anche di modificare allo stesso modo le tre differenti modalità demoniache di cui il nostro protagonista dispone.
La scelta di inserire questo editor risulta giusta, soprattutto rispondendo al feedback della gran parte della community che chiedeva a gran voce un personaggio “proprio”, e la modalità in cui questo personaggio tutto nostro viene inserito nel contesto della storia (anche con un paio di graditissime sorprese/colpi di scena) risulta splendidamente coerente.
Jusanzakura, 1555
Luogo e anno da dove inizierà la nostra avventura. L’intero Giappone è scosso dalla guerra, e da quando vi è memoria gli Yokai proliferano in tutto il paese. In questo scenario lugubre e sanguinoso, il nostro protagonista è un Metamorfo nelle cui vene scorre, come già anticipato, anche il sangue degli stessi demoni… tuttavia, sarà solo durante il suo viaggio che capiremo veramente qual è la sua identità e il suo ruolo all’interno delle vicende.
Questa strada però “Hiddy” non la percorrerà da solo, e inizierà a farsi degli alleati appena dopo la fine della prima missione che ci sarà assegnata tramite una misteriosa lettera apparsa nella nostra capanna. Tramite quello che diventerà un fidato amico, il cercatore di Amrita Tokichiro, verrà in contatto prima con la Vipera di Mino, l’ex daimyo Saito Dosan, e di conseguenza con il giovane Oda Nobunaga, il condottiero simbolo dell’epoca Sengoku alla quale Dosan diede in sposa sua figlia Kicho (che se avete giocato il primo Nioh, ricorderete molto bene col nome di Yuki-onna). Altra alleata fondamentale, che il protagonista si farà di lì a poco, è Mumyo, la ragazza a capo del clan di cacciatori di Yokai dei Sohaya, anche se piuttosto restia a causa del suo sangue yokai. Le regioni settentrionali di Mino saranno tuttavia solo l’inizio del viaggio che, evitandovi spoiler relativi alle vicende, ripercorreranno passo passo alcuni dei momenti più significativi di quel periodo, proprio legati all’avanzata di Nobunaga e non solo (per fare un paio di esempi in “early game”, la battaglia di Okehazama che consacrò Oda, e l’assalto al castello di Inabayama).
Nioh 2: il ritorno del terrore
Ciò che va analizzato con uno sguardo ancor più da vicino è il comparto in cui tutte le speranze dei giocatori sono riunite, dato che, nonostante l’ottima creazione che fu Nioh, vedeva in tal senso molteplici motivazioni per storcere un po’ il naso. In questo caso infatti, dovremo fare i conti non solo con un bilanciamento che dovrà essere stabilizzato al millesimo, ma anche con l’inserimento di nuove feature legate ai poteri yokai, al level design, e alle missioni stesse.
Partiamo dal principio: la struttura del gioco è rimasta pressoché invariata, con la mappa delle varie regioni che ci metterà a disposizione missioni della storia man mano che completeremo quelle precedenti, e con un ottimo quantitativo di missioni secondarie da affrontare sempre a portata di mano. Sempreverde (o in questo caso, rosso sangue) la presenza delle missioni Crepuscolo, che col calare della sera ci metteranno di fronte a delle sfide decisamente più ardue da portare a termine, ma con un pacchetto ricompense assai ghiotto ad attenderci. La maggior parte delle missioni ha una struttura classica, che ci vedrà affrontare un’area angusta, uccidendo nemici, sbloccando scorciatoie e scoprendo santuari, per poi arrivare ad un boss di fine livello che ci metterà in seria difficoltà. Tuttavia esistono missioni di diverso tipo in cui gli obiettivi saranno leggermente diversi, o ancora (e questa è una novità assoluta) delle missioni secondarie che si sbloccheranno solamente se sono state compiute altre missioni secondarie specifiche in precedenza, anche più di una (per esempio, per sbloccare la missione Z bisogna aver completato prima la missione X e la missione Y).
Sulla mappa delle varie zone è presente anche il classico “punto di partenza”, da dove accedere ai vari menù, come il santuario per operare in tutti i modi possibili sul nostro personaggio (come farlo salire di livello, gestire spiriti guardiani – che possono essere equipaggiati fino a due per volta – e i nuclei d’anima, preparare jutsu, ricevere benedizioni o evocare visitatori in aiuto), il fabbro per scomporre/creare armi e affinità d’anima, ma anche il portale che ci permetterà di unirci in aiuto di altri giocatori (che siano amici o casuali) e la parte dedicata al PvP che si sbloccherà solamente ad un certo punto dell’avventura.
Un’aggiunta visivamente e concettualmente gradita è inoltre la capanna, ovvero la nostra “reale” casa, nella quale potremo accedere alla modifica del personaggio, alla personalizzazione di alcuni oggetti all’interno (compreso un ospite!), e dove potremo leggere tutte quelle nozioni che in Nioh erano semplicemente nel menù: ci riferiamo ad esempio alla descrizione dei demoni, alle informazioni sui personaggi, e a tante altre piccole ma apprezzabilissime features. Tra gli ospiti d’eccezione potremo anche avere una delle new entry in Nioh 2: i Sudama. Questi esserini sono come i Kodama che ben conosciamo, ma di colore viola e intrisi di un alone demoniaco: potremo incontrarli in quasi tutte le missioni, e donando loro un oggetto potremo avere in cambio delle piacevoli sorprese!
A fil di lama
Come già anticipato nelle nostre diverse anteprime, il gameplay di Nioh 2 per la sua gran parte si rispecchia in un sano “more of the same”, ma i passi in avanti compiuti sono stati giganteschi. La gestione degli Amrita, della loro perdita e del loro recupero (o sparizione in caso di morte prima del loro ottenimento) è chiaramente invariata, e la loro quantità ottenuta in base alle uccisioni ha raggiunto un rispettabile equilibrio.
Tornano anche le tombe dei redivivi, i giocatori morti in battaglia che possiamo evocare per avere sfide degne di questo nome e guadagnare equipaggiamenti interessanti, ma con la possibilità di ottenere tazze Ochoko indispensabili per evocare visitatori, o risvegliarli dalle tombe della misericordia lasciate in giro da altri utenti per aiutarci: queste tombe possono essere create anche da noi stessi in missione utilizzando un oggetto in particolare. Non potremo sfruttarle, ma gli altri giocatori potranno evocare un nostro clone e combattere al suo fianco… e otterremo anche delle ricompense!
Senza soffermarci sull’incredibile varietà di gioco, grazie alle dozzine di armature diverse e a tutte le armi che racchiudono ognuna il proprio stile (alle quali aggiungiamo new entry come le falci e le odachi), o alle tre impugnature che varieranno sia la velocità di attacco, sia i danni e sia le combo, andremo a parlare principalmente delle novità introdotte con Nioh 2.
La prima di queste è proprio legata alle armi da taglio: oltre ai classici effetti elementali o venefici che ben conosciamo, adesso alcune armi dispongono anche di potenza di purificazione o di corruzione, che avranno più effetto a seconda del nemico che ci si para davanti. Le armi Yokai, in primis, dispongono anche di una barra coscienza che si riempie combattendo, e una volta che tale indicatore avrà raggiunto il suo massimo l’arma automaticamente sprigionerà un potere molto utile in battaglia.
Un’altra delle modifiche apportate alla struttura base vede in Nioh 2 la modifica dei parametri che ci fanno salire di livello, ora meglio bilanciati e con un paio di inserimenti più che graditi (come il “Coraggio”). Chiaramente sia per le statistiche, sia per le abilità specifiche di armi, samurai, magia o poteri del metamorfo, tutto starà nell’abilità del giocatore, cercando di creare un personaggio adatto al proprio stile di gioco e che sappia cavarsela in tutte le situazioni. Lo skill tree, nello specifico, è stato modificato e ricreato, quasi a ricordare neanche troppo lontanamente la sferografia che vedemmo in Final Fantasy X (anche se molto più semplificata). Di certo un’escamotage per rendere più chiaro e meno pomposo a livello visivo il menù dei nostri progressi.
Altra aggiunta sul campo di battaglia è quella di intere zone della mappa appestate dal potere Yokai, e che per essere “liberate” richiedono l’uccisione di uno dei nemici in particolare: sempre il più forte. Se non saranno purificate, non sarà possibile aprire i forzieri al suo interno, e avremo serie difficoltà nell’attraversarle, dato che il numero di Yokai al loro interno sarà sempre elevato (purificandola però, i nemici saranno drasticamente ridotti). Queste zone saranno attivate come una sorta di “modalità furia” anche dagli stessi boss finali nelle missioni della storia, ma in quel caso verrà disattivata dal nemico stesso dopo un determinato periodo di tempo. Attenzione però! In quei frangenti le mosse del nemico si faranno più pressanti e alcune di loro vi riserveranno sgradevoli sorprese.
Non neghiamo che abituarsi al tutto, soprattutto se non si ha avuto a che fare col primo capitolo, può risultare abbastanza complicato sulle prime, ma un buon sistema d’informazione e tutorial (chiaramente tradotti nella nostra lingua) vengono in aiuto del giocatore.
Respiro, concentrazione, e niente fretta
Non è un caso che per sfornare questo secondo capitolo Koei Tecmo e Team Ninja si siano prese il loro tempo, ed è chiaro come il sole che molto di questo tempo sia stato utilizzato per arricchire un’esperienza che di base era già buona. Tutte le aggiunte, infatti, non fanno che modificare una struttura che nonostante risultasse abbastanza solida, aveva qualche punto traballante. Il comparto tecnico di Nioh 2 risulta quindi rinfrescato, dove il level design è stato ripulito, dove tutte le modalità proposte per la grafica funzionano benissimo (a parte alcuni antiestetici cali di frame per specifiche figure che si muovono in lontananza, proprio di deafult), e dove tutte le nuove feature legate al gameplay vanno ad incastonarsi in modo naturale, quasi ci fossero sempre state. Il labor limae è stato effettuato anche in gran parte su comandi e fluidità di gioco, che risultando decisamente migliorati, in un certo senso rendono Nioh 2 leggermente più “facile” (badate bene alle virgolette). Le performance su PlayStation 4 Pro sono ottime, e i caricamenti sono estremamente brevi (dai 5 ai 7 secondi per l’inizio di una missione, e meno di 5 per quelli tra una disfatta e l’altra).
Menzione d’onore va fatta doverosamente per tutto il comparto artistico che questo gioco sa regalare: come accadde per Nioh, ogni mappa e ogni modello sono intrisi fino al midollo di una cura storica e folkloristica incredibile (così come per gli avvenimenti storici). Le ambientazioni, i vestiti, la ricreazione dei demoni, i modelli di armi e armature, ma anche la colonna sonora che ci accompagnerà in determinati punti, tutto richiama il Giappone feudale nella sua essenza più pura. Semplicemente affascinante.